Guardiani della Galassia – Madre Entropia | Recensione
Pubblicato il 3 Marzo 2018 alle 17:00
Cosa succede quando lo psichedelico Jim Starlin scrive una storia dei Guardiani della Galassia? Di tutto, specialmente se a disegnarla c’è il bravissimo Alan Davis! Non perdete questo splendido volume, imperdibile per tutti i fan delle atmosfere cosmiche made in Marvel!
La Marvel può vantare un vasto numero di personaggi che potremmo definire ‘cosmici’, inseriti in contesti visionari e fantascientifici, che hanno entusiasmato tantissimi lettori. Uno degli autori che ha spesso narrato le loro gesta è il grande Jim Starlin, psichedelico cartoonist che negli anni settanta ideò le incredibili vicende di Captain Marvel e Warlock. Nel corso della sua carriera, è tornato in diverse occasioni alle situazioni sci-fi che l’hanno reso celebre, utilizzando character da lui creati come l’inquietante Thanos e ideando le acclamate saghe dell’Infinito.
Era dunque destino che presto o tardi si sarebbe occupato anche dei Guardiani della Galassia, altro team Marvel che agisce in ambito cosmico. In questo volume intitolato Madre Entropia, Jim scrive una vicenda che piacerà ai fan della squadra. Non si tratta del gruppo degli anni settanta che agiva nel futuro, ma di quello attuale. La line-up comprende Star-Lord, Groot, Rocket Raccoon e due personaggi creati da Starlin: Gamora e Drax il Distruttore.
In questa avventura, inoltre, Starlin recupera un altro character di sua invenzione, il farsesco Pip il Troll, che fece il suo esordio nella leggendaria run di Warlock. Come sanno i fan di Starlin, nelle sue opere possono esserci situazioni cupe e drammatiche, ma pure altre caratterizzate da piacevole ironia. E’ questo il caso della miniserie di cinque numeri Guardians of The Galaxy: Mother Entropy che, pur essendo fantascientifica nei toni, è divertente e godibile. I Guardiani della Galassia, per una serie di circostanze, vengono presi di mira da Madre Entropia, un’aliena squamosa che ha deciso di riprodursi.
Non ci sarebbe forse nulla di strano, se non fosse che la razza a cui appartiene può farlo solo ricorrendo alla maternità surrogata. Ritiene che un componente dei Guardiani possa ospitare nel suo corpo un feto. Le conseguenze sono però spaventose e tutto il cosmo rischia di morire. La riproduzione della razza di Madre Entropia, infatti, comporta la fine di tutte le altre esistenti nell’universo. Starlin inventa situazioni pazzesche, deliranti e psichedeliche, giocando con l’Universo Marvel e facendo apparire Thanos, Gladiatore, Ronan l’Accusatore e altri personaggi ben noti ai lettori degli albi cosmici della Casa delle Idee.
La storia ha un bel ritmo, i testi e i dialoghi sono curati, e nel complesso la miniserie va annoverata tra le opere più riuscite di Starlin. Coloro che lo conoscono sanno che usa la fantascienza e i supereroi per affrontare tematiche importanti. In passato, per esempio, l’aveva fatto con la religione, vista come strumento di controllo del pensiero, e ora si concentra proprio sul tema controverso della maternità surrogata. Lo fa con il sorriso sulle labbra, certo, ma evidenzia in ogni caso una questione che suscita accese discussioni.
I disegni sono di Alan Davis, mitico penciler di Captain Britain, Excalibur e altri gioielli. La scelta non è affatto azzardata, anche perché l’ironia e il sarcasmo presenti nella trama ricordano proprio appunto certi momenti di Excalibur. L’artista inglese concepisce tavole spettacolari, influenzate dalla grafica pop e dagli stilemi visivi della psichedelia, con una costruzione della pagina inventiva. Molte vignette hanno forme a volte triangolari, altre somigliano a schegge incastonate tra loro, e tale scelta espressiva contribuisce a rendere davvero coinvolgente il volume.
Le figure sono plastiche e dinamiche e Davis dà il meglio di sé con le creature aliene onnipresenti nella vicenda, a cominciare dalla ributtante Madre Entropia. Alcuni soggetti non lasciano indifferenti; basti pensare ai primi piani di Groot, che nelle mani di Davis risulta tenero e ingenuo; o all’immagine agghiacciante di Galactus ricoperto di spore. Vanno menzionati i colori intensi e lisergici dell’ottimo Matt Yackey, degni di un trip da LSD. Insomma, questa proposta editoriale è da tenere d’occhio.