10 Count 1 | Recensione

Pubblicato il 10 Dicembre 2017 alle 17:00

J-POP presenta il nuovo manga di Rihito Takarai, già autrice di Hana no Miyako De (Alla capitale dei fiori).

Il giovane Shirotani Tadaomi, segretario del presidente di una grande compagnia, è affetto da misofobia e rupofobia ovvero la paura patologica del contatto con lo sporco per evitare qualsiasi tipo di germe. Questo provoca al ragazzo notevoli inconvenienti nella vita di tutti i giorni, ma anche sul luogo di lavoro, dove tiene un atteggiamento piuttosto distaccato con tutti, data la particolarità del suo comportamento, riflesso della sua fobia. Un giorno, mentre è in auto con il presidente Kuramoto, Shirotani incrocia Kurose Riku, uno psicoterapeuta che salva il presidente da un possibile incidente stradale. Con l’occasione Kurose offre anche il suo aiuto gratuito a Shirotani per guarirlo dalla sua fobia, seguendo la terapia dell’esposizione con prevenzione della risposta, che prevede un percorso graduale in dieci azioni per arrivare ad una completa guarigione.

Sgombriamo subito il campo: a dispetto della copertina (almeno) in questo primo volume non troverete scene degne di uno smut. Infatti l’approccio e la conoscenza dei due ragazzi avviene con un ritmo straordinariamente lento, che a dispetto delle intenzioni, far salire la suspense, potrebbe anche annoiare il lettore. Tuttavia il ritmo è comunque sempre in crescendo, con lo svilupparsi ed il prendere coscienza dei propri sentimenti da parte di Shirotani, che in questo primo volume è il protagonista assoluto, in quanto Kurose interviene solo in alcuni momenti ben precisi ed è sempre (almeno all’esterno) distaccato, dato il suo carattere chiuso e a tratti antipatico.

In ogni caso lo sviluppo e la descrizione dei personaggi sono ben curati, grazie all’abilità dell’autrice che, con poche scene, riesce a dare l’idea delle conseguenze che la fobia di Shirotani comporta nelle sua vita quotidiana, rendendolo vulnerabile nei confronti del prossimo. Inoltre, anche la tecnica di guarigione proposta da Kurose ha basi scientifiche.

Interessante è anche che il rapporto di amicizia tra i due protagonisti si svolga in parallelo con quello tra dottore e paziente, anche se questo ultimo rapporto in realtà cede presto il passo al primo, perdendo di autenticità: sono infatti abbastanza miracolosi i rapidi miglioramenti di cui è protagonista Shirotani, dopo una vita passata ad evitare ogni contatto tattile con oggetti e persone… Inoltre si apre un po’ troppo presto nei confronti di Kurose, anche se è pur vero che dopo l’incontro con lui dimostra apertura anche verso colleghi e amici.

La nota negativa di base di questo manga, anche per chi, non conoscendo l’autrice, lo ha preso per caso, è che rispecchia in tutto e per tutto i luoghi comuni che si tramandano sui protagonisti degli yaoi anche tra chi non li legge abitualmente; se non ci credete guardatevi la pagina di Wikipedia! Kurose è il perfetto seme: più forte fisicamente, più mascolino anche nei tratti fisici, che sono più netti, con un carattere predominante; Shirotani è il perfetto uke: protagonista principale del manga, effeminato (o arrossisce o piange), ha tratti fisici delicati ed è sottomesso a Kurose (che è pure il suo dottore di fiducia… se non si ascolta il proprio dottore!). Per finire, anche la regola dell’altezza è rispettata, nonostante Shirotani sia più vecchio di Kurose di alcuni anni.

Dal punto di vista grafico il charadesign rispetta gli stilemi del genere, come detto. I dialoghi sono ridotti al minimo, tutto viene narrato attraverso gli sguardi e le azioni dei protagonisti. Il tratto è in ogni caso essenziale e pulito e dimostra una certa eleganza nel disegno.

Una ultima nota sulla copertina, che potrebbe tradire sul contenuto del volume: è la stessa autrice a chiedere perdono ai lettori se sono stati tratti in inganno dalla cover… chi per un motivo (uno smut già dal primo numero?!) chi per un altro (un manga thriller psicologico?!).

L’edizione J-POP presenta anche la sovraccoperta, ma ho notato un po’ di refusi nei dialoghi… peccato, perché euro 6,50 non sono pochi…

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