Intervista e Recensione: “Trama” di Ratigher
Pubblicato il 5 Gennaio 2012 alle 12:10
Ratigher ci conduce in una corsa senza sosta negli abissi del senso di colpa, lasciandoci soli a subire il peso di una storia mozzata.
P.S. Non perdetevi l’intervista all’autore in coda all’articolo, dopo averla letta vedrete lo sport con occhi diversi…
Trama
Autore: Ratigher
Casa Editrice: Grrrzetic
Provenienza: Italia
Prezzo: 18€, 17×24, 128 pp, b/n, cart.
Data di pubblicazione: aprile 2011
“Trama”, paradossalmente, ha poca trama: Lavinia e Giulio, ragazzi benestanti e dediti all’uso di droghe, vengono presi in ostaggio da Bimbo Fango, un essere deforme fatto di fango ed armato di forcone, che vuole essere portato alla festa a cui stanno andando. Durante il tragitto i due riescono a scappare dando vita ad un inseguimento senza sosta durante il quale incontrano inquietanti personaggi che li trascinano fino ad un finale sconvolgente. Ratigher, infatti, più che sulla storia, che richiama quella di uno slasher movie cult come “Non aprite quella porta”, si concentra sul ritmo, su una costruzione narrativa precisissima e sul non detto.
Vediamo uno per uno questi elementi: il ritmo di “Trama” è frenetico, come nei migliori thriller di Jeffery Deaver (“Il collezionista d’ossa”) il colpo di scena è sempre dietro l’angolo e mai fine a se stesso, costringendo il lettore a restare incollato alla pagina per scoprire cosa accadrà. Chiudere il libro prima della fine è impossibile e arrivati all’ultima pagina non si può fare a meno di volerne di più;
la costruzione narrativa è il punto di forza dell’opera, tutto, dalla concatenazione dei capitoli, alla scelta delle scene (stupenda la tavola in cui la closure tra due vignette diventa una porta da sfondare), fino agli spoiler che anticipano (in negativo e fornendo solo alcuni elementi della tavola e dei dialoghi) quello che accadrà due capitoli dopo, è votato a stuzzicare la curiosità morbosa del lettore. Quest’ultimo viene trattato alla stregua di un voyeur del dolore, allo stesso tempo angosciato e attratto dalla violenza subita dai protagonisti, proprio come negli splatter degli anni settanta e ottanta, ma con una differenza sostanziale che ci conduce al terzo elemento…
il “non detto”. Se nei film splatter il climax è rappresentato dalla brutale uccisione o dalla mostra delle torture inflitte ai vari personaggi che fanno da valvola di sfogo per lo spettatore che può finalmente liberarsi dall’angoscia accumulata fino a quel punto, in “Trama” questa catarsi non avviene mai. Ratigher, infatti, per accentuare l’ansia e il senso di colpa indotto nel lettore ha deciso di sospendere il racconto proprio un attimo prima della violenza per riprenderlo un attimo dopo, lasciandoci intrappolati nella spirale senza risposta del “cosa sarà successo?”. A fare paura non è l’esplosione di budella, ma il subdolo “unheimlich” (perturbante, letteralmente “non familiare”) freudiano, una sorta di angoscia indefinita data dalla sensazione che in scene all’apparenza comuni ci sia qualcosa di “sbagliato”, di “fuori posto”, proprio come nel primo incontro con il camionista o con il vecchio che si è ritirato in solitudine, scene di calma apparente in cui, però, non si riesce ad abbassare la guardia e l’adrenalina non cala di un millilitro. Nemmeno il finale fa sconti al lettore che, attraverso uno spoiler bastardissimo, viene parzialmente informato su cosa accadrà dopo la parola fine senza la possibilità di scoprirne il come e il perchè.
Menzione a parte merita il personaggio di Bimbo Fango, tra i vettori principali dell’azione, di cui vi consiglio vivamente la storia in cui ne vengono narrate le origini, la trovate sul blog di Ratigher o su Hobby Comics 2 (edito da Grrrzetic, ospita lavori anche degli altri membri del gruppo dei Superamici). Bimbo Fango, che Ratigher definisce “un monito per tutti noi”, ci pone costantemente di fronte alla domanda su chi sia effettivamente il mostro, se lui che, in fondo, vuole solo partecipare ad una festa esclusiva; Lavinia e Giulio, che non sono certo dei campioni di moralità (mi scuso con Ratigher per avergli probabilmente fatto perdere l’ex-ministro Giovanardi come potenziale lettore!), o noi stessi che ci facciamo avidi spettatori di violenza e degrado.
