Pharaonic | Recensione PS4

Pubblicato il 5 Ottobre 2017 alle 15:00

Ambientazione egiziana, gameplay in perfetto stile Dark Souls, discreta personalizzazione, azione, sangue e il tristo mietitore ad attendervi quando meno ve lo aspettate: troverete tutto questo e molto altro in Pharaonic, il Souls like a scorrimento laterale in 2,5D realizzato dallo studio indipendente Milkstone Studio e distribuito da Soedesco.

Come già anticipato in questo nostro articolo, Pharaonic è disponibile anche in Italia in formato fisico, a oltre un anno di distanza dalla sua prima uscita. In occasione di questo evento, siamo lieti di parlarvi un po’ di questo interessante e davvero divertentissimo titolo, di cui teniamo comunque a precisare che è stata testata la versione in formato digitale.

La storia alla base del titolo è abbastanza scarna, e funge da sottofondo, quasi, a un titolo incentrato principalmente sul gameplay, motivo per il quale questo dettaglio non risulta essere troppo penalizzante: Ahmosis I, conosciuto come il faraone Rosso, è entrato in possesso di un antichissimo manufatto, grazie al quale è potuto divenire immortale.

Scopo dei giocatori, nei panni di un personaggio che inizia come un prigioniero, sarà quello di svelare i misteri che aleggiano intorno alla figura di questo terribile faraone.

Preparatevi a morire

Trattandosi di un Souls like a tutti gli effetti, l’avvertimento è d’obbligo: se volete avvicinarvi a questo titolo, fareste meglio ad abituarvi all’idea che potrete morire davvero tante volte. Certamente si tratta di una esperienza di gioco non proprio così punitiva come i Souls, ma si rischia comunque di andare giù con un paio di colpi ben assestati.

Detto questo, inizierete la vostra avventura creando il vostro personaggio, che potrà essere sia uomo che donna, e che potrete anche personalizzare, anche se le opzioni non sono moltissime. Una volta terminata la creazione del vostro PG, potrete iniziare a giocare.

Interessante l’opzione che vi consentirà di personalizzare i comandi di gioco a vostra completa discrezione, assegnando a ogni azione il tasto che preferite: ad esempio, la schivata è impostata di default sul tasto “X”, ma chi è abituato ai Souls potrà trovare più comoda la schivata con “O”.

Parlate con chiunque e aprite tutti i forzieri, in modo da ottenere informazioni, oggetti e anche missioni secondarie le quali, una volta portate a termine, vi permetteranno di ottenere delle ricompense. Inoltre, troverete anche dei mercanti e personaggi che vi aiuteranno a migliorare la vostra maestria nelle armi e nelle armature, sia leggere che pesanti.

Analizziamo ora brevemente la schermata di gioco:

In alto a sinistra potete vedere 3 barre, tipiche di molti GDR, inclusi i Souls: in rosso è indicata la Vita, in verde la Stamina, che si consuma compiendo azioni come attaccare, parare, lanciare magie e rotolare, ma che si rigenera in non troppo tempo, e in blu il Mana, indispensabile per lanciare incantesimi.

In questo gioco, come anche, ad esempio, in Dark Souls III, usare la magia consumerà sia il vostro Mana che parte della vostra Stamina. La magia è impiegata dagli Zaini, che possono essere sia di attacco che di supporto, e vi consentiranno, ad esempio, di potenziare i vostri attacchi fisici (supporto) o di lanciare dei veri e propri colpi magici (attacco).

Al di sotto delle barre, è indicato il livello attuale del giocatore, al di sotto del quale è presente un’altra piccola bassa semicircolare, nella quale potrete vedere il progredire dell’accumularsi dell’Esperienza, che otterrete uccidendo i nemici. Quando la barra sarà piena, il personaggio passerà al livello successivo. Nel momento in cui questo avverrà, i parametri del vostro PG verranno aumentati in maniera automatica, per cui non dovrete assegnare alcun punto.

Ma cosa succede quando morite? In questo caso, perderete gran parte dell’esperienza acquisita per poter passare al livello successivo, ma la ritroverete nel punto in cui siete morti, a patto che ci arriviate prima di morire nuovamente, pena la perdita definitiva di quei PE.

In basso a sinistra trovate invece il corrispettivo delle Fiaschette Estus, ovvero l’Acqua Vita. Ne avrete a disposizione 3 fiaschette all’inizio, da usare quando preferite, ma occhio: una volta terminate, l’unico modo per poterle ricaricare sarà pregare presso una statua sacra. Come nei Souls, questa sarà un’arma a doppio taglio, perché così facendo farete ricomparire tutti i nemici della zona.

Le funzionalità dei Falò nei Souls sono state qui suddivise fra 2 diversi oggetti di gioco: le statue sacre serviranno a ricaricare energia, mana e nemici, mentre per viaggiare rapidamente da un posto a un altro si usano le Steli, di cui ne troverete una per zona. A differenza dei Souls, inoltre, in Pharaonic sono presenti delle mappe per ogni zona, inoltre sarà possibile mettere il gioco in pausa in qualsiasi momento.

Sempre come nei Souls, non solo saranno presenti anche percorsi opzionali, ma non sempre proseguire nella zona appena sbloccata si rivelerà essere una buona idea: a volte, infatti, vi converrà tornare indietro e provare altre strade intentate in precedenza, magari perché troppo difficili da affrontare senza aver livellato e migliorato i propri parametri ed equipaggiamento. Se volete farvi un’idea più dettagliata del titolo, potete dare un’occhiata al video gameplay qui di seguito, che vi mostrerà i primi 35 minuti di gioco:

Essenziale non è sinonimo di povero

A parte il gameplay e il modo in cui è tecnicamente reso, altri elementi di Pharaonic risultano essere più scarni ed essenziali, il che è comunque normale per un titolo che occuperà soltanto 1,6 GB sull’Hard Disk della vostra PlayStation 4. Nonostante questo, però, l’insieme risulta armonioso e il gameplay è così coinvolgente da far passare in secondo piano aspetti come la colonna sonora o la grafica.

A tal proposito, la grafica di Pharaonic è piuttosto essenziale, ma curata e colorata, presentando ambientazioni diversificate e liberamente esplorabili.

La colonna sonora funge da semplice sottofondo, infatti il suo volume è anche relativamente basso rispetto invece agli effetti sonori, che prendono il sopravvento, il che conferisce maggiormente un senso di sfida al gioco: a che serve la musica quando puoi ascoltare il suono delle armi che si scontrano fra loro e che trafiggono i corpi dei nemici e anche il vostro?

Quanto invece alla longevità, questa dipende dai giocatori: per chi non è abituato alla frustrazione che provano i giocatori dei Souls potrebbe scaraventare questo titolo giù dalla finestra dopo un’ora di gioco, mentre chi non si lascia scoraggiare e vuole superare i propri limiti, ed è anche curioso di vedere cosa lo attenderà nelle zone successive, Pharaonic è un gioco che si presta a essere giocato anche per molte ore di fila.

In conclusione, nonostante uno stile grafico e una colonna sonora scarni, Pharaonic è un titolo che metterà alla prova in maniera appassionante e impegnativa i giocatori, divertendoli al contempo.

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