Revival Vol. 6 – La Lealtà dei Figli | Recensione
Pubblicato il 24 Gennaio 2018 alle 10:00
Siamo ad un passo dalla verità sulla comparsa dei ritornati, e sull’uccisione di Martha Cypress.
Genitori, figli, sorelle. Il sesto volume di Revival rinnova il tema dell’importanza della famiglia. Tra flashback che ripercorrono il passato delle sorelle Cypress, il futuro di Martha “rediviva” e del figlio che ha in grembo, ed altre situazioni che mettono al centro il rapporto di alcuni dei protagonisti con i loro famigliari, La Lealtà dei Figli si contraddistingue come uno dei volumi più importanti e movimentati dell’intera serie.
In apertura di numero troviamo Blaine Abel, che dopo aver ucciso May Tao, è in fuga assieme ad un gruppo estremista chiamato “I cacciatori della Bestia“. Nel frattempo, in seguita all’esplosione del tribunale della Contea di Marathon, ed alla morte del sindaco Ken Dillish, subentra nella storia un nuovo personaggio: il generale Louise Cale, un’afroamericana lesbica con un figlio adottivo (con la quale Tim Seeley cerca d’inglobare in una sola figura tutte le diversità sessuali, razziali e di genere).
La zona di Wausau diventerà una roccaforte militare, la fattoria all’interno della quale vengono detenuti i ritornati sarà ancora più centrale, e le figure femminili la faranno da padrone.
Martha apparirà sempre più come il personaggio simbolo di tutta la serie, ed assumerà un atteggiamento badass. La sorella Dana cercherà di assumersi tutte le responsabilità del ruolo di sorella maggiore, prendendo delle decisioni a forte rischio per sé stessa e per il suo ruolo di poliziotta.
Insomma La Lealtà dei Figli rappresenta il volume decisivo di Revival: quello in cui Tim Seeley inizia a scoprire le carte. Il mistero più grosso viene ancora tenuto in canna, ma i vari punti della storia iniziano sempre più a convergere verso un unico grande sentiero, riportandoci indietro a quel “Giorno della Resurrezione”.
Il rischio preso da Tim Seeley nel dilatare così tanto i tempi della narrazione (siamo appunto al sesto volume) era alto, ma lo sceneggiatore americano ha saputo bilanciare bene colpi di scena, introspezione dei personaggi e analisi politico-sociale degli eventi, creando un cocktail che riesce a far assaporare tutti i gusti della storia.
Certo, il genere thriller/giallo aiuta a spalmare i vari cliffhanger nel corso dei sei volumi ed a mantenere l’attenzione abbastanza alta durante la lettura. C’è però da chiedersi se questo modello di narrazione in stile serie tv che la Image Comics ha adottato, possa adattarsi in futuro anche per altre serie.
Avevamo fatto cenno anche nelle recensioni precedenti al rischio del dilatamento della narrazione all’interno di una serie a fumetti, e di come alcuni titoli abbiano sollevato delle polemiche. Parliamo ad esempio di Trees, dai noi recensito positivamente, ma che in alcuni critici e lettori ha suscitato delle perplessità sull’eccessivo dilatamento dei tempi narrativi.
Sarà questo il futuro delle serie a fumetti? Probabilmente si tratta di un intermezzo, di una sperimentazione che ha portato al successo un meccanismo innescato dal fenomeno delle serie tv, ma del quale si sta facendo un po’ d’indigestione.
Nel frattempo non resta che goderci il percorso verso la conclusione di Revival, monitorando con attenzione l’uso dilatato dei tempi narrativi, che potrebbe avere vita breve. Così come sono contate le ore che separano l’assassino di Martha Cypress dalla sua rivelazione, momento che i lettori di Revival attendono da più di sei volumi.