Deva e la mitologia di Martina Andrea Batelli | Recensione
Pubblicato il 1 Marzo 2018 alle 17:00
Da quel sottobosco sempre più intricato che è quello dei fumetti finanziati dai crowdfunding emerge Deva. A Tale of Gods, scritto e disegnato da Martina Andrea Batelli (meglio nota anche come Mortinfami). Nuova proposta Tatai Lab, Deva ben prosegue la linea editoriale del “laboratorio creativo”, volto a proporre progetti di storie fantastiche e iinfluenzati dal fumetti nipponico.
Il 5 febbraio è partito il nuovo crowdfunding promosso da Tatai Lab, editore fiorentino che per primo in Italia è riuscito ad ottenere un grande riscontro di pubblico attraverso le “raccolte di fondi” online. Continuando a mantenere la sua linea editoriale, proponendo opere a fumetti che graficamente sono molto influenzate dal fumetto nipponico, il laboratorio di Linda Cavallini e di Emanuele Tenderini ha lanciato ora Deva. A Tale of Gods, primo volume di una storia scritta e illustrata da Martina Andrea Batelli, con i colori di Marvi Manzoni.
Conosciuta anche come Mortinfami, Martina Batelli esce dall’Accademia di Belle Arti di Bologna e dalla Scuola di Comics di Firenze, per poi collaborare con piccole realtà come Crazy Camper, Nowhere Publishing e Cyrano Comics, senza contare il mercato estero. Deva, il suo primo grande progetto, sarà presente a Cartoomics insieme ad un’altra proposta di Tatai Lab, GG. Life is a videogame.
Il titolo del fumetto, “Deva”, lascia già intuire la natura della storia: infatti “deva” è una parola in sanscrito che indica la divinità, e la stessa Batelli si è ispirata alla mitologia indiana per caratterizzare alcuni dei suoi personaggi (ad esempio, una delle dee che appare nel libro è provvista di tante braccia, come la dea Kali).
L’universo di Deva infatti è popolato di divinità, semidei e di esseri umani, organizzati in due fazioni contrapposte: il mondo terreno è infatti diviso tra l’Impero e la Federazione, composta da quattro potenti dinastie. L’Impero è guidato da due veri e propri dei, Mei e Siong, sorella e fratello dai lunghi capelli bianchi, i cui poteri e la cui altezza fisica tradiscono la loro natura divina.
I rapporti tra l’Impero e la Federazione sono molto fragili, sull’orlo della guerra: a dimostrarlo è l’odio che Wu, potente principessa della Federazione, prova nei confronti delle due divinità. Circolano molte storie su di loro: c’è chi pensa che siano veri dei, altri che invece li accusano di tradimento nei confronti della loro madre, la dea Prasa, che in tempi remoti venne punita perché aveva il proibito potere di creare la vita.
In questo delicato clima politico si muovono tantissimi personaggi: il misterioso Unalome, uomo dotato di corna che si considera semplicemente il sarto di corte di Mei e Siong; Gamgon, cultista Bhakti dotato di quattro braccia e poteri straordinari, che utilizza controvoglia; e molti altri umani, semidei e divinità, che nell’insieme creano una vera e propria complessa mitologia.
È proprio questo uno dei pregi di Deva. Inizialmente il lettore potrà sentirsi spaesato da questa moltitudine di co-protagonisti, ma allo stesso tempo rimarrà sempre più affascinato, pagina dopo pagina, man mano che scopre il passato dei diversi personaggi e il modo in cui i loro destini vanno via via ad intrecciarsi tra di loro. La ricchezza dei personaggi si riflette nella scelta saggia dei colori, che meraviglieranno il lettore tanto quanto i tradimenti e le mezze verità che contribuiscono a tessere una trama ben costruita e non scontata.
Lo stile di Martina Batelli è fortemente influenzato dai manga e dall’arte orientale, ma la sua interpretazione del disegno nipponico non è per niente banale. Sicuramente l’autrice, con questo primo capitolo, ha solo scalfito la superficie di una saga che sarà coloratissima, appassionante e con personaggi dal design ammirevole, che abbiano sopracciglia superfolte o un numero di braccia non comune.