Recensione Camelot Park – Black Velvet
Pubblicato il 28 Maggio 2010 alle 11:42
Autori: Mark Kneece (testi), Julie Collins-Rousseau (disegni)
Casa Editrice: Black Velvet
Provenienza: USA
Prezzo: € 15,00
Esiste un’America sporca e degradata. Un’America squallida e disperata. Un’America che non sempre le major del fumetto statunitense rappresentano. Tuttavia, molta narrativa a stelle a strisce ha spesso descritto il lato malato e deviante di questa America e basta leggere i romanzi di autori leggendari come Erskine Caldwell, Nelson Algren o James T. Farrell per rendersene conto. In tempi più recenti, Dennis Cooper ha scioccato e scandalizzato con le sue descrizioni di adolescenti che vivono ai margini di una società che si ritiene perfetta. E anche il cinema ha fatto la sua parte, come sanno coloro che, per esempio, hanno visto certi film di Gus Van Sant.
Non ho citato Dennis Cooper e Gus Van Sant a caso, dal momento che Camelot Park, graphic novel proposta da Black Velvet, è sicuramente influenzata dall’immaginario dei due autori. Scritta da Mark Kneece e disegnata da Julie Collins-Rousseau, è la cupa e amara descrizione di un disagio giovanile che non potrà non sorprendere il lettore. E, tanto vale chiarirlo subito, il fumetto in questione non è rilassante e non risparmia colpi allo stomaco.
Protagonista della storia è Josh, un ragazzo carino che frequenta le superiori e che, apparentemente, non sembra diverso dai coetanei. Ma è diverso il contesto in cui vive: abita in una roulotte, insieme alla madre e ai fratellini piccoli, dal momento che il padre se n’è andato e non riesce a trovare il tempo per occuparsi dei figli. La madre di Josh non è irreprensibile: spaccia droga, beve, si prostituisce e, per giunta, tende a cambiare i conviventi con una facilità sconcertante.
E che succederebbe se costei, nel corso di una lite, uccidesse il convivente di turno? Josh, suo malgrado, è costretto, per aiutare la madre, a seppellire il cadavere da qualche parte. Ma, come in un film horror, il corpo non è stato nascosto bene e il luogo della sepoltura si trasforma in una specie di segreto di Pulcinella. E l’umanità sballata che popola il parco roulotte non fa altro che recarsi in tale luogo: per passare il tempo; per giocare con il cadavere; per farci sesso o per compiere strani riti. E l’equilibrio di Josh rischia di essere irrimediabilmente compromesso.
Come se non bastasse, Josh è attratto dalla cheerleader della scuola, Michelle che, a sua volta, non è insensibile al fascino del ragazzo. Ma appartiene a una famiglia snob e, soprattutto, non sa nulla della vita allucinante di Josh. Con il pretesto di una storia a tratti noir, con echi dei romanzi di J.T. Leroy (soprattutto per ciò che concerne il personaggio della madre), Mark Kneece, già autore di una run di Legends of The Dark Knight per la DC Comics, tra le altre cose, ha costruito una vicenda che si legge tutta d’un fiato, veloce, sgradevole e sconvolgente, con dialoghi secchi e incisivi, quasi hard boiled.
I disegni di Julie Collins-Rousseau ben visualizzano le situazioni descritte. Il suo tratto grafico è volutamente sporco e grezzo e in alcune sequenze mi ha ricordato quello del David Lapham di Stray Bullets (che, probabilmente, è uno dei modelli) e nel complesso l’artista sa rappresentare sia l’aspetto fisico sia quello psicologico di un’umanità allo sbando: ragazzi che si sballano; avanzi di galera; prostitute degradate; adolescenti arrapati che vanno a letto con donne adulte.
Camelot Park non è un fumetto per tutti. Se cercate le solite scazzottate tra super-eroi, girate al largo. Se, invece, per una volta, vorrete confrontarvi con il lato più estremo e perverso di un’America che, purtroppo, non esiste solo nella fiction, questa graphic novel è ciò che fa per voi. Ed è garantito che la lettura non vi lascerà indifferenti.
VOTO 8