Watchmen, il film
Pubblicato il 8 Aprile 2015 alle 11:00
“…le puttane e i politici leveranno lo sguardo gridando ‘Salvaci!’ e io dall’alto gli sussurrerò ‘No’.” afferma la didascalia introspettiva del vigilante Rorschach all’inizio di Watchmen, l’inarrivabile capolavoro concepito dal genio creativo di Alan Moore in cui l’autore trascina i supereroi nel mondo reale e li destruttura senza alcuna pietà, esponendo fragilità, psicosi, incertezze, dilemmi etici e morali, perfino perversioni, di un gruppo di vigilanti messi al bando, che la società identifica in un’America dall’animo corrotto, in un mondo sull’orlo dell’apocalisse, bisognoso di eroi ma che negli eroi non crede più. “Chi vigila sui vigilanti?” è la domanda emblematica che compare nella graphic novel, traduzione dall’aforisma latino di Giovenale: “Quis custodiet ipsos custodes?”.
Non basterebbe un’enciclopedia per analizzare un’opera così mastodontica e complessa, nata dall’esigenza di Moore di elevare il media fumetto e il genere supereroistico da semplici mezzi d’intrattenimento commerciali ad una forma espressiva più impegnativa e carica di tematiche sociali, politiche ed umanistiche.
Coadiuvato dal magistrale disegnatore Dave Gibbons e dal colorista John Higgins, lo scrittore inglese creò i supereroi protagonisti della graphic-novel ispirandosi ai personaggi della defunta Charlton Comics, acquistati dalla DC Comics che pubblicò Watchmen tra il 1986 e l’87 come miniserie di 12 numeri.
Proprio come accade nel DC Universe con la Justice Society e la Justice League, Moore realizzò due generazioni di supereroi: i Minutemen degli anni ’30, più romantici ed idealisti, e i Crimebusters degli anni ’60, gruppo morto sul nascere proprio a causa del cinismo e della disillusione dei componenti.
La vicenda prende luogo in un 1985 alternativo, una realtà nella quale i supereroi hanno fatto vincere la guerra del Vietnam agli USA permettendo a Nixon di rimanere in carica alla presidenza. Con l’approvazione del decreto Keene, però, i vigilanti che agiscono al di fuori dell’autorità governativa sono stati dichiarati fuorilegge.
All’indomani di un inevitabile conflitto nucleare con l’Unione Sovietica, uno dei Watchmen viene misteriosamente ucciso. É solo il primo tassello di un gigantesco complotto che metterà i protagonisti di fronte ad una scelta drammatica, un dilemma che definirà la loro identità di supereroi in relazione all’obbligo di dover fare sempre la cosa giusta.
Ed è proprio questo il punto: qual è la cosa giusta da fare? Moore ci dimostra che nel mondo reale il bene e il male non sono così ben delineati come in un fumetto.
I protagonisti sono differenziati da mille sfaccettature caratteriali. C’è chi prende decisioni discutibili, logiche ma immorali, chi non scende a compromessi, chi ancora resta in precario equilibrio tra la difesa di un bene superiore e la propria integrità etica. L’influenza dell’opera di Moore ha causato un radicale cambiamento nell’universo supereroistico a fumetti.
Quasi in contemporanea alla pubblicazione di Watchmen, la Crisi sulle Terre Infinite del DC Universe ha riazzerato la continuity ufficiale e il nuovo corso narrativo ha visto i protagonisti diventare più fallibili e violenti. Basti pensare che già nell’88, in una saga concepita da John Byrne, Superman prende la controversa decisione di giustiziare con le proprie mani tre supercriminali infrangendo così il codice d’onore che vincola i supereroi a non uccidere.
In tempi più recenti, i supereroi della Marvel sono stati costretti ad affrontare questioni morali altrettanto complesse e a schierarsi gli uni contro gli altri nella maxi-saga Civil War proprio a causa di un atto di registrazione simile, se non identico, al Keene Act ideato da Moore.
