Crawl Space: Narnia dentro una lavatrice | Recensione
Pubblicato il 13 Febbraio 2018 alle 15:30
Una ragazzina si trasferisce in una nuova città e, non riuscendo ad integrarsi del tutto, scopre casualmente un nuovo mondo, completamente diverso dal nostro: di storie così ce ne sono a migliaia, ma il canadese Jesse Jacobs lo fa utilizzando un linguaggio visivo tutto suo, composto da otto colori fondamentali e da un’estrema sintesi del disegno.
Jesse Jacobs non è solo un cartoonist canadese (ha lavorato con Cartoon Network per Adventure Time), ma anche uno sperimentatore che, attraverso le sue graphic novel, è alla costante ricerca di un proprio linguaggio e suo scopo è quello di raccontare la “sua versione” di temi ricorrenti come la creazione dell’universo, la storia d’amore e la scoperta di mondi nuovi da parte di ragazzine sulla soglia dell’adolescenza.
In Italia possiamo conoscere il lavoro di Jabos grazie ad Eris Edizioni, che già ci aveva proposto i suoi E così conoscerai l’universo e gli dei e Safari Honeymoon. Questa volta a sbarcare nelle librerie italiane è Crawl Space (che può essere tradotto come “cantina”, “sottotetto”, “locale caldaia”: insomma, un termine che indica le stanze meno frequentate di una casa).
Alice e il Paese Delle Meraviglie, Wendy e l’Isola Che Non C’è, Lucy Pevensie e Narnia: sono tantissimi gli esempi, nella letteratura per l’infanzia e non solo, di ragazzine e di bambine pronte a diventare adolescenti che, per caso, scoprono un nuovo mondo. Questo capita anche alla protagonista di Crawl Space, Daisy, dopo essersi trasferita in una nuova città dove non ha ancora legato con nessuno, a eccezione della compagna di scuola Jeanne-Claude.
Dove si trova questo mondo? In una lavatrice! Daisy non esita a mostrare la sua scoperta a Jeanne-Claude: un universo completamente diverso dal nostro, dotato di una logica tutta sua e abitato da creature cordiali.
Però la presenza di quel mondo caleidoscopico e psichedelico a otto colori fa il giro della scuola e, presto, tutti vogliono darci un’occhiata. Daisy non riesce a gestire tutta questa curiosità, anche perché molte delle sue nuove e presunte amicizie non rispettano l’universo dentro la lavatrice, pensando solo a divertirsi… E cosa succede, quando una realtà prima pacifica viene poi improvvisamente violata?
Jacobs immerge il lettore nel mondo da lui architettato fin dalle primissime pagine, in un’ambientazione coloratissima che è in netto contrasto con il netto bianco e nero della nostra realtà, privo di attrattive. Il disegno è molto sintetico, tant’è che riconosciamo i due personaggi femminili principali dalla forma delle loro pettinature.
Non è il disegno, e nemmeno le espressioni, a trasmetterci le vere emozioni di Daisy e Jeanne-Claude, tanto meno i dialoghi (asciutti e essenziali), ma le loro azioni: Jacobs accenna solo il necessario, ma il lettore sa comunque che Daisy è spesso da sola in casa, che non vuole ripetere le esperienze prima del trasferimento e che vorrebbe dei veri amici. L’isolamento della ragazza viene raccontato con discrezione e distacco, mentre si fa sempre più evidente il suo interesse per il mondo dentro la lavatrice: un interesse puro e spirituale, diverso da quello dei suoi compagni di scuola.