Li Romani in Russia: Recensione

Pubblicato il 3 Dicembre 2011 alle 09:44

La campagna di Russia della Seconda Guerra Mondiale, dai racconti di un suo testimone diretto!

Li Romani in Russia

Autori: Elia Marcelli (storia originale), Simone Cristicchi (adattamento), Niccolò Storai (illustrazioni).
Casa editrice:
Rizzoli Lizard.
Provenienza:
Italia.
Prezzo:
17,00 Euro.
Pagine:
96 pag. colore, rilegatura dei sedicesimi a filo refe, brossurato con bandelle, carta ad alta grammatura
Data di pubblicazione: 2010

Elia Marcelli fu ufficiale dell’esercito italiano ai tempi della seconda Guerra Mondiale (e sottufficiale in ben quattro campagne militari, Francia, Jugoslavia, fronte greco-albanese, e campagna di Russia), reduce dal fronte russo dal quale tornò invalido e testimone diretto di quei tragici giorni; date anche le sue attività di poeta, scrittore, regista e sceneggiatore, le esperienze maturate da quella disumana vicenda sono diventate negli anni un poema epico in ottave, successivamente rielaborato da Simone Cristicchi (il noto cantautore, vincitore di Sanremo nel 2007), per uno spettacolo teatrale e infine per questo volume a fumetti.

Il risultato è incredibile per la capacità dell’opera di trasmettere tutta la gravità di quegli avvenimenti ma anche per la poesia che la scrittura in rima, nel dialetto romanesco, riesce a comunicare, ottenendo un risultato perfettamente in sospeso tra il dramma della tragedia e la delicatezza di un poema in versi; e il racconto non risparmia gli aspetti più tragici e beffardi della vicenda, a partire da quello iniziale, forse il peggiore, la notizia trionfale dell’adunata per i nuovi ordini, che tutti i soldati dell’VIII Armata di stanza a Roma sono convinti siano quelli della fine della guerra e del ritorno a casa, salvo scoprire di lì a poco essere quelli della nuova offensiva da lanciare sul fronte russo (siamo nel luglio del 1941).

A quell’equivoco terribile, condito da ulteriori sberleffi propagandistici (i “fratelli” tedeschi già stanno mietendo ampi successi contro i comunisti, si tratta solo di andare a raccogliere della facile gloria!), si aggiunge l’ulteriore beffa di essere stati scelti appositamente per quel compito addirittura dal Duce in persona (quale onore!); se questo era il principio, il resto è veramente un crescendo dolente e doloroso, fatto di partenze strazianti, marce infinite in ambienti sempre più ostili, la scoperta solo quando ormai è troppo tardi di essere male equipaggiati, privi di mezzi, male armati e senza sufficienti viveri e scorte, con il glaciale inverno russo alle porte.

Micidiali in tal senso gli intermezzi tra i diversi capitoli dedicati a Radio Balilla, ovvero uno dei principali mezzi di propaganda politica dell’epoca, che vagheggiava di incursioni trionfali, inarrestabili e prive di ostacoli, mentre le drammatiche giornate di chi viveva quella campagna andavano in direzione diametralmente opposta; la consapevolezza del lettore che già sa quanto funesto sarà l’epilogo (degli oltre 200.000 soldati, ne torneranno meno della metà), aggrava ulteriormente quel senso di tragedia incombente e ineluttabile che si respira lungo tutta la lettura, sa che le cose potranno solo peggiorare e che per quei soldati non ci sarà nessuna speranza, compresi quelli sopravvissuti, per sempre cambiati da quei giorni tristissimi.

Un’opera che racconta una storia segnata da un destino cinico e baro, ma anche una denuncia della stupidità umana e delle mille insensatezze della guerra (tra cui una ritirata che arriverà troppo tardi, più tragica se possibile della folle avanzata), toccante come poche altre; parte grafica che offre disegni tremolanti, abbozzati, sporchi, quasi che fossero anche loro segnati da quell’esperienza, probabilmente non sarebbe stato possibile rendere meglio l’atmosfera luttuosa e terribile che permea quelle vicende, ma forse uno stile meno grezzo sarebbe stato lo stesso un po’ più apprezzabile.

Voto: 8

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