A Season in Hell: Recensione – Mantis Studio
Pubblicato il 1 Dicembre 2011 alle 10:50
Horror e misticismo in una produzione italiana targata Mantis, per tutti gli amanti delle storie del brivido e per gli estimatori del fumetto nazionale ispirato allo stile illustrativo dei comic-book statunitensi!
A Season in Hell
Autori: Mattia Veltri, Valentina Marucci (testi), Massimiliano Veltri, Leonardo Colapietro (disegni)
Casa Editrice: Mantis Studio
Provenienza: Italia
Prezzo: pubblicazione non a scopo di lucro, 17 x 26, pp. 48, col.
Data di pubblicazione: ottobre 2011
Nel 2009 Leonardo Colapietro, Valentina Marucci, Andrea Michelsanti e Marco Pagnotta hanno dato vita al progetto Mantis Studio. Costoro hanno lavorato in vari settori del fumetto, dalla grafica all’illustrazione editoriale, e collaborato con numerose case editrici. Di recente al gruppo si è aggiunto il bravo disegnatore Massimiliano Veltri.
Da ciò che mi è sembrato di intuire, i componenti del Mantis Studio sono particolarmente attratti dall’horror e dai suoi sottogeneri; ma non è trascurabile l’influenza esercitata su di essi dai comic-book statunitensi, come si evince dall’aspetto meramente visivo e dalla scansione narrativa delle loro produzioni.
Ciò è evidente, per esempio, nell’albo intitolato A Season in Hell che, forse collegandosi alla gloriosa tradizione degli split-book americani, presenta due storie auto-conclusive dai toni e dalle atmosfere terrificanti. Le story-line in questione ruotano intorno a una figura comune: Sara la Nera. Costei è una santa venerata dagli zingari e peraltro l’immaginario e le tradizioni del misticismo gitano giocano un ruolo importante in entrambe le trame.
Tuttavia, le storie, a parte il personaggio di Sara la Nera, non hanno altri punti di contatto. Il primo episodio, intitolato Little Red Riding Hood, scritto da Mattia Veltri e disegnato da Massimiliano Veltri, ha un’ambientazione che sembra uscita da tante pellicole horror americane. Bill, il classico camionista che guida nei desolati entroterra statunitensi, carica un autostoppista. E inizia a raccontargli una vicenda accadutagli in passato, durante gli anni sessanta, in pieno clima da love generation. La trama, che in principio può sembrare un mystery, si evolve in un horror vero e proprio, con le inquietanti figure dei gitani e la santa degli zingari simile alle sexy e demoniache donne di tanti film e fumetti macabri. Il finale è per giunta spiazzante e aperto a diverse interpretazioni.
Il secondo episodio, Kicking Destiny, scritto da Valentina Marucci e illustrato da Leonardo Colapietro, è forse più canonico, per ciò che concerne l’horror, nell’impostazione, almeno verso la conclusione. Inizia come una detective story ed è imperniato su un investigatore privato incaricato da una splendida zingara di trovare un’adolescente scomparsa. Ovviamente, l’horror prenderà presto il sopravvento con mostruosità degne di un racconto di Lovecraft.
I testi di Mattia Veltri e di Valentina Marucci sono ben impostati e hanno un’impronta statunitense e lo stesso si può dire dei disegni degli ottimi Massimiliano Veltri e Leonardo Colapietro che impostano il lay-out in maniera inventiva e la loro attitudine mi ha fatto pensare, in determinati momenti, allo stile Image dei primi anni novanta. Va segnalato pure il colorista Marco Pagnotta che valorizza egregiamente le matite dei disegnatori nonché la cura grafica di Andrea Michelsanti. Nel complesso, l’albo è interessante, corredato inoltre da un racconto in prosa di Valentina Marucci, e costituisce un buon biglietto da visita per i tipi di Mantis Studio che mi sembrano in possesso di molte potenzialità. Da tenere d’occhio.