Swamp Thing Volume 10 | Recensione
Pubblicato il 23 Novembre 2017 alle 10:00
Si conclude la run di Swamp Thing ideata da Rick Veitch! La Cosa della Palude rimane coinvolto in un’incredibile viaggio nel tempo che culminerà con la nascita della piccola Tefé! Non perdete uno splendido fumetto psichedelico imperdibile per tutti i fan della Vertigo!
Il DCU non è esclusivamente composto da supereroi e quando Rick Veitch scrisse gli episodi finali della sua lunga e complessa run di Swamp Thing ne fu consapevole. L’autore in principio si era occupato solo dei disegni della serie e i testi furono appannaggio dell’eccezionale Alan Moore che ideò storie memorabili, anticipando la linea Vertigo. Dopo che il Bardo di Northampton lasciò la testata, toccò a Rick Veitch il non facile compito di sostituirlo.
Tuttavia, Rick conosceva bene il personaggio e, basandosi sulle premesse narrative di Moore, ideò story-line coinvolgenti, scrivendo testi meno lirici e poetici di quelli dell’autore inglese ma curati ed efficaci. Inoltre, inserì maggiormente Swamp Thing nel DCU, con un’ottica peculiare. Lion ha finora pubblicato la run di Veitch e con questo decimo volume che include i nn. 82-90 della collana originale avrete modo di leggerne la conclusione. Si tratta di storie importanti, anche perché viene raccontata, tra le altre cose, la nascita di Tefé, figlia di Swamp Thing e della splendida Abby, che si rivelerà cruciale negli anni successivi.
Ma le storie sono anche una grande dichiarazione d’amore all’Universo DC, considerando che vi appaiono tantissimi personaggi. In seguito a uno scontro con alcune creature aliene, la Cosa della Palude sta compiendo, suo malgrado, un viaggio a ritroso nel tempo, incarnandosi in varie versioni dell’Elementale. Nel presente, invece, tutti lo credono morto, a parte Abby, e Swamp Thing si sforza di tornare da lei. Un ruolo importante nelle trame lo gioca un artefatto magico che racchiude una parte dell’essenza della creatura e molti, in periodi e in contesti diversi, intendono impadronirsene.
Questo è il pretesto che serve a Veitch per esplorare numerosi ambiti dell’Universo DC. In principio, Swampy si ritrova nella Seconda Guerra Mondiale e interagisce con il Sergente Rock e la sua Easy Company e il coraggioso Enemy Ace e in tal modo Veitch fa un sentito omaggio alla tradizione delle war stories made in DC e ad autori del calibro di Robert Kanigher e Joe Kubert. Ma non mancano personaggi classici della serie come il terribile Anton Arcane.
Durante le sue peregrinazioni spazio-temporali, Swamp Thing arriva all’epoca del Far West e incontra Tomahawk, suo figlio Falco, Jonah Hex, El Diablo, Bat Lash, Chioma di Fuoco, Johnny Thunder, Madame 44 e Super-Capo, e Veitch rievoca la gloriosa tradizione degli albi western della DC, ideando avventure avvincenti. Non dimentica, inoltre, di occuparsi del Medioevo e qui la Cosa della Palude ha a che fare con il demone rimatore Etrigan creato da Jack Kirby e con il Cavaliere Splendente. Si tratta senz’altro di uno dei momenti più belli ed emozionanti dell’intera saga.
Veitch, tuttavia, non ignora la contemporaneità e, come se non bastasse, fa pure apparire lo Straniero Fantasma, l’Uomo Floronico, Rip Hunter, Eva, Sandman e naturalmente l’incorreggibile John Constantine che, tanto per cambiare, si intrometterà negli affari di Swamp Thing e di Abby. Questi episodi sono validi ma purtroppo Veitch non ebbe modo di finire la sequenza per colpa della casa editrice. Rick, infatti, voleva scrivere un episodio ambientato nell’epoca di Cristo ma i vertici DC ritennero offensiva per i lettori credenti la presenza di Gesù in un fumetto horror (non era ancora arrivato il tempo di Preacher) e gli impedirono quindi di proseguire. Veitch, irritato, abbandonò perciò la serie e gli ultimi episodi del volume sono scritti da Doug Wheeler che chiuse in fretta le vicende in sospeso, facendo in ogni caso un buon lavoro.
Come ho scritto, i testi di Veitch sono meno poetici e intensi di quelli di Moore ma curati e questa splendida sequela di episodi è un perfetto mix di horror, esoterismo, misticismo e impegno (la condanna della guerra e della mancanza di scrupoli del potere e la denuncia dei problemi ecologici sono onnipresenti) e, lo ripeto, un sentito, affettuoso omaggio al DCU nella sua totalità.
Il volume, però, è da prendere in considerazione anche per i disegni. Rick ne illustra alcuni ma sono coinvolti anche Tom Mandrake, Tom Yeates e Pat Broderick. Costoro realizzano tavole psichedeliche che paiono evocare un trip da LSD. Abbiamo a che fare con uno stupendo esempio di grafica pop dal lay-out mutevole e inventivo. Il penciler migliore è Tom Yeates che con il suo stile plastico ed elegante si rende responsabile di pagine di grande raffinatezza formale. Non vanno infine trascurate le chine oscure e ombrose di Alfredo Alcala che conferiscono concretezza e profondità alle matite.
Insomma, lo Swamp Thing di Rick Veitch non è affatto inferiore a quello di Alan Moore e ne consiglio vivamente la lettura. Da non perdere.