Tex 684 | Recensione

Pubblicato il 9 Ottobre 2017 alle 10:00

Una trama mistery ambientata tra le montagne innevate del Montana con un feroce assassino pronto a uccidere una città intera pur di farsi giustizia. Una nuova imperdibile storia di Tex.

Quando c’è bisogno di una buona storia capace di tenere alta la suspense, e che viaggi sui canovacci del thriller, allora si può fare affidamento su Pasquale Ruju. Lo sceneggiatore bonelliano con Wolfman mette in scena una storia di Tex che ripesca un certo gusto per il mistero, per gli ambienti sinistri e per i personaggi duri.

Wolfman, albo numero 684 della serie di Tex, è una storia che apprezzeranno molto i texiani, ma che riesce a conquistare un pubblico trasversale. Ruju, da buon scrittore di Dylan Dog, riesce ad arricchire con il mistery una classica trama da caccia all’uomo. Tex e Kit Carson finiranno infatti in una città nella quale si è consumato un misterioso omicidio, che ha avviato una vera e propria catena di sangue.

La storia ha come protagonista un personaggio ai limiti della leggenda, Wolfman Lang, un uomo che si aggira tra le nevi del Montana, il quale si dice sia stato capace di affrontare e annientare da solo un branco di lupi. Lang turberà la tranquillità di Silver Bow dopo che il fratello, Justin, verrà misteriosamente ucciso.

Justin Lang muore nella stessa notte in cui dopo essere arrivato in città ha vinto una partita a carte e violentato una prostituta. Insomma, le persone che avrebbero voglia di fargli la pelle a Silver Bow sono diverse, ma chiunque si avvicini alle indagini brancola nel buio.

Così dopo una prima parte di albo nella quale le vicende della città di Silver Bow e quelle di Tex e Kit scorrono su un binario parallelo senza toccarsi, finalmente s’incrociano. Tex  prenderà parte alle indagini assieme ad un Kit Carson sempre più incuriosito dalla vicenda misteriosa. Nel frattempo ci sarà da placare la sete omicida di Wolfman Lang, pronto a uccidere tutti gli abitanti della città fino a quando non uscirà fuori il killer del fratello.

L’intera storia scorre sui binari del thriller, con la tensione tenuta alta anche grazie ai disegni dal tratto morbido di Alfonso Font, che riescono a dare ritmo ad un albo che scorre via rapidamente. La buona amalgama tra disegni e sceneggiatura tende a far scorrere le pagine giocando tra brusche accelerazioni, rallentamenti, e momenti di sospensione, arrivando spesso, in maniera molto efficace, a tagliare a metà l’azione proprio con l’ultima vignetta della tavola, spingendo così il lettore a scorrere subito la pagina per scoprirne l’epilogo.

La storia si conclude con l’ennesimo colpo di scena, con la tensione che resta alta, e con un passaggio che ci proietta già al prossimo mese sull’albo I difensori di Silver Bow. C’è da aspettarsi, che con una premessa così, le vicende di Tex e Kit tra i lupi e gli assassini del Montana saranno capaci di regalarci l’ennesima appassionante storia di questa grande serie bonelliana.

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