Arrow 6×10 – Divided | Recensione

Pubblicato il 19 Gennaio 2018 alle 17:00

Il nemico del mio nemico…

Nel corso di questa sesta stagione Arrow ha fatto e disfatto tutto: ha cercato di riprendersi da una pessima quinta stagione cercando di legittimare i personaggi secondari ed offrendo una inedita prospettiva al protagonista Oliver Queen con un discreto successo. Ma non ha avuto il coraggio di credere nella direzione intrapresa facendo enormi passi indietro nel corso degli episodi e culminati poi nel pessimo, e francamente poco sensato, midseason finale – la nostra recensione qui.

Ci eravamo lasciati con la decisione di Oliver di sciogliere il Team Arrow dopo aver scoperto in Rene la talpa che forniva informazioni all’FBI sulla sua identità segreta.

In questo decimo episodio intitolato Divided seguiamo parallelamente Oliver, coadiuvato dai fedeli Diggle e Felicity – cercare di arginare il villain Cayden James mentre Dinah, Rene e Curtis cercano di adattarsi alla vita lontano dalle strade senza il costume.

L’evento scatenante però è la scoperta che nel quartier generale del Team Arrow sono state piazzate delle cimici scoprendo così come James ed i suoi sono stati fino a questo momento sempre un passo avanti. Cercando di sfruttare l’effetto sorpresa Green Arrow cercherà di catturare James direttamente nel suo quartier generale scoprendo così l’alleanza con fra il misterioso villain con Black Siren, Vigilante, Nikolai e la mafia russa e Ricardo Diaz.

Il tema centrale dell’episodio quindi è l’inferiorità numerica che per la prima volta Green Arrow – da sempre circondato da numerosi alleati – si trova ad affrontare nei confronti di questo villain che è riuscito a stringere una inedita alleanza con altri criminali.

Gli sceneggiatori cercano di creare un episodio teso in cui James dovrebbe essere dipinto come una minaccia insormontabile per Green Arrow mentre Oliver dovrebbe venire a patti con l’impossibilità di affrontare questa battaglia da solo ma fallisci sotto più di un aspetto fondamentale.

Cayden James – ed il suo interprete Michael Emerson – sono ancora sottoutilizzati: trascinare un villain per troppi episodi senza dargli un background e/o intenzioni concrete trascende nel cartoonesco così come risultando difficile capire le motivazioni che hanno spinto ad esempio Diaz o Nikolai ad unirsi a lui.

Il tempo speso a restituire spessore ai personaggi secondari purtroppo non è sufficiente a legittimare il twist finale: Curtis, Dinah e Rene infatti non accettano le scuse di Oliver e decidono di iniziare una operazione in proprio ma onestamente nessuno di questi tre personaggi è sufficientemente carismatico da poter interessare il pubblico con le proprie vicende.

Se le intenzioni alla fine dei conti erano quelle di creare un episodio basato sulla tensione il risultato è un episodio convulso che non riesce a focalizzare l’attenzione dello spettatore. Si salva la regia dell’ottimo James Bamford che dovendo seguire i troppi filoni narrativi si sfoga in un’ottima sequenza d’azione penalizzata solo da coreografie maldestre.

Arrow sembra avere smarrito definitivamente la proprio identità non riuscendo a risollevarsi da un pantano fatto di scelte discutibili e personaggi superficiali. Se l’idea per questa stagione era quella di tornare ad un approccio più “basilare” non sarebbe stato meglio “eliminare” direttamente questi personaggi secondari e sviluppare adeguatamente un solo villain?

Alla stato attuale questo è lo show peggiore dell’Arrowverse. Che sia arrivato il momento di iniziare a pensare ad una fine dignitosa per questo show – ma anche per altri del palinsesto CW – e sviluppare con un altro approccio personaggi DC per la televisione?

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