Ma la condizione esistenziale del vigilante non è che la punta dell’iceberg nel grande mosaico metanarrativo di Watchmen, fatto di iconografie, citazioni, flashback e concetti che spaziano dalle teorie complottiste e catastrofiste al culto e all’antivenerazione degli eroi passando per autoritarismo e determinismo.
Tutto si incastra a perfezione proprio come gli ingranaggi di un meccanismo ad orologeria, uno dei simboli ricorrenti e più significativi del fumetto. Watchmen ebbe un enorme successo di critica e di pubblico e si aggiudicò diversi premi.
E’ stata l’unica graphic novel ad aver vinto un Premio Hugo e ad essere stata inserita dalla rivista Time nella classifica dei cento migliori romanzi in lingua inglese dal 1923.
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Già nel 1986, i produttori Lawrence Gordon e Joel Silver acquistarono i diritti di Watchmen per la 20th Century Fox. Alan Moore, da sempre contrario allo sfruttamento commerciale e alla trasposizione cinematografica delle sue opere, si rifiutò di collaborare al progetto.
La sceneggiatura venne affidata a Sam Hamm che, proprio in quel periodo, avrebbe dato un apporto fondamentale allo script del Batman di Tim Burton. Hamm riscrisse il complicato finale di Watchmen inserendo un omicidio e un paradosso temporale.
La Fox passò il progetto alla Warner Bros. in cambio dei costi di sviluppo e degli interessi ma Gordon e Silver riuscirono a racimolare appena un quarto del budget necessario. Inoltre, Terry Gilliam fu assunto come regista ma giudicò Watchmen impossibile da trasporre e lasciò il progetto. La produzione andò in stallo.
Nel 2001, Gordon si associò a Lloyd Levin e agli Universal Studios per far ripartire il progetto. David Hayter fu ingaggiato come sceneggiatore e regista ma lasciò per divergenze creative. Nel 2004 fu la Paramount ad accollarsi la produzione.
Darren Aronofsky fu scelto come regista ma decise di dedicarsi a The Fountain e venne sostituito da Paul Greengrass. Alla fine, anche la Paramount decise di mettere in vendita il progetto come aveva fatto la Fox. Nel 2005, Gordon e Levin tornarono dalla Warner Bros. Stavolta decisero di affidare la regia a Zack Snyder, reduce dal successo di 300.
Proprio come aveva fatto con la graphic novel di Frank Miller, Snyder intendeva rimanere totalmente fedele alla trama e all’estetica del fumetto usando l’opera di Miller e Gibbons come storyboard. La Paramount ottenne i diritti per la distribuzione internazionale e il 25% della proprietà del film.
Per una storia così corale sarebbe risultata fondamentale la scelta del cast e la caratterizzazione dei personaggi. L’uomo che orchestra il mostruoso e controverso complotto per la salvezza del mondo è Adrian Veidt alias Ozymandias, ispirato dal Thunderbolt della Charlton Comics. Figlio di tedeschi immigrati in America, Adrian viene in possesso, ancora giovanissimo, di una cospicua eredità ma decide di devolverla in beneficienza per fare affidamento solo sulla sua intelligenza e sulla sua forza di volontà.
Ispirandosi ad Alessandro Magno e a Ramesse II, assume uno dei nomi del faraone diventando il supereroe Ozymandias, conosciuto come “l’uomo più intelligente del mondo”.
Appartenente ai Crimebusters, Adrian rivela la sua vera identità dopo il Keene Act e sfrutta commercialmente la propria immagine creando una multinazionale che vende ogni genere di prodotto ispirato a lui.
Geniale scienziato d’intelletto superiore, formidabile atleta, filantropo, liberale e megalomane, Ozymandias sogna di unificare il mondo come Alessandro Magno e mette in atto un genocidio per far ricadere la colpa su una fittizia forza esterna e costringere tutti i paesi del mondo, a cominciare da USA e URSS, a cessare le ostilità e unirsi contro la minaccia comune.
