Violeta – Corazon Maldito, la voce del Cile | Recensione

Pubblicato il 17 Ottobre 2017 alle 17:00

Il calore della musica cilena nelle pagine inedite di Virginia Tonfoni e Alessio Spataro.

Suonano i passi che corrono tra le strade dei paesini cileni, suonano gli spiccioli che cadono davanti a una bambina prodigio con la chitarra, suonano le corde cilene nella Storia del primo dopoguerra, suona un fumetto dai colori caldi.

Il primo lavoro della coppia Virginia Tonfoni (testi) e Alessio Spataro (disegni) giostra tra la biografia a fumetti e la storia romantica. In fondo, la vita di Violeta Parra altro non è che una bellissima storia di tradizione e rivoluzione al tempo stesso. Edito da Bao Publishing, Violeta – Corazon Maltido è la storia di una donna che ha ripreso in mano il folklore musicale di un popolo, quello cileno, andato perduto dopo la contaminazione con la cultura spagnola. Una cantautrice che non ha mai chinato la testa davanti a nessuno, arrivando addirittura a installare una mostra dei suoi arazzi e altre opere al museo del Louvre nel 1964.

Il volume da 136 pagine è stato pubblicato in occasione del centenario della sua nascita (4 ottobre 2017), ricordando così un’artista cilena riscoperta troppo tardi.

Violeta si apre con la storia della sua infanzia, quando insieme ai suoi nove fratelli si dilettava tra piccoli furti e canzoni per strada per poter portare a casa qualche soldo. La piccola cresce, fino a quando non raggiunge suo fratello Nicanor a Santiago e da lì inizia a esibirsi nei locali, insieme alla sorella Hilda. Lì conosce un uomo di cui si innamora, Luis…

Un canto colorato e libero

Virginia Tonfoni si dimostra una profonda conoscitrice del personaggio di Violeta, talmente tanto da essere capace di trasformarla in una donna tanto odiosa quanto amabile, a seconda del momento della narrazione. La famiglia di Violeta, così come i suoi figli e i suoi mariti, fanno risaltare ancora di più un personaggio perennemente attivo. Tonfoni, però, ha deciso di non far parlare assolutamente la musica di Violeta, ma vuole dare voci alle sue azioni, ai suoi viaggi, ai suoi pensieri. Ogni singolo angolo di Santiago, Lautaro e Chillàn (città dove la protagonista ha vissuto) si muove e danza, ma senza alcun suono di sottofondo. In più di 130 pagine non esistono onomatopee, ma solo parole. A corredare il tutto, al termine di ogni capitolo vi è un estratto di circa quattro frasi in rima tratte dalle sue canzoni più conosciute, che chiudono, come un canto al tramonto, un pezzo di storia della cantautrice.

I disegni riescono a descrivere a pieno tutto il fascino delle terre di origini latine. Alessio Spataro usa il suo tratto semplice che si insinua in ogni singolo angolo bianco della tavola, incastrandosi perfettamente con tutti gli elementi in campo.

La “cineticità” e il movimento frenetico sono a volte rappresentati nella stessa vignetta senza linee di movimento, come se esistessero contemporaneamente più elementi dello stesso tipo. Un esempio è visibile sin dalla copertina: le mani che suonano il guitarròn sembrano molte più di due e le dita schizzano impazzite sulle corde, simile a piccole scintille.

Si aggiunge un valore narrativo fondamentale: l’utilizzo di soli due colori, in aggiunta al bianco e al nero, che sono un caldo arancione mattone e il grigio chiaro. Il primo è utilizzato lungo tutta la narrazione come colore fondamentale, rappresentante il calore della musica che viene dal cuore pulsante del paese latinoamericano. Il secondo, invece, viene utilizzato soltanto in pochissime vignette, quelle dove compare un suono di chitarra o altro. Questa è l’unica traccia visiva di suono che possiamo ottenere: consigliamo vivamente di leggere Violeta con le sue canzoni in sottofondo. La strategia comunicativa tramite un colore ben definito e delineato è già stata utilizzata in Biliardino, grande successo di Spataro, con l’alternanza tra rosso e blu, colori tipici del biliardino stesso.

Violeta è disponibile dal 5 ottobre in tutte le fumetterie e librerie.

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