Boruto – Naruto Next Generations 2 | Recensione

Pubblicato il 4 Dicembre 2017 alle 19:00

Continuano anche nel secondo volume le avventure già narrate nel film di animazione Boruto: Naruto the Movie del 2015

L’evento principale di questo volume sono le prove di selezione per i nuovi chunin, cui partecipano, a differenza di quanto avveniva un tempo, i candidati di tutti i villaggi nel segno della pace ritrovata. Ed in questo torneo Boruto si trova ad affrontare il figlio di Shikamaru, Shikadai Nara, suo amico. Trovandosi in difficoltà, Boruto bara e Shikadai, degno figlio di suo padre, per non avere ulteriori seccature, si arrende. Scoperto da Naruto, Boruto viene squalificato pubblicamente. Ma gli eventi prendono presto una brutta piega quando la minaccia annunciata da Sasuke arriva al Villaggio della Foglia.

Nella recensione del volume uno avevamo riscontrato alcuni difetti nella storia, che ne hanno pregiudicato il voto finale. Purtroppo tali difetti permangono, dato che anche in questo secondo tankobon i soli personaggi approfonditi sono Naruto e Boruto e tutti gli altri restano di contorno (compresi Sanada e Mitsuki). E questo è un vero peccato dato che gli scontri individuali tra i futuri chunin avrebbero dato la possibiità di approfondire e presentare ad uno ad uno la nuova generazione. Invece si è preferito in poche vignette limitarsi a dare solo i risultati degli incontri. Se questo poteva anche essere comprensibile in un film, che aveva una durata prestabilita ed un tema portante, in un medium come il  manga è invece incomprensibile. Ukyo Kodachi avrebbe dovuto approfittare del diverso medium per arricchire il mondo che aveva scritto.

Tuttavia, a differenza che nel primo volume, il pregio qui è che il rapporto tra padre e figlio arriva ad un chiarimento finalmente  definitivo; anche se i dialoghi sono piuttosto scarsi (siamo sempre in uno shonen e dunque il ritmo deve essere veloce senza perdere troppo tempo in introspezioni psicologiche troppo profonde), il gioco di sguardi, sorrisi e lacrime che accompagna alcune pagine riesce a dare una descrizione profonda sia dell’inquietudine di Boruto nel non riuscire a comprendere il comportamento del padre sia del fatto che anche Naruto alla fine capisce di aver fatto degli errori nel suo ruolo di padre e contemporaneamente Hokage, avendo lasciato che il suo ruolo pubblico prevalesse sulle necessità familiari.

Il punto di incontro tra i due caratteri si avrà dal punto di vista visivo quando Boruto andrà a salvare il padre con un dono fattogli da Sasuke.

Per quanto riguarda il disegno, non posso che ripetere quanto già detto in occasione del primo volume: il tratto di Mikio Ikemoto riprende totalmente quello del maestro Masashi Kishimoto, qui nella veste di solo supervisore, anche se nelle scene di azione si vede la differenza di disegnatore, dato che quelle di Ikemoto sono meno dinamiche nelle pose dei personaggi e nella capacità di trasmettere il movimento. Per non parlare degli ambienti, esageratamente spogli in questo numero, a dire il vero. Se pensiamo che Boruto è pubblicato mensilmente, il difetto pare ancora più grave.

L’edizione italiana del volume due, che come detto riprende le varatteristiche di quelle di Naruto, presenta anche un piccolo extra, Il club di Boruto, in cui vengono presentati i personaggi del manga (in questo caso i tre nuovi arrivi del Villaggio della Sabbia impegnati nell’esame per chunin).

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