Yoku-oni – Desideri diabolici 1 | Recensione
Pubblicato il 23 Gennaio 2018 alle 10:00
Mitabi Irohara arriva in Italia con la sua prima opera a fumetti raccolta in volumi per Planet Manga.
In un mondo simile al nostro esistono gli yoku-oni, esseri umani mutanti che possiedono poteri sovrannaturali inspiegabili scientificamente. In origine sono persone normali, ma per qualche fattore scatenante un giorno si trasformano in demoni. Sono stati chiamati così per il loro aspetto simile a quello degli orchi (oni, appunto) e per il fatto che la fonte dei loro poteri è data dalle pulsioni e dai desideri (yoku). A proteggere le persone comuni dagli yoku-oni abbiamo Masato Jitsunashi e Niina Koibara, anche loro yoku-oni, ma mossi da delle pulsioni molto particolari. A collaborare con loro troviamo poi le forze di polizia specializzate nel controllo degli yoku-ini, l’Ufficio per la sorveglianza sugli yoku-oni.
Il desiderio degli esseri umani è dunque il motore della trama del manga, che, come da tradizione per i manga thriller/noir, è organizzato a episodi autonomi. Diciamo che i casi affrontati dai protagonisti, almeno in questo primo volume, non brillano per complessità e originalità ed in effetti nelle storie del volume dopo pochi dettagli si capisce facilmente il colpevole, ma Mitabi Irohara si salva rivelando esplicitamente, quasi subito dopo, lo yoku-oni avversario degli eroi, non rovinando, quindi, l’effetto sorpresa al lettore.
In ogni caso la trama, pur sviluppata, come detto, in episodi indipendenti, ha alcuni fili che legano tutta la storia e già nel primo numero si capisce che alcuni sviluppi interessanti potranno esserci, sopratuttto per i dilemmi morali che la figura degli yoku-oni creano in relazione alla loro vita in società e ai pericoli che questo può creare per le persone normali; dilemmi che nella nostra realtà potrebbero anche essere visti in relazione ad alcune categorie pericolose di carcerati che dovrebbero essere reinseriti nella società civile dopo un percorso di riabilitazione.
Comunque l’atmosfera noir è molto spesso inframezzata da riusciti momenti comici tra i protagonisti che spezzano bene la tensione e sono, comunque, ben inseriti nella trama. I personaggi sono tutti ben caratterizzati, sia i protagonisti principali ma anche i personaggi che sarebbero fondamentalmente di contorno, ma in realtà sono utili sia per arricchiere la trama e la complessità della storia sia per svelare ulteriori dettagli sul passato dei protagonisti. Inoltre, a differenza di molti manga, l’abbigliamento diventa un elemento distintivo sopratutto di Masato Jitsunashi (Card Captor Sakura ha fatto scuola?), che veste unicamente con divise scolastiche, pur non andando più a scuola. Anche se inusuale (o forse proprio per questo), è sicuramente un elemento che distingue il protagonista e lo caratterizza fortemente.
Dal punto di vista grafico, il tratto pulito si sposa con linee morbide. Il disegno non è mai realistico, tanto che spesso, nelle scene comiche, diventa un classico deformed. I personaggi sono caratterizzati bene, come detto, anche graficamente, con abbigliamenti dedicati (gli abiti cambiano da capitolo a capitolo), caratteristiche proprie (per esempio le pettinature) e accessori vari. Anche gli ambienti sono dettagliati, con ricco uso di particolari. Non mancano scene di puro fan service, ma ci troviamo, al netto delle implicazioni morali che vogliamo trovate nel manga, pur sempre in uno shonen.
L’edizione italiana contiene anche alcune strisce comiche legate alla serie principale.