Hilda e la Foresta di Pietra, presto su Netflix | Recensione

Pubblicato il 11 Novembre 2017 alle 10:00

Una ragazzina coraggiosa, un’ambientazione fiabesca, creature fantastiche e selvagge: sono questi gli ingredienti della serie di Hilda, la piccola protagonista con i capelli azzurri creata dal britannico Luke Pearson, che con La Foresta di Pietra arriva al quinto volume… con tanto di plot twist finale!

Mentre si attende per il 2018 la serializzazione di Netflix, che già da tempo progettava un adattamento come serie animata, la saga a fumetti Hilda rimane ferma al quinto numero (La Foresta di Pietra, già pubblicato anche in Italia da Bao Publishing). L’unica cosa che si può fare, per ingannare l’attesa, è continuare a rileggere questa serie di Luke Pearson, fumettista britannico classe 1987 che, oltre ad aver creato questo personaggio di punta, ha anche lavorato come storyboard artist per Cartoon Network (Adventure Time).

Da sottolineare è che La Foresta di Pietra è diverso dagli altri fumetti di Hilda (nell’ordine: Hilda e il Troll, Hilda e il Gigate di Mezzanotte, Hilda e la Parata dei Pennuti, Hilda e il Segugio Nero). Ma, prima di addentrarci nel particolare: chi è Hilda?

Hilda è una bambina con i capelli azzurri, sempre accompagnata dall’animaletto Twig (una sorta di incrocio tra una volpe e un cerbiatto), che vive con la madre illustratrice nella città di Trolberg: inoltre a tener loro compagnia c’è Tontu, uno spirito della casa capace di spostarsi attraverso le pareti.

La quotidianità di Hilda non è come quella degli altri bambini: le sue giornate tipiche, infatti, uniscono costantemente leggende ispirate al folklore nordeuropeo alla vita di tutti i giorni, il tutto immerso in atmosfere “miyazakiane”. Ad esempio, i troll sono una presenza costante nei fumetti di Hilda, minacciosi e affascinanti allo stesso tempo, e proprio in questo volume vengono approfonditi.

In La Foresta di Pietra, infatti, i troll diventano il punto di partenza per affrontare il tema del “diverso”, inteso non come “nemico” ma come qualcuno con il quale confrontarsi… a meno che non sia esplicitamente aggressivo, come uno dei troll che Hilda incontra proprio in questo volume: ma non tutti i troll sono così!

In questo volume ritroviamo quindi lo spirito avventuroso e un po’ spericolato di Hilda, le ambientazioni favolistiche e la palette vintage di Luke Pearson, intervallata dai toni di grigio della “foresta di pietra” che dà il titolo al fumetto, dove si cela il rifugio dei troll.

La particolarità di La Foresta di Pietra, però, sta nel fatto che non è una storia autoconclusiva (al contrario degli altri fumetti di Hilda): infatti si conclude con un colpo di scena finale improvviso che suggerisce fortemente un seguito, seguito di cui però non si sa nulla (almeno per ora).

Il lettore di Hilda non si aspetta di certo un plot twist e questo cambia in parte l’andamento della serie, ma potremo sapere se questa scelta di Pearson funziona solamente leggendo il sesto volume: per il resto, è sempre un piacere immergersi nel mondo di Hilda, popolato da personaggi stravaganti capaci di stuzzicare la fantasia del lettore, sia bambino che adulto.

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