Black Gospel di Vinci Cardona | Recensione

Pubblicato il 17 Gennaio 2018 alle 10:00

Pallottole, indiani e un Vangelo western scritto da un uomo di 21 anni.

“Forse un Vangelo è il momento in cui Dio si rende conto di aver sbagliato qualcosa. E a quel punto sono gli uomini a sacrificarsi per i suoi peccati, non il contrario.”

Coperto dalla polvere sollevata dagli zoccoli dei cavalli, questo graphic novel pubblicato da Edizioni BD ha tutte le carte in regola per essere innalzato a “migliore graphic novel del 2017”.

Non basta all’autore Vinci Cardona l’aver vinto il Lucca Project Contest 2016, organizzato da Lucca Comics and Games ed Edizioni BD; Black Gospel è anche perfettamente narrato, sia graficamente che a livello di sceneggiatura.

Un’avventura in mezzo ai deserti americani, nascondendosi dalla caccia che l’uomo bianco ha sempre mandato avanti nei confronti del diverso. Una storia che si accomuna ai vangeli cristiani; una storia che forse abbiamo sentito tutti da piccoli in chiesa, tra un Ave e un Pater; una storia che sappiamo tutti come andrà a finire, o forse no.

Black Gospel canta, fin dalle prime pagine, il suono delle voci, dei combattimenti e della natura incontaminata intorno ai primi insediamenti umani americani. Voci bianche, indiane e nere si accumulano e si incontrano in un racconto diverso dal solito western. La narrazione si apre con due ladroni, chiamati Barabba e Maddalena, che sono riusciti a sfuggire dalla giustizia dopo aver tentato contemporaneamente una rapina al treno. Entrambi si alleano per cercare di ritrovare la libertà, essendo consapevoli di avere alle costole i federali. Proprio un federale, di nome Caifa, cercherà contemporaneamente di incastrare Barabba, Maddalena e Wovoka, capo di una tribù di tribù (e vai con i giochi di parole) che cerca di andare contro la caccia che l’uomo bianco da’ a loro. Per una serie di circostanze, si incontreranno tutti e quattro i personaggi sopracitati in un finale dove sentimenti, religioni e buoni propositi esplodono in vignette rabbiosamente definite.

Il ventunenne Vinci Cardona ha meritato davvero la pubblicazione del suo primo graphic novel. Difficilmente si riesce a trovare in libreria un fumetto così ben costruito come Black Gospel, senza ghirigori letterari e con un parlato asciutto, accompagnato da un tratto cinetico e frenetico, corredato da colori che non sembrano reali. Pare di avere la sensazione di guardare il mondo tramite un paio di occhiali sporchi di polvere e sabbia. Tinte che si contrastano e si fondono, come il giallo, il viola e l’azzurro (quelli più usati), creando perenne movimento. Le vignette corrono sul filo della sceneggiatura, hanno fretta di farti arrivare alla fine della storia e farti vedere quanto è bella, come un bimbo che tira la mamma a sé per mostrarle un castello fatto con i Lego.

Si va da un istante temporale all’altro senza suggerimenti grafici che indicano il flashback. All’inizio è molto difficile seguire i salti temporali, ma con l’avanzare della narrazione, la bravura di Cardona rende i passaggi dal passato al presente (e viceversa) quasi impercettibili, usando un filo logico, ritmi e battute perfettamente incastrate che non deludono la “musicalità” della narrazione. Lo stratagemma utilizzato nel rinominare i personaggi con i nomi più conosciuti del vangelo cristiano ci prepara già a quali potrebbero essere le caratteristiche peculiari di ognuno di loro. Sia chiaro, “potrebbero”: Cardona caratterizza ognuno di loro indipendentemente dai corrispettivi personaggi del vangelo. Gli aspetti in comune sono davvero esigui e servono a condurre il lettore sotto braccio all’interno dello svolgimento della storia.

La parte più bella? Indubbiamente quando Wovoka, il profeta, si ricrede su ciò che il suo (e quello di tutte le tribù con sé) Dio gli dice, svestendo i panni del profeta e rimanendo solo un semplice uomo, proprio come Gesù nell’orto del Getsemani quando chiede al Padre di “allontanare questo calice”. Il dialogo che ha con il suo Dio è molto intenso, forte ed echeggia tra le nevi americane.

La ribellione dei nativi americani, che hanno calpestato quella terra per secoli, si fa pacificamente contro l’uomo bianco, portando il volto dipinto di bianco e recandosi verso la “terra promessa”, dove non verrà fatto loro alcun male. Il vero problema risulterà essere il bianco con i suoi “cannoni tuonanti”, che pretenderà la propria giustizia.

Ps: le pagine hanno lo stesso profumo della pasta fatta in casa, odore perfetto per una lettura da fare di domenica. Nel prossimo giorno di festa, cambiate Vangelo.

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