La Neve di Stalingrado | Recensione

Pubblicato il 31 Gennaio 2018 alle 10:31

Non un passo indietro…

Ultimo appuntamento con Un Eroe Una Battaglia, la collana tutta italiana dal taglio storico varata da Editoriale Cosmo, che ci ha fatto rivivere alcune delle battaglie fondamentali della storia dell’umanità.

Questo quarto albo è intitolato La Neve di Stalingrado e ci riporta alla Seconda Guerra Mondiale, ma sul meno decantato Fronte Orientale: Hitler ha infatti già avviato l’Operazione Barbarossa mobilitando le sue truppe per la conquista dell’Unione Sovietica. A tappe forzate l’esercito nazista arrivo fino alle porte di Mosca ma sarà a Stalingrado che si dovrà combattere la battaglia decisiva, battaglia che avrebbe mutato per sempre il destino del secondo conflitto mondiale e sancito la caduta di Hitler e del regime nazista.

Siamo nell’ottobre del 1942. L’esercito nazista sta provando a conquistare la città di Stalingrado e un gruppo di soldati dell’Armata Rossa trova riparo in una casa da cui ha una posizione strategica per respingere meglio i soldati tedeschi, nello scantinato però hanno trovato rifugio anche la combattiva Irina e la sua famiglia che decide di imbracciare il fucile e difendere la sua patria dall’invasione.

Lo scontro è infame: i tedeschi speravano in una blietzkrieg mentre i russi allo stremo delle forze resistono strenuamente in attesa del loro più grande alleato… il freddo! Con l’arrivo dell’inverno infatti l’ago della bilancia penderà a favore dell’Armata Rossa che respingerà definitivamente Wehrmacht già allo sbando visto che Hitler era impegnato sul Fronte Occidentale a respingere la controffensiva di USA e Regno Unito che stavano già infliggendo duri colpi al Terzo Reich.

E’ Davide La Rosa a curare i testi de La Neve di Stalingrado che, come già accaduto per altri albi della collana, riduce al minimo i testi realizzando un plot lineare ma efficace in cui il punto di vista privilegiato è quello della coriacea Irina seppur il perno è lo scontro ideologico fra Unione Sovietica e Germania Nazista.

L’autore infatti parte mostrando con crudezza gli scontri in una Stalingrado sempre più martoriata dall’assedio ma con lo scorrere delle pagine riesce anche ad evidenziare la differenza sempre più marcata fra la resistenza russa e l’invasione tedesca. Mentre Irina è spesso la prima a lanciarsi in battaglia spronando i commilitoni a non arrendersi, i tedeschi iniziano a nutrire dubbi sulla campagna di Russia ma soprattutto sulla possibilità che dalla Germania giungano rinforzi.

Se per i russi questa resistenza passerà alla storia come Grande Guerra Patriottica, nei tedeschi invece l’assedio farà maturare la consapevolezza di una debolezza intrinseca ideologica così come proferito dal Feldmaresciallo Paulus: “Il Fuhrer preferisce il suicidio alla resa…”.

La Rosa è quindi bravo nell’evidenziare nel finale non solo come la campagna di Russia sia stata fatale per Hitler ma come sarà decisiva per il mutamento degli assetti socio-politici dell’Europa ma senza proclami trionfalistici perché la vittoria di ogni battaglia viene pagato con una città in rovina che è analogia perfetta del prezzo pagato in termini di vite umane.

Ad illustrare l’albo c’è Valerio Befani che parte, nella prima metà dell’albo, con un tratto di sintesi molto efficace per rappresentare molto bene il carattere spersonalizzante della guerra. Se la costruzione della tavola per ragioni di formato l’impostazione 2×3 sembra “costretta” nelle scene di guerra, poi, insieme ad un uso sapiente del bianco e nero, viene sfruttata per “scavare” figure quasi tragiche in un percorso che va dalla spersonalizzazione alla consapevolezza di un destino tragico ed inesorabile.

Con l’ultimo numero è doveroso fare un bilancio su tutta la collana Un Eroe Una Battaglia. L’iniziativa di Editoriale Cosmo è stata senz’altro pregevole e meritevole di attenzione ma anche coraggiosa perché ha proporre in edicola storie dal taglio storico e storico-realistico è sempre una scommessa vista la “difficoltà” della materia; in tal senso grande lavoro del curatore Giulio A. Gualtieri che ha saputo mettere insieme team creativi sempre efficace e capaci con di fornire una visione personale ma “rigorosa” di questi importanti avvenimenti storici.

La collana quindi è promossa per una eventuale “seconda stagione” magari modificando qualcosa in termini di formato per dare maggiore libertà ai disegnatori.

 

 

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