Su “Trama” ci sarebbe molto altro da dire, tipo che l’edizione che ricorda gli Omnibus Mondadori, è fighissima e curatissima, ma siccome siamo pigri lo facciamo dire direttamente all’autore:
1) Considerando che la tua opera ha una trama ed uno svolgimento frenetici e in primo piano c’è sempre l’azione, come mai hai scelto proprio “Trama” come titolo?
Mi piaceva la parola, il suono, e mi piaceva da così tanto tempo che a forza di piacermi mi sembrava una poesia, una specie di parola immensa in grado di contenere un mondo. Poi c’è il fatto che vorrei pubblicarlo in America e per gli americani “trama” suonerebbe come una storpiatura di “drama”. Credo metterebbe curiosità, come una persona che al posto di chiamarsi Giuseppe si chiamasse Siuseppe: “Ma come mai ti chiami Siuseppe? Spiegami per bene, sono molto curioso, ti dedico tutta l’attenzione che non ti avrei dedicato ti fossi chiamato Giuseppe”.
2) Bimbo Fango, personaggio che ricorre in molte delle tue opere, ci si presenta con caratteristiche proprie sia di Cristo, nella storia in cui racconti le sue origini gli fai assumere su di sè i peccati dell’umanità, che del vendicativo dio dell’antico testamento. Cosa rappresenta per te e quale messaggio vuoi veicolare attraverso questo personaggio?
Bimbo Fango non vuole separarsi dai suoi errori e dalle sue bassezze, non cerca redenzione, anzi la schifa. Non vuole nemmeno punire, lui vuole guardare, studiare. Rispetto a Cristo è più brutto, rispetto al Dio del vecchio testamento è più basso, rispetto a Bruce Willis è più timido. Bimbo Fango è, in una parola, curioso, di una curiosità che uccide il gatto però; questo mi permette di fargli vivere avventure che la normale curiosità non suscita.
3) Il personaggio più enigmatico di tutto il libro è forse il vecchio con gli occhiali che si è ritirato dall’umanità, egli è l’unico personaggio “buono” e l’unico di cui non sono chiare le motivazioni, come se il bene non potesse avere un senso. E’ solo il freak disadattato che non poteva mancare in un horror o rappresenta qualcosa di diverso?
Il vecchietto per me è la cultura, incapace di riformarsi, costretta ad esiliarsi per non impazzire, che abbandona l’azione in favore della catalogazione. In Trama non c’è, ma se avessi dovuto disegnare una nemesi del vecchietto avrei fatto una ragazza magra, carina e con un forte asma; avrebbe rappresentato I video giochi, uno dei pochissimi esempi di “resistenza” a mio parere.
4) Perchè “la filosofia, come la musica, è veleno”?
Non ti posso rispondere, non ne sono capace e nemmeno sicuro. Però ti posso parlare della mia nuova fissazione riguardo lo sport: credo bisogni togliere lo sport agli sportivi. Lo sport è considerato un credo ottimista, sano, custode di valori alti; diventa quindi un club nel quale nascondersi, entrando a far parte della schiera dei lodevoli. Invece anche in quell club è pieno di assassini figli di puttana. Sono convinto sia il momento di abbracciare l’intero spettro di colori che compone lo sport e iniziare a coltivarne il lato oscuro. Una volta, con I Super Amici, abbiamo scritto sul muro “lo sport è Maradona”.
5) In tutta l’opera usi un meccanismo tipico del serial televisivo come lo spoiler, mentre in fondo alla storia ci dai un finale oltre il finale. “Trama” avrà un seguito?
No, Trama non avrà un seguito. Se li avesse sarebbe una trilogia; il secondo libro si chiamerebbe “lo sportivo nero” e il terzo “super peste”. Se, tra 20 anni, venisse raccolto in edizione di lusso con tutti e tre i volumi, aggiungerei all’opera cinque fascicoli contenenti rispettivamente: 1- fotografie in bianco e nero di fossi e buche. 2- uno studio dei personaggi in versione super deformed. 3- un finale alternativo che si conclude con una festa di ewoks 4- un racconto pornografico con le parole sporcaccione scritte gigantesche 5- il “ritaglino” delle pistole che compaiono nell’epopea.
6) “Trama” oltre ad una bella storia è anche un bell’oggetto. Come pensi che cambierà l’editoria cartacea con l’avvento del digitale? C’è spazio per tutte e due o il vecchio cederà il passo al nuovo?
Sono sicuro arriverà qualche altra novità a sparigliare di nuovo le carte. Per ora mi sembra che la situazione stagni e questo mi fa pensare che il vecchio vinca sul nuovo. Io comunque sto a guardare senza tifare per nessuno e quando il nuovo standard si setterà lo abbraccerò come si stringe un nuovo, ricco e simpaticissimo amico.