Heavy Bone, la miniserie dedicata all’assassino di rockstar | Recensione

Pubblicato il 2 Dicembre 2017 alle 10:00

Sesso, droga e rock’n’roll a fiumi in una miniserie autoprodotta.

Heavy Bone, cloaca infernale, al servizio di Sua Maestà Satanica, finalmente riesce a ottenere un grosso spazio tutto suo in una miniserie ben curata. Dopo molti anni alla ricerca di un fumetto che possa parlare di rock e metal in maniera scorrevole, arriva la creatura di Enzo Rizzi in tutto il suo putridume e in tutta la sua cattiveria. Lercio, legato come servo di Sua Maestà Satanica e imposto da quest’ultimo a realizzare il suo malefico piano, dal nome “Diabolus in musica”, Heavy Bone si destreggia tra i più begli anni del 1900, dove la buona musica si faceva accompagnare da facce che calcavano le prime pagine dei tabloid e dei giornali scandalistici.

Ma che fa davvero Heavy Bone? Qual è il suo ruolo in questo mondo?
Partiamo da lontano: il personaggio nasce dalla matita di Enzo Rizzi nel lontano 1991 e cresce nelle riviste di settore (“Rock Hard”, “Flash” e altre). Con il tempo, però, Heavy Bone si sente stretto all’interno di poche vignette: diventa cicerone all’interno dei volumi sulla storia del metal, del rock e del pop pubblicati da Nicola Pesce Editore. Lo zombie chitarrista accompagna il lettore nella conoscenza in pillole della storia e gloria di alcuni dei musicisti e alcune delle band più famose al mondo (Led Zeppelin, Black Sabbath e così via).  Non basta: ancora troppo poco si sa di questo strano essere, mangiatore di musicisti.

Che fare? Nasce quindi la miniserie Heavy Bone, completamente autoprodotta e sponsorizzata da realtà tutte italiane, facenti parte del mondo del fumetto e della musica rock/metal. Cinque spillati in b/n con copertina lucida narrano di un inseguimento in stile gatto vs. topo, tra il tenente Klepton e Mr. Brownstone. Entrambi si ritrovano a scontrarsi più volte con il demone assassino, immischiato nello spaccio della droga “zombie dust”, fino a quando non ci sarà la svolta narrativa nell’ultimo albo. Il personaggio di Heavy Bone è la spiegazione più fumettosamente plausibile che ricollega tra loro le morti delle rockstar più famose e che “spiega” il Club 27 (artisti che sono morti all’età di 27 anni). Troviamo Kurt Cobain, Frank Zappa, Dimebag Darrell e molte altre morti famose tra le pagine della miniserie.

I’m ready to rock!

Graficamente ineccepibile, Heavy Bone è la giusta misura tra musica metal e fumetto senza risultare volgare, eccessivo, troppo “satanico, volutamente osceno. Certo, ci sono molte immagini di sesso e squartamenti (il bollino rosso in copertina ricorda che è v.m. 14), ma risultano tutti ben incastrati in un contesto narrativo, senza risultare eccessivamente fine a loro stessi. Con un gusto che ricorda gli anni ’80, alternandosi tra chine pulite e definite con chine sporche e fumose, Gero Grassi e Nathan Ramirez si danno il cambio più volte all’interno dei cinque spillati, creando un sottobosco d’intenti putrido e sozzo, esattamente come Heavy Bone, e Mr. Brownstone, e il tenente Klepton… Le copertine rendono ancora più rock la miniserie, grazie a grandi nomi come Pasquale Qualano, Maurizio Rosenzweig, Rafa Garres, Alessio Fortunato, Gian Marco De Francisco, Emanuele Boccanfuso, Walter Trono e Stefano Cardoselli, che hanno contribuito con i loro omaggi al demone nel corredare cover e back cover della miniserie.

Oltre al piano malefico di Sua Maestà Satanica, si snoda un’altra storia in parallelo a quella di Heavy Bone: Mr. Brownstone, capo di una organizzazione dedita al commercio della droga, cerca di togliere di mezzo Heavy Bone che gli sta rovinando la piazza vendendo la sua zombie dust ai grandi musicisti del rock. La storia è strutturata in episodi che vengono narrati a seconda del musicista che troviamo nell’albo. Gli ultimi due numeri determinano il turning point della narrazione: si scoprono finalmente parti del passato di Heavy Bone mai raccontati. Le chicche di questa serie sono tutte da ricercare all’interno delle tavole: con riferimenti visivi neanche troppo velati, si ritrovano personaggi, episodi e citazioni agli album che hanno fatto grande il mondo del rock. Alcuni volti ricordano nomi famosi (spoiler: nell’ultimo albo, Mr. Brownstone ha lo stesso volto di Rob Halford, cantante dei Judas Priest) e tra le nicchie delle vignette non si smette mai di trovare immagini del panorama musicale. Non riuscite a cogliere tutti i riferimenti? Fa nulla: lo stesso autore aiuta il lettore a imparare a conoscere le citazioni, tramite dei redazionali.

Il finale della serie chiude la narrazione, lasciando uno spiraglio aperto per una nuova storia. Sentiremo ancora parlare di Heavy Bone? Oh yeah.

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