madre! di Darren Aronofsky – Anatomia di una Scena

Pubblicato il 23 Febbraio 2018 alle 15:30

In Anatomia di una Scena, vengono analizzate per voi le scene più emblematiche dei migliori film in uscita.

madre!
Regia: Darren Aronofsky
Sceneggiatura: Darren Aronofsky
Interpreti scena: Jennifer Lawrence

Nella sua nuova opera, spasmodica, teatrale, onirica e schizofrenica, Darren Aronofsky parte da una metafora semplice (quasi banale), quella della casa/nido/grembo materno, per allargarsi sempre di più sconfinando fino a raggiungere uno stato simbolista totalizzante. Nella parabola raccontata del film l’autore newyorkese inserisce tutte le sue paure, i suoi dubbi, il suo nichilismo, la sua frenesia (camera sempre in movimento che segue la protagonista ad ogni passo, disorientando lo spettatore, rischiando di creare nausea, quasi sperando di infastidire) raccontando la storia di un declino via via sempre più marcescente e irrimediabile (un declino totale, universale, che è religioso, ecologico, morale, sentimentale, sociale, creativo e materno).

Ma la stimolazione intellettuale che suscita il concept alla base del film, ad un cineasta schietto come Aronofsky non può bastare. Lui è il regista che ha descritto Noè, il primo eletto di Dio, come un folle psicotico alla Jack Torrance. Lui è quello che nel 1998 ha vinto il premio per la miglior regia al Sundance con π – Il teorema del delirio, pellicola incentrata su un matematico che cercava di dimostrare l’esistenza di Dio con un’equazione che alla fine si bucava il cervello con un trapano elettrico. Aronofsky non vuole solo stupire, vuole soprattutto scioccare. Vuole dividere. Vuole che il pubblico si schieri.

Nella scena che stiamo per analizzare, la madre (interpretata da Jennifer Lawrence, compagna del regista al tempo delle riprese: hanno annunciato la separazione qualche settimana dopo l’uscita del film … chissà perché!) ha da poco messo al mondo il suo bambino (che può anche essere visto come la creazione, in senso artistico, del poeta interpretato da Javier Bardem, e che il poeta vuole dare “in pasto” al suo pubblico). Non è un caso che Aronofsky scelga il momento della gravidanza come miccia narrativa per portare nella casa lo sconvolgimento totale visto fino a qualche minuto prima, a simboleggiare le ansie di una madre che si appresta a gettare in un mondo crudele il proprio bambino: adesso quel mondo ha rapito il suo bambino, e la madre, terrorizzata, ha assistito inerme alla sua morte.

Fotogramma 1

Il controcampo ci rivela la più crudele delle verità: il mondo, un posto malvagio, spietato e pieno di orrori, ha fatto a pezzi il bimbo, il bene, l’amore, la creazione (ancora: la metafora è doppia, dato che intendendo il bimbo come creazione del padre/poeta, allora la chiave di lettura diventa un’altra, e cioè l’artista che vede la sua opera ingurgitata dai fan, amata o odiata, osannata o distrutta, fatta a pezzi … un po’ come è accaduto al film, che ha diviso la critica di tutto il mondo).

Fotogramma 2

Aronofsky torna sulla madre, senza parole dinanzi all’atrocità che si ritrova a contemplare …

Fotogramma 3

Il mondo sta divorando la creazione, sta ingurgitando il figlio della madre, che non è riuscita a proteggerlo. Di contro, i fan del poeta si beano della sua opera, se ne cibano, si riempiono di vita.

Fotogramma 4

La madre, abbandonato il dolore, adesso sfoggia una rabbia irrefrenabile, un istinto di brutale violenza, l’istinto della leonessa che vuole divorare gli aggressori dei suoi cuccioli, un istinto che è insito anche nell’essere umano. Quindi è il mondo ad essere l’inferno, o è l’inferno che si trova nei cuori degli esseri che popolano il mondo? Come un vaso di Pandora (tutto il film è il vaso di Pandora, ma al contrario: il poeta apre la porta di casa facendo entrare nel nido d’amore i mali del mondo) la situazione degenera fino all’inevitabile, l’eden è stato violato, l’amore si è trasformato in odio primordiale.

Fotogramma 5

madre! di Darren Aronofsky è disponibile in home video.

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