Klaus di Grant Morrison & Dan Mora | Recensione

Pubblicato il 3 Marzo 2018 alle 10:00

Santa Klaus è un dolce vecchietto che porta doni ai bambini con una slitta guidata da renne, vero? Niente di tutto questo, perlomeno se a scrivere le sue storie è il trasgressivo Grant Morrison! Non perdete una delle opere più strane dell’autore scozzese in questo volume Panini Comics!

Quando si ha a che fare con un’opera di Grant Morrison si può essere certi che non sarà mai banale. Vale anche per Klaus, miniserie di sette numeri da lui scritta, proposta negli Stati Uniti da Boom!Studios e tradotta in Italia da Panini Comics. Come nel caso di molti lavori firmati dal folle sceneggiatore di Glasgow, è difficile classificarla. Potremmo, per comodità, definirla fantasy, ma ci sono numerose ispirazioni. Di cosa si tratta?

Innanzitutto, Morrison si concentra su un personaggio peculiare: Santa Klaus. Sì, proprio lui, il vecchietto che porta doni ai bambini. Qui però non abbiamo a che fare con un Babbo Natale dolce e affettuoso ma con un guerriero tormentato, all’occasione spietato come un eroe sword and sorcery stile Conan, che giunge nella città fortificata di Grimsvig, sottoposta alla tirannia del crudele Lord Magnus.
Costui costringe i cittadini a svolgere lavori faticosi nelle miniere e, per giunta, ha proibito la festività dello Yule. In questa occasione, secondo la tradizione i bambini ricevevano doni ma ora Magnus li ha privati dei giocattoli e li ha dati al suo viziato figlio Jonas. Questo è il contesto che ci presenta inizialmente Morrison ma, come si avrà modo di scoprire, la realtà è più complessa. Klaus, infatti, che presto tutti cominceranno a chiamare Santa, non è un estraneo, ha avuto a che fare in passato con Magnus e con la sua consorte, la bella e tormentata Lady Dagmar. Inoltre, non mancano pericoli e minacce collegati alla magia nera e a strane entità.

Morrison gioca con una figura mitica, usando con ironia le convenzioni heroic fantasy e supereroiche, e non mancano nemmeno suggestioni mutuate dall’esoterismo e dall’occultismo che fanno da sempre parte della sua ispirazione. Klaus è una serie che può essere interpretata in svariati modi: è una specie di fiaba; una lettura ironica delle narrativa fantastica; una storia che esalta la ribellione nei confronti di un ordine costituito, in chiave contro culturale, e infine un’esaltazione delle tradizioni ancestrali, sciamaniche e pagane.

Insomma, Klaus, da questo punto di vista, è un lavoro peculiare e poliedrico che conferma l’originalità di Morrison. Tuttavia, è forse troppo esile se paragonato ad altri suoi esiti creativi. I testi e i dialoghi sono curati ma privi della visionarietà, del sarcasmo e della follia che i suoi fan hanno imparato da tempo ad apprezzare. In definitiva, Klaus è un prodotto mainstream che sarebbe potuto essere firmato da qualsiasi altro autore e in molti momenti della trama ho stentato a percepire il Morrison abitualmente provocatorio.

I disegni sono di Dan Mora, penciler costaricano messosi in luce con Hexed, sempre pubblicato da Boom!Studios. Il suo stile è in linea con gli standard grafici dei comics statunitensi e risulta efficace. Non gli manca il dinamismo, specialmente nelle sequenze d’azione, e dà il meglio di sé nella costruzione di vignette di ampie dimensioni che gli consentono di inserire tanti dettagli. I personaggi, a cominciare dal protagonista, sono ben caratterizzati e le matite sono impreziosite dai colori, a volte intensi, a volte ombrosi, dello stesso Mora.

Come giudicare quindi Klaus? E’ un fumetto di buona fattura ma che non può essere messo sullo stesso piano di altre più incisive opere morrisoniane. Tuttavia, se volete concedervi un bel fantasy, vale comunque un tentativo.

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