Il fisico alto e snello di Matthew Goode fu ritenuto perfetto da Snyder per interpretare Ozymandias, definito dal regista “un bellissimo superman ariano senza età”. Nella sua interpretazione, Goode conferì ad Adrian un accento tedesco per la sua vita privata ed un’inflessione americana per le sue uscite pubbliche.
L’attore reinterpretò la back-story del personaggio affermando che Adrian aveva rinunciato alla sua eredità vergognandosi del fatto che i suoi genitori fossero nazisti. Rispetto al fumetto, Ozymandias venne anche ringiovanito da 46 a 35 anni, anche se nel film la sua età non viene mai specificata. La tunica viola con accessori dorati dell’opera originale venne cambiata in un costume aderente e anatomico che sottolinea la fascinazione del personaggio per la cultura egizia.
I capezzoli riprodotti sui pettorali sono un dichiarato e beffardo riferimento ai ridicoli costumi del Batman & Robin di Schumacher.
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La storia ha inizio con l’omicidio del Comico, nome di battaglia di Edward Morgan Blake, ispirato a Peacemaker della Charlton, a Nick Fury della Marvel e The Shield della defunta MLJ. Il nome è invece un omaggio al grande attore comico Blake Edward.
Il Comico entra nei Minutemen all’inizio degli anni ’40 ma viene espulso e si rifiuta di far parte dei Crimebusters ritenendo i supereroi obsoleti in tempi di guerra nucleare. É un vigilante violento ed amorale che sbriga i lavori sporchi per conto del governo americano, commette crudeltà indicibili durante la guerra del Vietnam, è protagonista di alcuni degli eventi più drammatici nella storia americana, come l’omicidio di Kennedy, e gli viene concesso di continuare ad operare anche dopo l’approvazione del decreto Keene.
Con gli anni, il Comico passa dal costume clownesco giallo e viola ad una tenuta di cuoio con i colori della bandiera americana. La spilla Smile che lo simboleggia, macchiata di sangue dopo il suo omidicio, è una delle icone più ricorrenti e riconoscibili nell’opera di Moore.
Nel film, il Comico ha il volto di Jeffrey Dean Morgan, attore non di primissimo piano ma che fornì una prova convincente centrando in pieno il carattere cinico e sbruffone del personaggio, simbolo della degradazione dei più nobili ideali supereroistici.
Il Comico viene espulso dai Minutemen dopo aver picchiato e stuprato la compagna di squadra Silk Spectre alias Sally Jupiter, sex-symbol della sua epoca, realizzata da Gibbons sul modello di Nightshade della Charlton e di Black Canary e Phantom Lady della DC. La donna viene salvata dall’intervento di Hooded Justice con il quale allaccia un rapporto sentimentale di facciata per coprire la relazione omosessuale tra il vigilante e Capitan Metropolis, futuro fondatore dei Crimebusters.
Nel film è invece Ozymandias che tenta invano di formare il nuovo gruppo. Nonostante la violenza subita, Sally continuerà a provare attrazione nei riguardi del Comico. Alan Moore ha spiegato: “É come quelle mogli che tornano dei mariti dopo essere state picchiate. Alcune di loro tornano per paura ma in molti casi non è così semplice.
La mente e i sentimenti umani sono molto complessi.” Sally è interpretata nel film dalla splendida Carla Gugino che aveva già lavorato in Sin City di Rodriguez. L’attrice indossò delle protesi per sembrare una sessantenne negli anni ’80. Nel ruolo di Silk Spectre ha inoltre posato per delle illustrazioni sullo stile delle pin-ups ritratte dal celebre pittore peruviano Alberto Vargas.
Dalla breve relazione tra Sally e il Comico nasce Laurie Juspeczyk, spinta dalla madre ad ereditare il ruolo di Silk Spectre. A Laurie non piace essere una vigilante ed abbandona volentieri la sua doppia identità dopo il Keene Act.
É una donna moderna, emancipata, liberale e femminista, in rapporto conflittuale con la madre che gode delle attenzioni spesso degradanti dell’opinione pubblica. Uno degli elementi che rende evidente la difficile relazione tra le due, è la scelta di Laurie di rivendicare il cognome polacco Juspeczyk di cui Sally si vergognava durante la seconda guerra mondiale. Laurie crede che suo padre sia Hooded Justice e detesta il Comico per aver violentato sua madre.
