Come sopravvivere nel grande Nord | Recensione
Pubblicato il 23 Febbraio 2018 alle 17:00
Cosa hanno in comune una spedizione impossibile verso il Polo Nord e l’anno sabbatico di un professore universitario? A narrarcelo ci pensa Luke Healy con Come sopravvivere al grande Nord: non il semplice racconto di un’impresa fallimentare, ma una storia di scelte difficili e di sopravvivenza, sia tra i ghiacci che nella società odierna.
Coconino Press prosegue il gelido inverno del 2018 con un fumetto perfettamente a tema con il freddo di questi mesi (anche se non siamo di certo nel Circolo Polare Artico): Come sopravvivere nel grande Nord, graphic novel scritta e disegnata dal fumettista irlandese Luke Healy, autore pubblicato per la prima volta in Italia.
Healy decide di raccontare due diversi episodi, in apparenza completamente diversi tra loro: uno è storico e l’altro fittizio, uno è ambientato in un’epoca passata e l’altro nel presente, uno riguarda più personaggi e l’altro ha un solo protagonista. In realtà i due intrecci hanno due motivi per essere collegabili: uno più evidente, l’altro più celato.
Come sopravvivere al grande Nord è il resoconto di una spedizione verso il Circolo Polare Artico organizzata nel 1922 da Vilhjalmur Stefansson, esploratore di natura ambigua che elaborò la teoria dell'”Artico Accogliente”, secondo la quale sopravvivere nell’estremo nord sarebbe estremamente semplice, dato che tutto il necessario sarebbe a disposizione dell’uomo sotto il ghiaccio artico.
Ma la graphic novel di Healy è anche la storia di Sullivan “Sully” Barnaby, un professore del XXI secolo del New Hampshire che, a causa della sua relazione con uno studente, è costretto ad un anno sabbatico. Il collegamento con Stefansson è presto detto: dopo essere stato sospeso, Sully scopre che un tempo il suo uffico apparteneva proprio a questo esploratore e, avendo a disposizione molto tempo libero, decide di fare delle ricerche sul suo conto, leggendo i diari dei membri della spedizione.
Anche il lettore ha dunque la possibilità di leggere delle difficoltà dell’equipaggio nel corso di un viaggio che, fin dall’inizio, si annuncia fallimentare. Healy concentra la narrazione in particolar modo sui personaggi di Bob Bartlett, il capitano della nave Karluk, e Ada Blackjack, una donna Inuit che si unisce nell’impresa come sarta, in modo da avere il denaro necessario per curare il suo unico figlio.
Dall’Alaska la Karluk si addentra sempre più a nord, fino a dove nemmeno le popolazioni eschimesi osano avventurarsi. I nemici quotidiani di questo viaggio sono ovviamente il freddo e il ghiaccio, ma anche gli orsi polari sono una minaccia autentica. A questa situazione problematica si aggiungono anche i rapporti sempre più tesi tra l’equipaggio e gli scienziati della spedizione (considerati praticamente un peso) e la posizione ambivalente di Stefansson.
Mentre i partecipanti alla spedizione affrontano questa serie di difficoltà, decenni dopo Sully ha a che fare non con il gelo e un paesaggio desolante, ma con le regole soffocanti del sistema universitario e con un ragazzo che, probabilmente, non ha compreso come avrebbe voluto. Come i membri della Karluk, Sully è solo di fronte a numerosi ostacoli, anche se di diversa natura, e anch’egli dovrà imparare a sopravvivere ad una scelta. Una scelta che, fin dal principio, annunciava guai.
La narrazione scelta da Healy non è lineare, tutt’altro: il lettore comincia la lettura con un’anticipazione di quello che sarà il destino finale dei protagonisti, per poi essere “catapultato” all’inizio delle due diverse vicende. I salti temporali tra le due diverse epoche non dovrebbero spaesare troppo il lettore attento (a confonderlo potrebbe essere riuscire a riconoscere i diversi personaggi, resi in modo abbastanza stilizzato), anche perché questi sono ben evidenziati dall’alternanza dei due colori principali dell’opera: il rosso e il verde acqua.
Il colore è proprio una delle caratteristiche che maggiormente rimarranno impresse al lettore: i colori sono brillanti e resi ancora più vivi dal contrasto rosso/verde, coppia complementare. In effetti, Come sopravvivere nel grande Nord è un’opera che funziona per complementari: il passato e il presente, lo storico e il verosimile, le difficoltà esterne e i conflitti interni, la lotta tra i ghiacci e la guerra contro le convenzioni sociali.
Il lettore avrà anche modo di apprezzare la linea sottile e precisa di Healy e il suo modo di dettagliare i personaggi con pochi tratti, muovendoli in una severa griglia di vignette: l’ordine del disegno, infatti, si riflette anche nella composizione della tavola.
Come sopravvivere nel grande Nord non è consigliato solo a chi ha un debole per i racconti di viaggi ed esplorazioni a rischio o per le storie ispirati a fatti realmente accaduti, ma anche per il lettore che è affascinato dalle diverse reazioni degli esseri umani davanti alle difficoltà più estreme. Inoltre il volume testimonia anche il fatto che il passato aiuta e ispira il presente in modi inaspettati.