Agente Allen di Tiziano Sclavi & Mario Rossi | Recensione in anteprima
Pubblicato il 13 Novembre 2017 alle 10:00
Verso l’impossibile e oltre con l’agente Philip Allen e il suo fido Burke.
Tipico aplomb inglese e piatti raffinati e freschi: ecco gli ingredienti base di Agente Allen, la raccolta degli episodi autoconclusivi scritti dal creatore di Dylan Dog, Tiziano Sclavi, e disegnati da Mario Rossi (Nathan Never). L’agente-chef viene riproposto da saldaPress in un volume cartonato di pregio, che racchiude tutti gli episodi pubblicati su “Il Giornalino” dal 1983 al 1986, fino a poco prima della nascita dell’indagatore dell’incubo.
Gli ingredienti si mescolano tra di loro creando un innovativo personaggio per l’epoca, intavolando le caratteristiche base per le serie italiane Bonelli più famose. Entrambi i nomi che hanno dato i natali ad Allen hanno contribuito alla nascita dell’indagatore dell’incubo e allo sviluppo dell’agente spaziale. Due personaggi che si ritrovano a risolvere enigmi e misteri improbabili hanno avuto indubbiamente come capostipite l’agente Philip Allen.
L’agente Allen si è licenziato dai servizi segreti londinesi, aprendosi un ristorante, l'”Elfo Rosso”, a Inverness, Scozia. Amante della buona cucina, nonostante il suo lavoro di chef nulla gli vieta di continuare a essere il miglior agente ed essere reclutato dal suo ex capo, il signor W., per i casi più improbabili e assurdi. Alieni, sparizioni, persone che risorgono e dinosauri: al settore “Strange” dei servizi segreti londinesi arrivano gli incarichi più assurdi e disparati, che vengono risolti con successo da Allen e il suo fido Burke, un irlandese alquanto alla mano (anzi, meglio dire “alle mani”).
I vari episodi autoconclusivi, lunghi 10 tavole ciascuno, sono piccoli “bocconcini” d’indagini inverosimili. Si parte sempre con momenti oltre i limiti del possibile, per poi seguire, tra un pasto e l’altro, l’agente Allen mentre si muove nel mondo alla ricerca della soluzione. Si viaggia in posti improbabili, conoscendo personaggi che nulla hanno a che fare con l’indagine. Alla fine tutti i pezzi si incastrano perfettamente, sotto gli increduli occhi del capo della sezione “Strange” dei servizi segreti.
I personaggi “apparecchiati” all’interno degli episodi sono caratterizzati in maniera tale che a ogni episodio si incastri perfettamente un momento che ricorrerà anche in tutti gli episodi. La risata scaturisce soprattutto quando questi momenti, così metodicamente ripetitivi, vengono sovvertiti. Come Burke che, ogni volta che viene telefonato, risponde sempre “Come mai da queste parti?”, nonostante l’interlocutore si trovi dall’altra parte del mondo. Gli aspetti narrativi e la caratterizzazione di Allen li ritroveremo successivamente in Dylan Dog: non per niente, quest’ultimo collabora con Scotland Yard, anche dopo aver dato le dimissioni, mentre Allen si è volontariamente licenziato dai servizi segreti. Per quanto riguarda l’aspetto grafico, il tratto di Mario Rossi è ancora più godibile e apprezzato grazie al formato dell’edizione saldaPress. La pulizia del tratto e la verosimiglianza si sposano perfettamente con i personaggi, rendendoli ancora più grotteschi nelle scene comiche, come nel migliore degli episodi di Alan Ford.
Una nota particolare: vi è una totale assenza di scene di violenza. I morti, gli spari e altre immagini crude vengono messe sempre fuori campo e descritte dalle didascalie. Come ricorda la prefazione del volume, questa scelta è dovuta alla rivista dov’è stato pubblicato, ovvero “Il Giornalino”, pubblicato dalle cattoliche Edizioni Paoline. Questo accresce la suspense e la curiosità in vista del finale, oltre a essere un fumetto investigativo adatto anche ai giovanissimi.
Il volume cartonato ripropone in b/n storie di un minuto (o poco più) da leggere in un boccone, accompagnato da un maialino arrosto, possibilmente non quello insipido del ristorante “La Grotta” di Londra.