Kamandi Challenge Volume 1 | Recensione

Pubblicato il 3 Dicembre 2017 alle 10:00

Siete pronti per accettare la sfida di Kamandi? Un nutrito gruppo di autori americani delinea una story-line dal ritmo adrenalinico e avvincente per fare un omaggio al Re dei comics: Jack Kirby! Non perdete il ritorno dell’ultimo ragazzo della terra in questa sorprendente miniserie!

La Marvel non è stata l’unica casa editrice a celebrare i cento anni della nascita di Jack Kirby, forse l’autore di comics più importante in assoluto. La DC non è stata da meno e non potrebbe essere diversamente, considerando che il Re, dopo aver lasciato la Casa delle Idee alla fine degli anni sessanta, andò a lavorare proprio alla DC, realizzando il monumentale affresco narrativo del Quarto Mondo. Se alla Marvel Jack, insieme a Stan Lee, diede vita a personaggi leggendari, alla DC fece lo stesso e ideò character ancora oggi utilizzati dall’etichetta di Superman e Batman.

Tra essi c’è Kamandi, l’ultimo ragazzo della terra, protagonista nei seventies di una serie amata e apprezzata anche in Italia. L’ambientazione del comic-book era fantascientifica e si collocava nel contesto del cosiddetto Grande Disastro, un cataclisma che, in un lontano futuro, aveva reso intelligenti gli animali e i pochi uomini sopravvissuti bestie da schiavizzare. E’ qui che finiva Kamandi, dotato della capacità di pensare e di parlare, e coinvolto in vicende che diedero modo a Kirby di dare libero sfogo alla sua sfrenata fantasia.

La testata era chiaramente ispirata a film sul genere Il Pianeta delle Scimmie che all’epoca andavano per la maggiore ma Jack aveva pure rielaborato alcuni elementi di una sua vecchia storia pubblicata negli anni cinquanta in una delle tante riviste sci-fi del mercato statunitense. Resta il fatto che Kamandi è ancora oggi ricordato con affetto dai fan e di tanto in tanto la DC l’ha usato nei suoi albi. La miniserie Kamandi Challenge è un sentito e affettuoso omaggio a Jack e presenta caratteristiche peculiari.

L’idea è nata da Dan DiDio che ha scritto un breve prologo in cui vediamo Kamandi finire nel mondo futuribile dominato dagli animali. Il seguito della storia è firmato da sceneggiatori diversi. Ognuno di essi, però, conclude il singolo episodio con un colpo di scena, inserendo il povero Kamandi in situazioni difficili da sviluppare dal punto di vista narrativo. Spetta allo scrittore successivo accettare la sfida, trovare il modo di cavare fuori dai guai il protagonista e proseguire con la story-line.

Il risultato è imprevedibile e divertente. Ciò che più colpisce è che ogni autore rispetta, a modo suo, lo spirito originario di Kamandi, rievocandone il gigantismo, il ritmo rocambolesco delle trame e l’immaginazione scatenata di impronta tipicamente kyrbiana. E’ difficile stabilire chi sia il più bravo poiché in questi primi sei episodi della miniserie tutti fanno un ottimo lavoro. Dan DiDio, Dan Abnett, Peter J. Tomasi, James Tynion IV, Bill Willingham e Jimmy Palmiotti delineano avventure entusiasmanti, puramente Kirby style, giocando con personaggi come il Dr. Canus, Lord Tuftan e tanti altri ben noti ai vecchi fan e insistendo su atmosfere fantascientifiche.

Kamandi Challenge è vario anche per ciò che riguarda i disegni. Se, infatti, ogni capitolo ha uno scrittore diverso, lo stesso vale per i penciler. Pure in questo caso, ogni artista svolge un ottimo lavoro. Keith Giffen è forse quello che più cerca di avvicinarsi al Re, senza imitarlo, ma citandolo in maniera personale. Dale Eaglesham concepisce tavole dinamiche con figure plastiche ed eleganti. Il grande Neal Adams ci dona uno dei

Kamandi più convincenti di sempre. Amanda Conner opta per il suo classico, delizioso stile pupazzesco, adatto alla vivacità della trama. Carlos D’Anda, Ivan Reis e Philip Tan, infine, costruiscono tavole spettacolari di grande valenza suggestiva.

Insomma, Kamandi Challenge, almeno a giudicare dal primo volume, è davvero un esempio di buon fumetto. Se la DC intendeva rendere omaggio al genio di Re Jack in maniera affettuosa e rispettosa, ha centrato il suo obiettivo. Da provare.

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