Orfani: Sam 8 – Cuore di drago | Recensione

Pubblicato il 16 Febbraio 2018 alle 10:00

“Siamo quello che siamo.”

Orfani: Sam si sta avvicinando a grandi passi verso la conclusione ma non senza sperare le ultime cartucce, la più letale senz’altro quella esplosa nel sesto numero – la nostra recensione qui – con la quale era rientrata clamorosamente in scena quella che è stata la vera antagonista di tutta la saga di Orfani ovvero Jsana Juric, tornata in vita grazie ad un corpo artificiale fornitole da Marta La Pazza.

Questo ottavo numero, intitolato Cuore di Drago, si svolge poche settimane prima che Ringo si tuffi alla ricerca di Sam, Perseo e Andromeda nel Gateway – eventi raccontati invece nel numero precedente, la nostra recensione qui – e vede la Juric prigioniera dal governatore Garland e dal generale Cesar.

La resurrezione infatti è stata architettata dai due uomini in maniera meticolosa: il nuovo corpo ha delle limitazioni che non permettono alla Juric di sfruttarne appieno le capacità sia in termini fisici che mentali.

Tuttavia, come spesso abbiamo imparato nel corso della serie, la Juric è una donna risoluta e pronta a tutto pur di raggiungere i suoi obbiettivi. Il suo nemico questa volta sarà però la sua stessa mente in un viaggio a ritroso nei suoi ricordi che, come un firewall, bloccano le sue capacità. Lo sblocco sarà tutt’altro semplice facendo rivivere alla donna esperienze più o meno traumatiche…

Intanto Garland e il generale Cesar reagiranno in maniera diametralmente opposta al ritorno della “vera” Juric la quale dopo aver acquisito il pieno controllo del suo corpo non perderà tempo mettendosi subito sulle tracce di Sam ovviamente nel Gateaway, infettandolo.

Cuore di Drago è un lussuossimo “numero di passaggio” che serve a (re)introdurre il personaggio della Juric in questa sua versione 2.0 ancor più cinica e disincantata. La vera anima nera che aveva pervaso tutta la saga di Orfani ritorna in maniera dirompente dimostrando quella determinazione che l’ha resa il villain ideale di una epopea che invece aveva in qualche modo sempre messo al centro dell’attenzione del lettore le debolezze dei suoi protagonisti.

Michele Monteleone e Roberto Recchioni, dal punto di vista formale, quindi costruiscono in maniera semplice ma efficace l’albo rifacendosi al linguaggio videoludico da un lato – da sempre uno delle fonti di ispirazione della serie – e ad una certa scuola steampunk nipponica per alcune scelte stilistiche – Masamune Shirow giusto per citare quella più evidente – che vengono amalgamate in un plot che vede la Juric “scendere” nel suo subconscio per abbattere le limitazioni che le sono state imposte.

In definitiva l’albo è ben congegnato non solo perché si ricollega nel finale al precedente numero in maniera organica ma anche perché rappresenta una netta contrapposizione rispetto a quello stesso numero: mentre qui la Juric scende per riaffermare la scelte compiute in vita, anche quelle più ciniche e spietate, il mese scorso Ringo scalava la torre in cerca di salvezza e dopo essersi scontrato idealmente con un suo doppelganger tragico.

La formula dei vari livelli da affrontare permette al team editoriale di affidare la parte grafica dell’albo ad uno stuolo di artisti: Nicolò Assirelli, Francesca Vartuli, Pierluigi Minotti, Manuel Bracchi, Antonello Becciu e Fernando Proietti si occupano dei disegni mentre Stefania Aquaro, Alessia Pastorello e Adele Matera dei colori. Il risultato però, rispetto ad altri albi, non è ugualmente convincente manca infatti un pizzico di eterogeneità con alcune sequenza davvero ben confezionate che spiccano rispetto ad altri che assolvono al loro compito, sempre in maniera egregia sia ben chiaro, ma che forse mancano un po’ di mordente.

Con soli 4 albi prima del traguardo finale questo Cuore di Drago mette definitivamente tutte le pedine sulla scacchiera di Orfani: Sam, è il momento di tirare le somme e prepararsi al gran finale?

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