Doctor Strange 1 – Marvel Masterworks | Recensione
Pubblicato il 3 Novembre 2017 alle 10:00
Arriva il primo Marvel Masterwork dedicato al Mago Supremo della Marvel: il Dr. Strange! Non perdete le prime, leggendarie storie del Maestro delle Arti Mistiche impreziosite dai testi poetici di Stan Lee e dai disegni psichedelici di Steve Ditko!
Negli ultimi tempi il Dr. Strange ha raggiunto livelli di popolarità impensabili fino a pochi anni fa, a causa sia della pellicola cinematografica che l’ha visto protagonista sia della sua serie regolare firmata dal magico duo Jason Aaron/Chris Bachalo. Panini Comics ha pubblicato un volume della linea Marvel Masterworks che include i primissimi episodi del buon dottore, entrati nella leggenda del fumetto americano per i testi di Stan Lee e i visionari e psichedelici disegni di Steve Ditko. E bisogna specificare che nessun fan dei comics a stelle e strisce degno di questo nome può permettersi di non averle nella propria libreria.
Strange esordì nel n. 110 di Strange Tales del 1963. La rivista aveva un’impostazione antologica e presentava storie auto-conclusive di genere fantascientifico, horror e fantasy e in seguito avrebbe ospitato pure le avventure della Torcia Umana prima e di Nick Fury poi. Molte di queste storie furono disegnate da Ditko che negli anni precedenti aveva ottenuto riscontro con fumetti del brivido pubblicati da diverse case editrici.
ll vulcanico Stan Lee, già galvanizzato dal successo dei Fantastici Quattro, dell’Uomo Ragno e degli altri eroi Marvel, ideò un personaggio che combatteva sì il crimine ma era legato all’occulto e alla magia nera. O almeno è questa la versione ufficiale perché non si sa ancora a chi attribuire con certezza la paternità del mago e pure Ditko la rivendica. È probabile che Strange sia stato il frutto dell’unione di due immaginazioni, quelle di Lee e di Ditko, appunto, e in fondo non è essenziale conoscere la verità al riguardo.
Lee, coadiuvato ai testi da Ditko, all’inizio scrisse storie brevi e auto-conclusive senza narrare le origini di Strange, cosa che avverrà solo in seguito. In questo volume che include i nn. 110/111 e114/141 di Strange Tales vedrete che Doc, specialmente all’inizio, è poco più che abbozzato e le trame risentono dell’influenza dei classici fumetti horror e il lato ‘privato’ e quotidiano di Strange è assente. Appaiono però l’Antico, mistico mentore di Strange, e il terribile Mordo che diverrà uno dei nemici più agguerriti del Mago.
Le prime storie sono ingenue nei toni e probabilmente gli stessi Lee e Ditko cercavano di prendere le misure con il personaggio; ma vi accorgerete che, episodio dopo episodio, inserirono vari elementi narrativi: appariranno infatti Incubo, altro nemico storico di Strange, il demoniaco Dormammu e soprattutto la bella Clea che nel corso degli anni sarà la compagna dello stregone.
Queste primissime storie, malgrado i testi un po’ datati, sono da segnalare per i disegni di Ditko. Il penciler era l’opposto di Jack Kirby. Se questi amava disegnare figure maestose e imponenti con un gigantismo visivo e cosmico che esploderà verso la fine dei sixties su Fantastic Four e Mighty Thor, Ditko concepiva invece figure fragili, quasi dimesse, dall’aura retrò, con tavole impreziosite da atmosfere tenebrose che aveva imparato ad affinare dopo aver realizzato per anni fumetti del brivido.
Leggendo questi episodi si potrebbe persino avere l’impressione che Doc sia completamente estraneo al Marvel Universe propriamente detto, considerando i contesti e gli ambiti in cui agiva, e l’unica apparizione di un altro eroe della casa editrice è quella di Thor, adatto a un team-up con Strange a causa della sua natura mitologica e fantasy, impegnato a sventare l’ennesima macchinazione del perfido Loki.
Comunque, malgrado questi timidi esordi, il dottore divenne presto un eroe di culto (e le controculture legate al movimento psichedelico lo considereranno un’icona e i Pink Floyd lo citeranno addirittura nella canzone ‘Cymbaline’). Esaminando, infatti, in particolare i nn. 129-141 di Strange Tales è facile comprenderne le ragioni. Fu con questi episodi infatti che Ditko si sbizzarrì disegnando tavole caratterizzate da influssi pop, con effetti visivi che possono essere definiti lisergici o psichedelici, perfetti per un trip di LSD.
Steve concepì geometrie astratte, ambientazioni visionarie, specialmente quelle legate ai mondi sconcertanti di Dormammu, e Lee dal canto suo introdusse l’avvenente Victoria Bentley (che negli anni successivi avrà spesso un ruolo importante nelle vicende del Doc), il fido servitore Wong, la perfida maga Shazanna che nei seventies riapparirà su The Defenders, il malvagio Tiboro e il pazzesco Eternità, personificazione dell’immensità dell’esistenza, visualizzato con maestria mozzafiato da Ditko. E mentre la parte grafica diventa sempre più sperimentale e inventiva, anche le trame subiscono un’evoluzione. Il Sorridente, infatti, abbandona pian piano la rigida impostazione auto-conclusiva e incomincia a concepire story-line a lunga gittata, in perfetto Marvel style, quindi.
In definitiva, si tratta di un’opera eccezionale che va giudicata sulla base degli standard espressivi del periodo in cui è stata concepita. Non ha tavole dai disegni ipertrofici, influenze manga e colori computerizzati; ma non è priva di fascino ed è Storia con la maiuscola. E tanto basti.