(in)Certe Stanze di Cristiano Silvi e Luca Russo: Recensione

Pubblicato il 22 Dicembre 2011 alle 12:46

Tunuè presenta “(in) certe stanze”, un noir dal sapore filosofico che indaga l’animo umano alla ricerca della vera identità dei suoi protagonisti.

(in)certe stanze

Autore: Cristiano Silvi (soggetto e sceneggiatura), Luca Russo (disegni)
Editore:
Tunuè
Provenienza:
Italia, 2007
Formato:
17×24, cop. plast. opaca, 80 pag., col.
Prezzo:
€ 9,50
Anno di pubblicazione:
2007

La misteriosa scomparsa nel 1965 dell’attore argentino Paco De Jorge è divenuta il centro focale degli studi dell’esperto di cinema Fancisco Martinez, che ha consacrato alla figura di De Jorge tutti i suoi sforzi e le sue speranze di poterne avere notizie.

Ossessionato dalla figura di questo attore, Martinez riceve infine una lettera che lo porta in Argentina a ripercorrere i passi di De Jorge, verso un incontro liberatorio e sconvolgente con il passato e la verità.

Da un’idea di Pasquale M. Napolitano, Cristiano Silvi trae ispirazione per scrivere “(in)certe stanze” affidandone la realizzazione grafica agli splendidi disegni di Luca Russo.

Un thriller filosofico, che indaga con lucida amarezza l’identità di due uomini indissolubilmente legati, mettendone a nudo i demoni, in un sottile gioco psicologico che ha tutto il sapore di quell’esplorazione delle contraddizioni umane che permea di sé l’opera pirandelliana.

Una narrazione fluida e dal ritmo serrato che si dipana attraverso il ricordo di De Jorge, che fa rivivere le macerie di un presente che è rimasto ancorato al passato, provando inutilmente a camuffare se stesso.

Una lettura che cattura da subito l’attenzione del lettore, e in grado di restituire in modo magistrale tutte le atmosfere di ansia e tensione dei suoi protagonisti, velandole di rimorso e stanchezza. Un’operazione resa possibile grazie alla particolare scelta stilistica di Russo, che con disegni di stampo grottesco riesce a trasmettere tutto lo spessore delle sue figure e dei suoi ambienti, in un perfetto connubio tra parola e disegno. Una nota di merito, quindi, per il segno e la colorazione quasi materici, che rendono tridimensionali umori e sensazioni di ogni singola vignetta, come solo una tecnica mista – illustrata in una breve prefazione di Alessandra Rullo – può fare.

Qualche dubbio rimane invece su alcune scelte di lettering che nonostante lo sforzo di uniformarle allo stile dell’autore, non appaiono del tutto ben amalgamate con le tavole.

L’edizione curata da Tunuè è buona sotto il profilo della confezione, per un volume che si premura di rendere appieno l’intenzione degli autori, mantenendo intatto l’effetto della carta per acquerello non trattata impiegata per gli originali. Qualche perplessità è invece suscitata dalla scelta di anteporre i bozzetti preparatori e alcune illustrazioni alla storia, per un’apertura di volume che potrebbe rischiare di smorzare l’intensità del racconto. La prefazione all’albo è curata da Carlo Lucarelli.

In conclusione “(in)certe stanze” è una lettura appassionante, un noir che sa giocare bene sia sul piano narrativo che su quello grafico, attingendo al tema dell’identità, strizzando l’occhio a Pirandello, ma con un certo gusto derivato anche da Edgar Allan Poe.

VOTO: 8

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