Cinecomics: libertà creativa o fedeltà al materiale originale?

Pubblicato il 3 Febbraio 2018 alle 16:00

Rimanere fedele all’originale o prendersi nuova libertà creativa? In un mondo invaso dai cinecomics e adattamenti televisivi, la questione è al centro dei dibattiti tra i fan e gli addetti ai lavori.

L’adattamento di un’opera, che sia di un romanzo o di un fumetto, porta con sé sempre l’amletico interrogativo pronto a tormentare tutta la produzione, dagli sceneggiatori al regista: restare pienamente fedeli al soggetto originale, o prendersi la libertà creativa di reinventare a seconda delle esigenze?

In un mercato cinematografico e televisivo sempre più pieno di prodotti con eroi o personaggi tratti dai fumetti, la questione si pone al centro delle critiche o gli elogi dei fan e degli addetti ai lavori. Restare totalmente fedeli alla base di partenza potrebbe risultare patetico e artisticamente sterile (i contrari a questa corrente portano avanti la consueta provocazione “perché vedere e interessarmi di qualcosa che ho già letto?”, specie nell’ambito fumettistico) ma allo stesso tempo distanziarsi troppo potrebbe portare a un totale snaturamento e indurre la produzione direttamente tra le fauci di critica e fan arrabbiati.

La risposta a tutto questo è, come in ogni situazione, il buon senso e dunque l’equilibrio, lì dove resta ovviamente possibile. Per quanto riguarda gli imminenti film, è da vedere come verrà accolto la parziale reinterpretazione di Killmonger, villain di Black Panther ridisegnato per questo innovativo film tra lotte familiari per il potere e storie alla James Bond. Piccola reinterpretazione anche per Nakia (Lupita Nyong’o), nella pellicola presentata come inventrice, mentre T’Challa sembrerebbe essere invece audacemente proposto come nei fumetti, andando dunque a rappresentare per la prima volta sul grande schermo un eroe di colore.

Guardando al recente passato invece, particolarmente simbolico di questo controverso discorso è stato Suicide Squad, con al suo interno omaggi specifici al fumetto e totale reinvenzione (specie nel rapporto “amoroso” tra il Joker e Harley Quinn). Se il Joker di Leto, oscillante tra una nuova versione (gangster “alla moda”) e omaggi fumettistici alle recenti run New 52 si è rivelato globalmente un fiasco, lo stesso non si può dire di Harley Quinn, reinventata da Margot Robbie in maniera decisamente originale, pur non distaccandosi troppo dalla realtà del personaggio cartaceo.

In tempi recenti però, è impossibile parlare di adattamenti e reinterpretazioni andate a buon fine senza citare Sherlock, serie capolavoro BBC capace di trasportare un iconico personaggio come Sherlock Holmes (visto e rivisto in tutte le salse) nella Londra moderna in maniera esemplare, esaltando le peculiari caratteristiche del Detective di Conan Doyle aggiungendo novità e freschezza, senza assolutamente togliere nulla alla tradizione.

Ecco perché, più che il discorso sulla fedeltà o meno al prodotto originale, bisognerebbe interrogarsi piuttosto sul talento e le abilità artistiche di chi andrà a lavorare sull’adattamento. Perché come detto, la soluzione si trova nel buon senso e questo, nel talento artistico, è sempre presente.

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