Tuttavia, il difficile percorso di maturazione della nuova Silk Spectre la porterà a comprendere i sentimenti della madre e a cercare la strada della riconciliazione. Per il ruolo, Snyder non voleva una star troppo conosciuta e scelse l’intensa e bellissima Malin Akerman che ritenne il personaggio il motore emotivo del film trattandosi dell’unica donna in un gruppo di uomini.
L’attrice indossò un costume di lattice al quale rimanevano spesso attaccati i capelli della parrucca nera e forniva poca protezione nelle scene di combattimento, tanto da non risparmiarle diverse contusioni.
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Laurie è sposata con il fisico nucleare Jon Osterman, conosciuto come Dr. Manhattan, l’unico tra i watchmen a possedere autentici superpoteri ed ispirato al Capitan Atom della DC. Si tratta di un personaggio estremamente complicato. A metà degli anni ’40, il padre orologiaio ritiene il suo mestiere sorpassato a causa della teoria della relatività di Einstein e del bombaramento atomico su Hiroshima e Nagasaki. Spinge così il figlio verso la carriera di fisico atomico.
Dopo un incidente di laboratorio, Jon diventa un essere di energia atomica praticamente onnipotente, prende il nome dal progetto che ha portato alla creazione della bomba H e ha per simbolo un atomo d’idrogeno sulla fronte. Dr. Manatthan contribuisce in maniera determinante a far vincere la guerra del Vietnam agli USA restando al servizio del governo dopo il Keene Act.
La sua capacità di percepire la realtà a livello subatomico e di poter vedere il futuro lo rendono distaccato dall’umanità, completamente disempatico e assolutamente sicuro dell’inesistenza del libero arbitrio, da cui la teoria del determinismo secondo cui nulla avviene per caso.
Ma, alla fine, nel faccia a faccia con Laurie su Marte, il Dr. Manhattan riesce a guardare la vita umana attraverso un’altra prospettiva considerandola un raro miracolo termodinamico, l’improbabilità suprema. “Distillare una forma così specifica dal caos dell’improbabilità è come trasformare l’aria in oro” afferma.
Billy Crudup interpretò Osterman nei flashback ricorrendo poi alla motion capture in CG per il Dr. Manhattan, con la pelle blu, calvo e gli occhi privi di iridi e pupille.
I tecnici degli effetti visivi elaborarono il personaggio come una sorta di dio vivente che prova a creare l’umano perfetto raggiungendo una fisicità scultorea estrema. Venne usato come modello l’attore Greg Plitt il cui corpo venne digitalizzato in un modello 3-D nel quale fu innestato il volto di Crudup. L’attore si sentiva un po’ ridicolo nel costume con i LED e doveva concentrarsi al massimo sul personaggio del fumetto. Snyder decise di non alterare elettronicamente la voce dell’attore che sarebbe risultata sgradevole e inappropriata.
Nel fumetto, Ozymandias fa credere al mondo che il Dr. Manhattan possa causare il cancro a chi gli sta vicino costringendolo ad esiliarsi su Marte, poi il tedesco imbastisce un falso attacco da parte degli alieni per indurre le nazioni a cooperare.
Nel film, Ozymandias fa invece credere che l’attacco provenga dal Dr. Manhattan. Per quanto i puristi di Moore possano storcere il naso, la versione di Snyder è più coerente dal punto di vista narrativo. In entrambe le versioni, comunque, il Dr. Manhattan riconosce la logica e l’indubbia efficacia del piano di Ozymandias.
Il matrimonio con un uomo così anaffettivo e distaccato come il Dr. Manhattan, spinge Laurie tra le braccia del buon Daniel Dreiberg, alias Nite Owl, con un costume simile a quello di Batman, dotato di equipaggiamento ipertecnologico e di Archie, o Cleto nella traduzione italiana (diminutivi di Archimedes e Anacleto, il nome del gufo parlante di Mago Merlino ne La spada della roccia della Disney) un veicolo volante a forma di gufo che ricorda lo scarabeo di Blue Beetle, supereroe a cui è ispirato.
