Riverdale 2×10 – The Blackboard Jungle | Recensione

Pubblicato il 20 Gennaio 2018 alle 15:00

Una città dove tutto sembra andare per il peggio…

Riverdale era andato in pausa su una nota non proprio positiva – la nostra recensione del nono episodio qui – quindi questa midseason premiere intitolata The Blackboard Jungle era senz’altro accompagnata da una certa curiosità. Bisognava infatti capire che direzione gli showrunner e gli sceneggiatori avrebbero voluto intraprendere ora che il filo conduttore della prima parte della stagione ovvero il misterioso killer Black Hood era stato ucciso in una drammatico turbinio di eventi che tuttavia non aveva soddisfatto appieno a causa di una rivelazione quasi scontata sulla sua identità.

La prima parte di The Blackboard Jungle è stranamente posata soprattutto per una serie che ci abituato a ritmi spesso serratissimi ed una tensione crescente mentre qui la sensazione è quella già avuta negli ultimi due episodi cioè che gli sceneggiatori siano impegnati più a disporre le pedine che a far progredire le trame legate ai vari personaggi.

Perno della prima metà dell’episodio è sicuramente Veronica: ormai in sintonia con i suoi genitori, la ragazza è pronta a sostenere gli affari e le manovre del padre. Intanto Fred Andrews scopre che il suo conto ospedaliero è stato pagato mentre Betty scopre che la sorella ha finalmente partorito i gemelli ma non ha intenzione di tornare a casa né di contattare i genitori.

Jughead invece è lo spartiacque fra la prima e la seconda parte dell’episodio. Dopo i fatti legati a Black Hood e soprattuto quelli legati allo spaccio di droga – la temibile Jingle Jangle – il liceo del South Side viene a sorpresa chiuso dal sindaco costringendo così i Serpents a trasferirsi nel liceo della parte nord della scuola e come prevedibile non mancheranno i contrasti.

Archie viene avvicinato da un agente dell’FBI che gli chiede di indagare su Hiram Lodge, il padre di Veronica, spiegandogli come gli affari condotti dall’uomo non sono esattamente trasparenti. Archie inizia a sospettare che la chiusura del liceo della parte sud sia stata “consigliata” dallo stesso Hiram in quanto troppo vicino al suo cantiere. Betty intanto scossa dal drastico cambio di atteggiamento della sorella decide di mettersi sulle tracce del fratello dato in adozione anni prima.

Gli sceneggiatori iniziano a recuperare alcuni elementi lasciati in sospeso o appena accennati per confezionare un episodio coinvolgente ma come detto un po’ lento nello sviluppo del nuovo status quo: nella prima parte si ignorano quasi completamente le conseguenze degli ultimi episodi che poi esplodono nel discreto finale.

Veronica è la promotrice dell’integrazione dei Serpents, sostenendo così il piano dei genitori, mentre Archie si ritrova suo malgrado reclutato nell’FBI ma non senza aver fatto prima visita a Nick Saint Clair, vittima di un misterioso incidente, e reo di aver cercato di aggredire sessualmente sia che Cheryl che la stessa Veronica. Sarà proprio Cheryl a riverlarlo a Archie che ne era all’oscuro il quale coglierà la palla al balzo cercando vendetta e di comprare il silenzio di Cheryl testimone del bacio fra lui e Betty.

Betty intanto ha rintracciato e salvato il fratello che viene riportato a Riverdale, ma l’inquietante scena finale non lascia presupporre nulla di buono…

Mentre Jughead accetta di dover “nascondere” i Serpents come un semplice club del liceo, Archie confessa a Veronica del bacio a Betty. La ragazza sembra turbata ma dopo un attimo di esitazione perdona il ragazzo… è sincerità oppure una manovra per assecondare i piani dei genitori?

Archie infine chiede all’agente dell’FBI se, in base alla sua esperienza, la minaccia di Black Hood è davvero passata cioè se davvero si è preso l’uomo giusto, il ragazzo infatti ha dei dubbi in merito.

The Blackboard Jungle è una discreta ripresa per Riverdale, un episodio denso di spunti ma che non riesce ad amalgamare una prima parte troppo “preparatoria” con una seconda che meritava forse un maggior approfondimento di alcune situazioni appena abbozzate. Per fortuna la regia riesce a mantenere alta l’attenzione lasciando ai personaggi il giusto spazio ma soprattutto intrecciando le loro vicende in maniera dinamica e coerente.

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