Venga il tuo regno. Don Zauker in El Salvador | Recensione

Pubblicato il 7 Dicembre 2017 alle 10:00

La creatura dei Paguri è in America Latina, tra gli adoratori di Sata… Santana.

Si parte con il botto, con uno dei personaggi più longevi del fumetto autoprodotto. “Cazzimma” a vagonate, liquidi corporei che escono da ogni dove, immagini splatter a ritmo di salsa e chiusura con il botto: cosa vuoi di più da un fumetto, soprattutto se il protagonista è il controverso Don Zauker?

Con Venga il mio regno, il prete esorcista, sinonimo di capriole verbali, truffe e giustizia divina scesa in terra, torna più incazzato di prima. Brividi che percorrono la schiena a ogni parola dell’esorcista, la cui lingua (e non solo) uccide più di qualsiasi spada.

Don Zauker “ciccia fuori” all’improvviso, a ben 3 anni di distanza dall’ultimo lavoro dei Paguri, Habemus Papam. La gestazione così lunga di questa storia ha dato frutti golosi e maturi, confermando Emiliano Pagani e Daniele Caluri come due autori che sanno reinventarsi e reinventare un personaggio dai contorni definiti e sfaccettati al tempo stesso. Vediamo come.

SIA FATTA LA MIA VOLONTÀ

Pochissime volte, all’interno delle strisce, abbiamo visto Don Zauker proiettato in un momento storico del passato. Nei volumi monografici, lo vediamo posto in luoghi e momenti storici politicamente e umanamente importanti. Il cattolico Carmen Sandiego dai tratti del viso “vonsydowiani” si ritrova stavolta in El Salvador, in un momento storico a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Siamo in piena guerra civile, circondati dagli squadroni della morte a caccia di dissidenti politici.

Le ultime pagine gridano, si contrappongono dialoghi vis a vis con dialoghi al telefono, la giustizia non si compie ma grida aiuto ai piani alti per far capire che tutto ciò è sbagliato, è ingiusto, mentre l’alternanza delle vignette fa accrescere il climax, rimbalzando il lettore dal Vaticano a San Salvador, creando un unico dialogo che punta il dito contro i colpevoli, li giustizia, in un’esplosione finale di consapevolezza storica, espiando il lettore dai peccati di cui si è fatto carico lungo il corso della narrazione. E scusatemi per tutte queste virgole.

I Paguri tirano avanti un recupero degli episodi storici appartenuti alla Chiesa, un organo politico che ha represso, nel corso degli anni, gli errori causati dai propri emissari a danno degli esseri umani. Già in Inferno e Paradiso hanno puntato il dito contro la Chiesa per il genocidio commesso da un prete in Rwanda. In Venga il mio regno scoprirete il comportamento della Chiesa (nella figura di papa Giovanni Paolo II) nei confronti dei salvadoregni. Il tutto fa da cornice di sfondo al tipico aplomb zaukeresco e al suo modo di portare la parola del Signore nel mondo, stavolta ancora più estremo e perverso che mai.

COMUNQUE “PUPPAMI LA FAVA”

Per gli habituées di Don Zauker questo volume è una ventata di aria fresca: i tratti basilari del personaggio rimangono inalterati, venendo inoltre amplificati dalle tavole d’apertura. Le prime pagine sono un biglietto da visita di forte impatto: chi non ha mai letto nulla del prete esorcista dalla cadenza livornese potrebbe ritrovarsi piacevolmente spiazzato dalla “forza spirituale” di Don Zauker.

Sotto il punto di vista grafico, si nota un forte cambiamento rispetto agli albi precedenti. Caluri si è divertito con i grigi, creando un effetto tridimensionale ai primi piani di Don Zauker. Le rughe del volto corrugano il foglio e le gocce di sudore (o quelle di sputo) sembrano fuoriuscire dalla tavola.  Una nota di plauso particolare per le scene al buio: eliminando quasi del tutto i punti luce che risaltano le espressioni dei personaggi, notiamo che in alcune vignette i protagonisti della vicenda danno le spalle alle fonti luminose. Nonostante ciò si riescono a vedere le espressioni dei volti. Non solo: l’abilità del disegnatore ha fatto sì che ogni punto luce di ogni vignetta provenga da un’unica debole fonte luminosa, posta vicino alla parete della stanza. Sfido il lettore a dimostrare il contrario.

La copertina ha il sapore tipico dei film western, anticipando al lettore la presenza di inquadrature larghe e basse, tagliate all’altezza degli occhi, e primissimi piani. L’inquadratura che va dal basso verso l’alto ci pone in atteggiamento tipico da preghiera, piegato sulle ginocchia, al cospetto di un emissario di Dio.

Un lavoro fresco e scritto con precisione storica. Indubbiamente le pagine di Don Zauker sono il campo dove i Paguri giocano in casa e dal quale regalano al pubblico i migliori show di immagini e parole. con i loro lavori in Panini Comics (Nirvana), Sergio Bonelli Editore (Dylan Dog) e Tunuè (Kraken, di Pagani con Bruno Cannucciari), Pagani e Caluri si confermano autori a tutto tondo, capaci di far ridere, pensare e fare fumetti, con un tratto realistico e non solo.

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