É il personaggio più positivo della storia, onesto, gentile, comprensivo con i compagni di squadra ma anche profondamente nostalgico nei riguardi della sua attività di supereroe. Gli occhiali e l’atteggiamento compassato e sornione lo fanno somigliare a Clark Kent. Dan si scopre incapace di avere un rapporto sessuale con Laurie ma la complicità che viene a crearsi tra i due li spinge a violare il Keene Act e a tornare in azione come vigilanti. Dan e Laurie si sentono allora di nuovo vivi e riescono a consumare la loro passione sconfiggendo l’inconscia repressione sessuale. Scoperto il piano di Ozymandias, decidono di tacere per il bene superiore ma continueranno ad agire come vigilanti.
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John Cusack, fan del fumetto, era interessato al ruolo ma Zack Snyder scelse Patrick Wilson dopo averlo apprezzato in Little Children. L’attore mise su 11 chili per interpretare Dan in sovrappeso e si allenò per risultare appesantito ma poderoso. L’attore paragonò il personaggio ad un veterano di guerra che non riesce a ritrovare il suo posto nella società. Snyder volle che il costume da gufo fosse più spaventoso rispetto a quello del fumetto.
Dan è il successore di Hollis Mason, il primo Nite Owl appartenente ai Minutemen e interpretato da Stephen McHattie che aveva già lavorato con Snyder in 300. Negli anni ’30, Mason è un agente di polizia che trova ispirazione dalle storie a fumetti di Superman e dalla comparsa di Hooded Justice per divenire anche lui un avventuriero mascherato.
La sua condotta è impeccabile e rappresenta il prototipo del supereroe golden age, sconfigge numerosi supercriminali e combatte le forze dell’Asse nella Seconda Guerra Mondiale. Si ritira negli anni ’60 per aprire un’officina e scrivere il suo libro di memorie, “Sotto il cappuccio”, del quale alcuni estratti vengono presentati in coda ai primi tre numeri della miniserie a fumetti e trasposti sullo schermo in un omonimo special di mezz’ora uscito solo per l’home video nel quale Mason racconta in un’intervista televisiva i fatti descritti nella biografia. Mason ha un ottimo rapporto con Dan, suo grande fan, al quale tramanda il manto di Nite Owl e s’intrattiene con lui in lunghe chiacchierate sui bei tempi andati.
La scena in cui Mason viene ucciso da una gang di strada è stata girata, tolta dal film e reinserita nelle versioni estese: la director’s cut e la successiva ultimate cut definitiva.
All’inizio della sua carriera come secondo Nite Owl, Dan Dreiberg faceva coppia con Rorschach, uno dei personaggi fondamentali dell’opera che prende spunto da The Question della DC e Mr. A della Charlton. Walter Kovacs ha un’infanzia travagliata e violenta cresciuto dalla madre prostituta che sfoga su di lui le proprie frustrazioni.
Decide di diventare un vigilante dopo l’omicidio di Kitty Genovese e indossa una maschera fatta di un tessuto speciale ideato dal Dr. Manhattan, composto da due strati di lattice nel quale si muove del liquido nero sensibile a calore e pressione. A seconda delle espressioni facciali, dunque, il liquido assume forme differenti assomigliando al test psicologico sull’interpretazione delle macchie d’inchiostro che prende il nome dal suo inventore: Hermann Rorschach. In seguito al caso di una bambina violentata ed uccisa, Kovacs cambia i suoi metodi e diventa un brutale sociopatico mantenendo però una gelida razionalità.
Nonostante il Keene Act, Rorschach rifiuta di ritirarsi e continua la sua attività di vigilante. All’indomani della prevista guerra nucleare, Kovacs se ne va in giro con un cartello che recita: “La fine è vicina”, uno degli slogan dell’opera oltre che il titolo del videogioco prequel della trasposizione cinematografica. Rorschach viene incastrato per l’omicidio del Comico e chiuso in carcere come previsto dal piano di Ozymandias ma Nite Owl e Silky Spectre lo fanno evadere. Rorschach non scende a compromessi “neanche di fronte all’apocalisse” ed è intenzionato a svelare il complotto di Veidt.
