Curveball: un amore sci-fi a senso unico | Recensione

Pubblicato il 6 Febbraio 2018 alle 10:30

Bao Publishing presenta in Italia il primo graphic novel dell’americano Jeremy Sorese, già disegnatore di Steven Universe: Curveball, un romanzo grafico fantascientifico che concentra la propria narrazione nei sentimenti non corrisposti del suo protagonista, Avery, illustrando la storia con disegni freschi e dinamici. Il tutto condito con robottini dal design retro, doppie pagine e un bianco/nero che ha l’arancione come “special guest”.

Curveball è un fumetto autoconclusivo che non potrete fare a meno di notare in libreria: si presenta infatti come un corposo volume che conta più di 400 pagine, illustrate in bianco e nero e con l’importante presenza del colore arancio.

Pubblicato in Italia da Bao Publishing, questa graphic novel ha come autore completo Jeremy Sorese, noto per essere uno dei disegnatori della serie a fumetti di Steven Universe (cosa riconoscibile dalle sue linee, particolarmente tondeggianti e “cartoonesche”) e per aver lavorato per realtà come il New York Times, il Washington Post, Cartoon Network e Disney Television Animation. Nato a Berlino ma cresciuto in America, pubblica per l’editore britannico Nobrow la sua prima graphic novel nel 2015: Curveball, per appunto.

Dal titolo si potrebbe pensare che Curveball abbia come tema il baseball, ma in realtà lo sport ha ben poco a che fare con questa graphic novel (il lettore scoprirà il senso della parola “curveball” durante la lettura). Ambientata in un mondo futuristico, dove l’uomo è incapace di fare qualsiasi cosa senza l’aiuto dei robot e della loro energia (nemmeno un banalissimo caffè), ha come protagonista Avery Burd, un cameriere che lavora su una nave ristorante.

Avery odia il suo lavoro, ha la passione per le moto e, soprattutto, prova un amore intenso per Christophe, un marinaio con un grosso naso che, però, sembra non corrisponderlo. Convive con l’amica Jacqueline, la quale sogna per lui la storia d’amore perfetta (non con Christophe, ovviamente).

Mentre Avery è tormentato dai suoi sentimenti e cerca di porre fine a quella relazione mai cominciata, la guerra rimane una minaccia di sottofondo e, nel frattempo, i robot e le macchine sembrano comportarsi in modo anomalo sempre più spesso: i cittadini sono invitati a stare all’erta e a seguire precise istruzioni in caso di robot con atteggiamenti insoliti. Il tutto per evitare il ripetersi della crisi energetica che, in passato, ha decimato la popolazione di metropoli e città.

Il mondo futuristico in cui vive Avery non è sicuramente perfetto, ma ha un merito che il lettore avrà modo di apprezzare man mano che avanza nella lettura: la sessualità e il genere dei personaggi, sia quelli principali che quelli di contorno, espressi in assoluta libertà. I cittadini infatti non sono chiamati dai loro aiutanti robotici “Mr”, “Miss” o “Mrs”, ma con un neutralissimo “Mx”. Sorese non mette in evidenza questa caratteristica e, anzi, la dà per scontata: e questo è uno dei pregi di Curveball.

Visivamente, Curveball è un progetto non banale: la narrazione si basa su un’organizzazione in vignette molto libera, ricca di full pages e di dinamismo. A volte il fumetto non sembra nemmeno un prodotto finito, ma più uno storyboard, specialmente nelle pagine dove l’ambientazione ha un ruolo predominante: addirittura Sorese lascia in evidenza il segno delle pennellate, in modo da rendere ancora più espressivo ed energico il racconto.

Ma, proprio per questo, la narrazione a volte è un po’ troppo confusa e il lettore si ritrova spaesato: non è sempre semplice riuscire a capire il futuro in cui è settata la storia, soprattutto perché il tema della fantascienza ha un ruolo marginale e il vero fulcro è l’amore impossibile di Avery, senza via d’uscita. Tuttavia anche a questo aspetto manca una certa solidità: la nebulosità dell’ambientazione, infatti, si riflette anche sulle vicende del protagonista.

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