X Files 11×04 – The Lost Art of Forehead Sweat | Recensione

Pubblicato il 28 Gennaio 2018 alle 19:30

L’ennesimo complotto a livello globale questa volta riguarda la manipolazione dei ricordi. Se la memoria non mi inganna.

The Lost Art of Forehead Sweat ruota intorno all’intrigante concetto meglio conosciuto come effetto Mandela. O era Effetto Menghele? Comunque, si tratta di un fenomeno legato alla memoria collettiva di eventi o persone, che però nella mente di alcuni individui sono leggermente diversi da quelli di chiunque altro: si tratta solo di un inganno della memoria, o è l’effetto di una manipolazione mentale di massa, o ancora la prova dell’esistenza di universi paralleli?

  • La verità è la fuori. O solo nelle vostre menti?

Questo quarto episodio della undicesima e ultima stagione di X Files è il primo così esplicitamente ironico, ma non lasciatevi ingannare: gli eventi narrati hanno un intreccio piuttosto complesso, e le teorie presentate e il modo in cui vengono narrate sono davvero molto affascinanti.

Protagonista della storia, insieme agli agenti Mulder e Scully, è Reggie, un uomo misterioso che afferma di conoscere i nostri eroi, ma che è completamente assente nei loro ricordi comuni: dunque, chi è in realtà Reggie?

  • Ai confini della realtà

The Lost Art of Forehead Sweat è fortemente legato a una serie televisiva storica, fonde di grande ispirazione per X Files, fin dai suoi primordi: si tratta di The Twilight Zone, conosciuto in Italia con il nome di Ai Confini della realtà, sia per le primissime scene presentate, che si riferiscono proprio a un vecchio episodio della serie, che per i molti riferimenti presenti anche altrove nell’episodio: alcune scene, infatti, sembrano quasi estrapolate da un episodio di Ai Confini della realtà.

Si tratta di un mataepisdio, sia per via di questi espedienti che per il fatto che, in un certo momento, l’episodio parla direttamente agli spettatori, facendo dubitare anche loro dei propri ricordi.

La grande ironia con cui sono narrate le vicende è inoltre un ottimo mezzo per poter presentare determinati eventi, il che rende anche l’episodio dinamico e piacevole, oltre che avvincente.

Anche il finale non è del tutto chiaro, e vi lascerà ancora dei dubbi sulla veridicità dei fatti raccontati.

  • “I’m Fox freakin’ Mulder, you punks!”

Fox Mulder si ritroverà anche a dover riaffermare la propria identità con un paio di personaggi minori: Mulder e Scully, infatti, indagano i grandi misteri dell’Universo e il mondo sommerso dei tanti complotti di cui il mondo è vittima da “prima che voi vedeste la vostra prima scia chimica”, per citare lo stesso Mulder, il che è un chiaro riferimento alla nascita della serie. Di contro, però, non mancano anche riferimenti alla sua fine.

Nuovamente, gli agenti dell’FBI più celebri della storia della televisione riaffermano non soltanto di essere rimasti i soli baluardi della ricerca della verità in questo mondo, ma anche che la loro avventura si sta avviando verso una inevitabile fine, il che contribuisce a creare una atmosfera nostalgica che lascia un po’ l’amaro in bocca.

The Lost Art of Forehead Sweat è l’ennesima dimostrazione di come X Files sia al contempo una serie televisiva classica e al passo con i tempi. L’intreccio degli eventi, il personaggio di Reggie, i tanti riferimenti alla serie fantascientifica Ai Confini della Realtà e la sempre presente ironia, mai fine a se stessa, ma sempre funzionale alla narrazione, i giochi mentali con gli spettatori: questi sono i maggiori elementi di forza di questo intrigante episodio, che non mancherà di stuzzicare la vostra fantasia.

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