Vermicino, L’Incubo del Pozzo: Recensione
Pubblicato il 23 Gennaio 2012 alle 11:51
Una graphic novel che racconta uno degli eventi più traumatici dell’Italia degli anni ottanta: l’incubo di Vermicino, realizzata da una delle persone realmente coinvolte nella vicenda, in un volume targato 001 Edizioni
Vermicino, L’Incubo del Pozzo
Autore: Maurizio Monteleone (testi e disegni)
Casa Editrice: 001 Edizioni
Provenienza: Italia
Prezzo: € 15,00, 17 x 24, pp. 128, b/n
Data di pubblicazione: giugno 2011
Il 13 giugno 1981 a Vermicino, paese della provincia di Roma, un bambino di sei anni, Alfredo Rampi, cadde in un pozzo artesiano mentre era intento a giocare. Questo dramma individuale, nel giro di poche ore, si trasformò in un incubo collettivo poiché fu presto evidente che il recupero del piccolo sarebbe stato difficile e, soprattutto, perché le televisioni (che in quell’inizio di decennio già iniziavano a rivelare il proprio cinismo) filmarono i tentativi di salvataggio. La Rai trasmise a reti unificate l’evento, per ore e ore di trasmissione, e secondo molti tale tragedia fu l’anticipazione della cosiddetta ‘televisione del dolore’, spesso morbosa, che in seguito sarebbe dilagata nei palinsesti nazionali.
Altri la considerarono il preludio ai reality e, da un certo punto di vista, con il caso di Alfredo Rampi la realtà (nello specifico, atroce) entrò prepotentemente nelle case senza filtri e mediazioni. Quando, alla fine, fu ovvio che il bambino non sarebbe mai stato recuperato, l’Italia intera (con il Presidente Pertini accorso per sostenere i genitori di Alfredo) rimase attonita. Come da tradizione nostrana, però, la faccenda non si concluse lì e nacquero polemiche sull’inadeguatezza dei soccorsi e ci fu chi trovò la dinamica dell’avvenimento poco chiara. Molti addirittura pensarono che il bimbo fosse stato spinto nel pozzo da qualcuno.
Il fumetto, inteso come medium, può raccontare un avvenimento realmente accaduto e Vermicino L’Incubo del Pozzo, pubblicato da 001 Edizioni, lo dimostra. L’autore, Maurizio Monteleone, che ha realizzato, tra le altre cose, la serie Ai Confini della Realtà su L’Intrepido, ha vissuto in prima persona l’incubo, considerando che faceva parte della squadra di speleologi che cercarono invano di salvare Alfredo scendendo nel pozzo maledetto.
Da ciò che si evince dalla lettura, Monteleone è stato ossessionato dall’accaduto e ha deciso di raccontare la ‘sua’ versione dei fatti. Tuttavia, benché l’intento sia lodevole, devo purtroppo ammettere che la graphic novel in questione non mi ha avvinto. La struttura del racconto è, infatti, compromessa da lungaggini e riflessioni ridondanti che appesantiscono la lettura.
Inoltre, mi è parso di percepire in lui la tendenza a voler imporre la sua visione delle cose come se fosse l’unica possibile. Se la prende con coloro che si sono permessi di dire che ci sono troppi misteri legati a Vermicino. Io non sono, ovviamente, in grado di affermare che non si sia trattato di una tragica fatalità, ma come fa Monteleone a stabilire con certezza che è tutto spiegabile nei termini di un incidente? Per giunta, il personaggio della madre è poco più che abbozzato, ridotto a mera comparsa sullo sfondo della trama, e le poche volte che viene tirata in ballo è idealizzata in maniera francamente imbarazzante. Anzi, Monteleone attacca chi si permise di dire che l’atteggiamento della donna fosse piuttosto inusuale per una persona che perde un figlio.
Monteleone denuncia la falsità del sistema informativo e mediatico, nonché di quello politico. Ma lo fa rivendicando una specie di esclusivismo nei confronti dell’argomento. Condanna Maurizio Costanzo perché ha osato scrivere un libro sul caso (e vorrei far notare che pure Monteleoni lo ha fatto con questo volume; a lui è permesso e ad altri no?). Punta il dito contro l’ipocrisia dei politici (salvo farsi scrivere una delle prefazioni da Walter Veltroni) e, in generale, rivela un atteggiamento irritante.
I testi sono ben impostati ma non eccezionali e il libro è noioso. La parte grafica è sufficiente per ciò che concerne l’impostazione delle tavole, ricche di interessanti soluzioni visive, ma nel complesso il tratto di Monteleone mi pare acerbo e caratterizzato da incertezze anatomiche e prospettiche. Vermicino è il frutto di un’esigenza espressiva solipsistica, tipica di qualcuno che sente di doversi togliere qualche sassolino dalla scarpa. Trovo discutibile che Roberto Dal Pra’, nella prefazione, scomodi addirittura Will Eisner per avvalorare il suo giudizio positivo nei confronti della graphic novel.
Vermicino è un’occasione mancata. Peccato.