Kingdom Come: Deliverance | Recensione PS4

Pubblicato il 21 Febbraio 2018 alle 17:00

Per gli amanti dei videogame di ambientazione medioevale è finalmente uscito l’attesissimo Kingdom Come: Deliverance, che ci trascinerà in un mondo fatto di cavalieri, castelli, assedi e dame del ‘400 in un’Europa devastata dalle guerre.

Kingdom Come: Deliverance, è un gioco di ruolo di ambientazione storica medievale, sviluppato da Warhorse Studios e pubblicato insieme a Deep Silver, uscito per PlayStation 4, Xbox One e PC Windows a partire dal 13 febbraio 2018. Il titolo è completamente sottotitolato in italiano, mentre manca invece il doppiaggio nella nostra lingua.

La trama di questo affascinante titolo è ambientata nella Bohemia del 1400, un periodo piuttosto tumultuoso, con una serie di aspiranti al trono che si fanno guerra per legittimare il loro potere, tra usurpatori, ribelli e fazioni avverse. Le vicende narrate nel gioco ci vedono vestire i panni di Henry, il giovane figlio del fabbro che, durante un attacco alla fortezza in cui lavora, viene ucciso insieme alla moglie e a molti degli abitanti della cittadina. Riusciremo a fuggire dalla fortezza ormai cinta d’assedio dalle soverchianti forze nemiche e dopo varie peripezie saremo presi sotto la custodia di Lord Radzig Kobyla, che ci insegnerà tutti i rudimenti dell’arte della spada.

Da qui in poi saremo completamente liberi di agire come meglio crediamo, infatti Kingdom Come: Deliverance è un titolo open world che vede nella trama principale la ricerca di vendetta del nostro protagonista, ma è costellato di tante missioni e segreti che ci daranno la possibilità di esplorare una grandissima mappa ricca di sorprese, senza il rischio di annoiarci mai. In questo il gioco di Warhorse Studios ha davvero una longevità di tutto rispetto che ce lo farà amare in ogni sua sfaccettatura, a patto che si riesca a chiudere un occhio su qualche difettuccio di cui è afflitto.

Dal punto di vista grafico Kingdom Come: Deliverance riesce a sfruttare in maniera quasi totale le massime potenzialità delle console di nuova generazione, con una buona cura per le texture che rende l’esperienza di gioco molto immersiva, in particolar modo quando ci si addentra in un rigoglioso bosco o tra le mura di una città pullulante di vita.

Per rendere le atmosfere e gli ambienti così ricchi di minuziosi dettagli, Warhorse Studios si è avvalsa del motore grafico CryEngine, già noto per essere stato usato in titoli famosi e dall’indubbia qualità grafica come ad esempio Prey, donando a questo titolo una modellazione poligonale e una qualità delle texture di primissimo livello, frutto anche dei molti anni di gestazione di questo gioco.

I modelli poligonali sono uno degli aspetti maggiormente curati dell’intera produzione, sia i personaggi che le ambientazioni sono altamente dettagliati e curati nei minimi particolari, sebbene a volte capiti qua e là qualche oggetto che ha avuto qualche texture in meno e abbia l’aspetto un po’ meno definito. Un altro aspetto di spicco e ben realizzato è il sistema dinamico dell’illuminazione che dona al titolo una affascinante atmosfera nelle diverse ore della giornata e nei vari ambienti che andremo ad esplorare.

Per quanto riguarda la colonna colonna sonora di Kingdom Come: Deliverance, questa è abbastanza funzionale al titolo di ambientazione medievale che stiamo giocando, non ci sono memorabili partiture di orchestre come per titoli come The Elder Scroll: Skyrim o The Witcher 3: Wild Hunt, ma il tappeto sonoro riesce comunque a lasciare una piacevole impressione, sebbene non rimanga particolarmente impresso.