Per questo motivo, il Dr. Manhattan lo uccide facendolo esplodere. Nel film, l’enorme macchia di sangue lasciata sulla neve dell’Antartide somiglia proprio ad una macchia di Rorschach. Nell’epilogo della storia, il diario di Kovacs perviene al New Frontiersman, quotidiano di estrema destra che potrebbe così rivelare la verità sul complotto di Ozymandias.
Jackie Earle Haley, che aveva lavorato con Patrick Wilson in Little Children meritandosi una nomination agli Oscar, aveva letto la graphic novel e decise di interpretare Rorschach quando venne a sapere di essere il candidato preferito dai fans. Aiutato da quattordici amici, mise a punto il suo provino recitando scene del fumetto ed uscì quasi di testa cercando di conciliare il complesso comportamento umano del personaggio con l’assolutismo morale di Rorschach.
L’attore indossò una maschera totalmente bianca con i sensori per la motion-capture che avrebbero permesso agli animatori di creare le macchie nere. La trovò incredibilmente stimolante in quanto creava un senso di isolamento e si scaldava in fretta. Haley è cintura nera di Kenpo ma lo stile di combattimento pugilistico di Rorschach è più rozzo ed aggressivo. Nel fumetto, le scene che riguardano Rorschach sono raccontate in prima persona dal vigilante attraverso le didascalie introspettive riportate nel film attraverso la voce fuoricampo di Haley che conferisce alla narrazione un suggestivo stile hard-boiled.
Tra gli altri personaggi degni di nota va ricordato il villain in ritiro Edgar Jacobi meglio noto come Moloch il Mistico, interpretato da Matt Frewer. Anche lui come Janey Slater, viene fatto ammalare di cancro da Ozymandias per far ricadere la colpa sul Dr. Manhattan e poi ucciso con un colpo di pistola per incastrare Rorschach. Presenti nel film anche gli altri Minutemen: Apollonia Vanova interpreta Ursula Zandt alias Silhouette, cacciata dal gruppo dopo aver rivelato di essere lesbica.
Viene uccisa con la sua compagna da un villain in cerca di vendetta. Dan Payne è Bill Brady alias Dollar Bill, ucciso mentre tenta di sventare una rapina. Niall Matter infine è Byron Lewis alias Mothman, finito nel tunnel dell’alcolismo e quindi in manicomio.
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Le riprese ebbero inizio il 17 settembre 2007 e terminarono il 19 febbraio 2008 con un budget di 120 milioni di dollari. Le riprese si svolsero a Vancouver dove fu ricostruita parte di New York. Le scene ambientate su Marte e nell’Antartico vennero realizzate con il green-screen. Per portare Watchmen sullo schermo, Snyder ebbe la fortuna di essere assistito da Gibbons che aveva usato delle tecniche assolutamente innovative e fuori dagli schemi nella graphic novel.
L’illustratore era ricorso ad uno stile cinematografico fortemente realistico, presentando i dialoghi come in uno storyboard, in tavole standard di tre vignette rettangolari per tre, prive di onomatopee e con il movimento dei personaggi espresso attraverso le posture. Snyder fu attento a ricreare rigorosamente ciascuna vignetta rendendo viva la graphic novel proprio come aveva fatto con 300.
Per dare enfasi ai momenti più solenni della narrazione e alle sequenze di combattimento, il regista ricorse al rallenty, suo marchio di fabbrica. Dieci differenti compagnie di effetti speciali vennero coinvolte nel progetto per realizzare le 1.100 riprese che ne richiedevano l’uso. Tra le scene più memorabili del film, i titoli d’apertura che ripercorrono i fatti salienti della storia americana, dalla seconda guerra mondiale agli anni ’80, nella realtà parallela di Watchmen con i supereroi come protagonisti fondamentali. La lunga sequenza è resa ancor più suggestiva dal brano The Times They Are a-Changin di Bob Dylan.
