Habana – Un viaggio a Cuba: Recensione
Pubblicato il 14 Dicembre 2011 alle 12:43
Filtrata attraverso gli occhi affascinati di un grande artista, Cuba ci viene restituita in una serie di splendide illustrazioni nella sua povertà e nella sua bellezza.
Habana – Un viaggio a Cuba
Autore: Reinhard Kleist
Casa Editrice: Black Velvet
Provenienza: Germania
Prezzo: € 15,00; 16,5X24; 102 pp, col. C
Data di Pubblicazione: 2011
Che fine aveva fatto Reinhard Kleist dopo la bellissima biografia a fumetti su Johnny Cash del 2006?
Fra le altre cose (perché Kleist non sta mai fermo: fra illustrazioni per libri e dischi, il lavoro di art director nel campo dell’animazione, e quello di affrescatore di palazzi) ha intrapreso un viaggio di quattro settimane a l’Avana, per farsi un’immagine di quel paese e della sua gente. Così ha dichiarato.
In realtà, lui che ha il vizio del biopic (in particolare musicale, ricordando anche il suo ELVIS in coppia con Titus Ackerman) aveva in programma di realizzarne uno sul Lìder Màximo Fidel Castro (da noi inedito), molto lontano dalle strade del rock cui ci aveva abituati. Perciò, nella solita accuratezza con cui prepara le sue opere, si rese necessaria una visita in quella terra, legata così a doppio filo con la sua storia da non essere ancora riuscita a lasciarsela alle spalle.
Il fumettista di Colonia ammette, dietro tutte le motivazioni socio-politiche che si possono addurre, che a spingerlo nella capitale cubana è stato soprattutto il fascino. “Il nome ha sempre avuto per me un suono accattivante: sapeva di avventura, nostalgia dei paesi lontani, gioco d’azzardo, delcino.” L’Avana, specialmente per un europeo, è un forte ideale romantico, e Kleist vi si reca proprio per scoprire quanto di ciò sia solo uno stereotipo, e quanto il suo misterioso socialismo influenzi la vita delle persone.
Con tali premesse, c’era da aspettarsi quasi una sorta di viaggio-inchiesta da parte del disegnatore, mentre invece, pagina dopo pagina, il resoconto del suo soggiorno assume sempre più un tono turistico. Ci sono un paio di incursioni all’interno di questioni peculiari come la Santeria, lo strapotere del governo o l’eco deviato della rivoluzione, ma sono così brevi da sfiorare la suggestione. Per la maggior parte del tempo vanno in scena la quotidianità, le abitudini sociali e gastronomiche della popolazione, il suo modo di vivere ogni giorno una realtà unica al mondo.
L’indagine di Kleist è soprattutto visiva, in un percorso a metà fra la documentazione e la sperimentazione grafica. Quaderno degli schizzi sempre in mano, gira l’Avana e la Valle de Viñales riportando sul foglio strade, persone, particolari o interi panorami, tracciando la mappa dei suoi ricordi. Diversamente da un fotografo, l’autore può filtrare la realtà attraverso le sensazioni che gli comunica, e decidendo, anche solo nella scelta del colore o del bianco e nero, quale aspetto mettere in risalto. Il risultato è così un’impressionante serie di meravigliose illustrazioni, da quelle appena abbozzate a quelle precisamente rifinite (fra cui rientra certamente l’enorme paginone centrale in “formato widescreen”), che vanno a comporre quello che assomiglia più a un catalogo che a un vero e proprio fumetto.
Spesso e volentieri Kleist ci lascia privi di una trama, soli con le sue illustrazioni corredate di didascalie, come in un’artistica guida turistica di Cuba. Ma è un peccato, perché quando la sua figura in movimento torna a fare da filo conduttore, la lettura si fa meno dispersiva e più compatta. Come nel finale, in cui ci sono un paio di interessanti intuizioni dell’autore (vedi l’interazione verbale con il Fidel Castro stampigliato sui cartelloni propagandistici), che se portate avanti fin da subito avrebbero trasformato l’opera in un viaggio più coinvolgente, senza relegare il lettore ad un passivo ruolo di osservatore.
Al termine della lettura abbiamo guadagnato un campionario di stupende illustrazioni, che avevano lo scopo di dare un quadro complessivo della realtà cubana, ma che sono riuscite invece soltanto a confermare la sua immagine caleidoscopica. E come noi, nemmeno Kleist ha potuto dare una risposta alle sue domande.