Le armonie ci accompagnano in maniera azzeccata durante la nostra storia senza mai invadere o contaminare la scena. Ben altra cosa sono invece gli effetti sonori, estremamente curati in maniera quasi maniacale. Ogni oggetto e nostra azione provocherà dei suoni e rumori molto realistici e che ci immergeranno in maniera molto verosimile in questo mondo medievale.

Se fino ad ora abbiamo parlato in maniera largamente positiva del gioco, dal punto di vista tecnico invece bisogna rilevare purtroppo alcune lacune. Ad esempio il sistema di scassinamento e di borseggio sono piuttosto macchinosi e al tempo stesso lacunosi, si sbaglia spesso, facendo rompere i costosi grimaldelli o facendosi scoprire e inseguire dalle guardie. Solo facendo crescere il nostro personaggio e acquisendo determinate capacità, il tutto corredato da molta pratica, la cosa si semplifica un po’.

Il sistema dei dialoghi invece è strutturato in maniera solida e convincente, con delle risposte a scelta multipla che possono essere ampliate sviluppando le capacità di oratoria, carisma e intimidazione, riuscendo quindi ad ottenere molte più informazioni dai personaggi che incontriamo.

Anche il rango dell’interlocutore influisce nei dialoghi, come pure l’eleganza dei vestiti che si indossano e la nostra fedina penale. Ma non solo, anche le armi e armature che portiamo, posso intimorire gli altri e portarli a risponde a molte più domande sotto intimidazione, insomma le possibilità messe a nostra disposizione per estorcere informazioni sono davvero infinite.

Molto interessante è anche il sistema di crescita del nostro personaggio, piuttosto diverso da quello visto in altri titoli di questo genere. Come per il protagonista di The Witcher 3: Wild Hunt, Geralt di Rivia, non ci sarà possibile creare il nostro personaggio da zero, con la scelta dell’aspetto fisico, del nome e dell’età. Potremo però sviluppare le abilità di Henry in maniera del tutto libera durante il gioco.

Per sviluppare le moltissime abilità disponibili per il nostro personaggio, dovremo compiere diverse volte l’azione che ci interessa migliorare ed assegnare quindi i punti che si ottengono alla caratteristica desiderata. Come dicevamo prima per i dialoghi, tanto più parleremo con i personaggi che incontreremo, tanto più crescerà il nostro carisma e la nostra oratoria, permettendoci di ottenere più informazioni dallo stesso interlocutore.

Siamo giunti quindi al sistema di combattimento, tra gli aspetti più controversi di Kingdom Come: Deliverance. La meccanica del combattimento non è particolarmente complessa ma, come per il resto del gioco, bisognerà prenderci la mano. Avremo un tasto per i fendenti, uno per la stoccata e uno per la parata, con il cursore per decidere la direzione in cui infliggere il colpo. Potremo anche decidere di combinare i due tipi di attacco per rendere l’assalto più efficace e fare più danni, ma dovremo sempre tener d’occhio la barra di affaticamento, che non dovrà mai scendere a zero per evitare di diventare vulnerabili ai colpi nemici.

Per rendere il nostro personaggio sempre più forte in combattimento dovremo curare davvero molti aspetti, come la nostra forza, il peso dell’arma che sceglieremo di usare, se ci avvarremo di uno scudo e una moltitudine di altre abilità da sbloccare, che ci renderanno efficaci in determinate situazioni. Tutti aspetti che rendono questo gioco il più verosimile possibile, a discapito forse di una maggiore dinamicità, che però sarebbe ben poco realistica o attinente all’ambientazione e al mood del gioco stesso.

In conclusione l’aspetto tecnico è quello che forse ha fatto più storcere il naso ai detrattori del gioco, non di rado, sebbene l’intelligenza artificiale del gioco sia piuttosto buona, si notano dei fenomeni di pattinamento dei personaggi e degli animali, che spezzano un po’ l’incanto della meravigliosa veste grafica. Anche il sistema di salvataggio, per dirne un’altra, è piuttosto macchinoso e frustrante, ma siamo sicuri che sono tutti aspetti facilmente risolvibili con una delle patch che sono già state annunciate nei prossimi giorni.

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