La musica riveste infatti una notevole importanza nell’opera di Moore che cita diverse canzoni, alcune delle quali figurano nella colonna sonora del film tra cui The Sounds of Silence di Simon e Garfunkel. La scena d’amore tra Dan e Laurie è sottolineata da Hallelujah di Leonard Cohen. Bob Dylan è presente con ben tre brani. Quando Dr. Manhattan giunge su Marte e ricorda il suo passato, ascoltiamo uno straniante brano dalla colonna sonora del film Koyaanisqatsi. Lo sterminio dei vietcong da parte del Dr. Manhattan e del Comico è accompagnato dalla Cavalcata delle Valchirie di Wagner, citazione da Apocalypse now di Coppola. Il Requiem di Mozart chiude lo scontro finale con Ozymandias.
La colonna sonora orchestrale venne affidata a Tyler Bates, collaboratore fisso di Snyder, che ricorse a sonorità eccentriche realizzando motivi epici, tesi e incalzanti con qualche inserto corale.
Watchmen, Vietnam by StudentsHouse Ge
Nella graphic novel è presente un esempio di metafumetto, ovvero di un fumetto nel fumetto. Si tratta de I Racconti del Vascello Nero che un giovane nero legge sempre seduto davanti ad un’edicola. É un horror piratesco nel quale seguiamo le peripezie di un naufrago sopravvissuto all’affondamento del suo veliero da parte di una Nave Fantasma condotta da una ciurma di morti viventi.
Ossessionato dall’idea che il Vascello Nero possa giungere nella sua città, il protagonista si crea una zattera con i cadaveri dei suoi compagni e sfugge all’isola deserta su cui era rimasto confinato. Ormai in piena paranoia, l’uomo torna a casa e fa strage di concittadini e famigliari credendoli morti viventi.
In realtà la città non è mai stata attaccata. La paura del Vascello Nero ha trasformato il protagonista stesso in un membro della ciurma maledetta. É lo stesso messaggio di Watchmen che può ricondurre all’aforisma di Nietzsche: “Se guardi a lungo nell’abisso, anche l’abisso guarderà dentro di te.”
Dal racconto è stato tratto un mediometraggio animato diretto da Daniel DelPurgatorio e Mike Smith con le voci di Gerard Butler, protagonista di 300, e Jared Harris. Il cartoon è uscito in blu-ray e dvd allegato ad Under the hood. Successivamente, I racconti del Vascello Nero è stato montato all’interno della Ultimate Cut di Watchmen rendendo il film una trasposizione ancor più completa.
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Prima dell’uscita del film è stato realizzato anche un Motion Comic, una serie di dodici episodi animati di circa trenta minuti per la tv, il web e, in seguito, l’home-video, diretti da Jake Strider Hughes con la voce narrante di Tom Stechschulte ad interpretare tutti i personaggi.
Watchmen uscì nelle sale il 5 marzo del 2009 ed incassò 185 milioni di dollari in tutto il mondo, una cifra tutt’altro che esorbitante. Il film divise in due critica e pubblico. Alcuni apprezzarono la visione estetica di Snyder e la fedeltà al fumetto originale, altri lo trovarono una prolissa e noiosa scopiazzatura priva di autorialità.
Watchmen è un’opera incompresa. Il film fa sul grande schermo ciò che la graphic novel ha fatto per il fumetto: porta il genere supereroistico in una dimensione più alta, complessa e matura. Un cinecomic non adatto al grande pubblico abituato al blockbuster fracassone ma divenuto già una pietra miliare per molti fans dell’opera di Moore. Snyder ha firmato una regia rispettosa, attenta, necessariamente lunga e lenta come lo è la graphic novel ma anche fortemente ispirata con alcuni guizzi autoriali che lasciano il segno.
Uno dei migliori connubi tra cinema e fumetto che ha il solo torto di essere ancora troppo avanti coi tempi.