X-Men Oro 2 | Recensione

Pubblicato il 21 Dicembre 2017 alle 16:40

Siete pronti per la nuova serie dell’Uomo Ghiaccio? Allora non perdete il secondo numero di X-Men Oro, l’albo dedicato alla squadra mutante guidata da Kitty Pryde! Chi è davvero Bobby Drake e qual è il suo posto nel mondo? Ce lo spiegano Sina Grace e Alessandro Vitti!

Il nuovo corso delle X-testate Marvel prosegue e, almeno per il momento, non tutto è allo stesso livello. X-Men Blue, per esempio, la deliziosa serie che vede protagonisti gli originali componenti del team, giunti dal passato nel nostro presente, è interessante e coinvolgente, grazie alle trame del bravo Cullen Bunn, e lo stesso si può dire per Jean Grey che esordisce questo mese proprio su quelle pagine.
Le cose paiono andare in maniera diversa, invece, per X-Men Gold, comic-book incentrato su una squadra mutante guidata dalla volitiva Kitty Pryde. Il primo numero non mi aveva convinto, anche perché lo scrittore Mark Guggenheim riproponeva le consuete situazioni claremontiane stile ‘morte e disperazione’ degli anni ottanta che ormai hanno francamente stancato. Bisogna dire che, in effetti, è questo l’elemento fondamentale della collana, alla luce di questa seconda uscita.

Sulla base delle impostazioni di Guggenheim, l’isteria anti-mutante è ancora presente, a causa di una donna che, approfittando della sua popolarità televisiva, sta portando avanti una campagna d’odio nei confronti di tutti gli individui dotati di gene x. Malgrado Kitty e compagni abbiano deciso di vivere in un quartier generale a Central Park, cercando in tutti i modi di instaurare un clima di apertura e di fiducia nei confronti degli homo sapiens, la situazione non è molto positiva.

Nei nn. 4-5 di X-Men Gold inclusi in questo albo, Guggenheim si ricollega al passato, facendo entrare in scena Gambit, alle prese con un essere nato dalla tecnologia delle Sentinelle. L’autore dimostra di conoscere a menadito i trascorsi dei personaggi e in generale l’universo narrativo mutante, ma le storie sono ripetitive, noiose e tutto sa di già visto. X-Men Gold è un prodotto mediocre che nasce vecchio e si rivolge ai lettori nostalgici, nonché compromesso dai disegni convenzionali e standardizzati di R. B. Silva.

In appendice esordisce Iceman, serie regolare dedicata a uno dei membri storici degli X-Men, l’Uomo Ghiaccio. Il protagonista è il Bobby Drake adulto e non il suo se stesso giovanile che fa parte della squadra azzurra (ma che comunque appare brevemente all’inizio del primo episodio). Bobby è un uomo confuso che non è ancora venuto pienamente a patti con il suo orientamento sessuale. E’ su questo concetto che pare volersi concentrare l’autore Sina Grace.

Almeno per il momento, imbastisce una story-line senza infamia e senza lode, con le apparizioni di Kitty Pryde, una mutante in difficoltà e un gruppo di Purificatori che ce l’hanno con lei. La sensazione è che a Grace interessino più i rapporti tra Bobby e i genitori (quello con il padre, in particolare, non è facile) che il supereroismo propriamente detto. Ne viene fuori un prodotto ibrido, diviso tra introspezione e azione, ma i due elementi non sono ben equilibrati e sembra quasi che Grace utilizzi il secondo di malavoglia e solo perché il protagonista è un mutante che combatte i criminali.

Per giunta, i disegni di Alessandro Vitti, pur efficaci, non fanno gridare al miracolo, e le cose vanno meglio nel secondo episodio di Iceman con Edgar Salazar che ha un tratto più fluido e plastico (sebbene nemmeno lui risulti esaltante). In definitiva, Iceman è la consueta serie Marvel conformista e politicamente corretta, pensata magari come contentino per i lettori gay, ma niente di più.

Concludendo, direi che X-Men Oro non dimostra particolari motivi di interesse e non mi sentirei di consigliarla, a differenza di X-Men Blu.

 

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