Airboy Volume 1 | Recensione

Pubblicato il 7 Ottobre 2017 alle 10:00

Arriva una delle serie simbolo del fumetto indie americano degli anni ottanta: Airboy! Non perdete le storie dai toni pulp e con elementi horror che hanno fatto conoscere l’apprezzato autore di Conan e Batman, Chuck Dixon!

Gli anni ottanta del cosiddetto Rinascimento Americano dei comics furono caratterizzati da sperimentazioni e innovazioni che lasciarono il segno, grazie al lavoro encomiabile di autori come Alan Moore, Frank Miller, Chris Claremont e così via. Le rivoluzioni grafiche e narrative non si riscontrarono però solo negli albi Marvel e DC ma pure in quelli delle case editrici indipendenti che nacquero in quel decennio.

In questo senso, la Eclipse fu una delle più rappresentative. Sotto la direzione di Dean Mulloney e Cat Ironwode, l’etichetta pubblicò opere seminali (basti citare Miracleman per farsi un’idea) e nel giro di poco tempo diventò una delle realtà editoriali più rilevanti del comicdom. Tra le collane proposte si distinse Airboy, scritta da Chuck Dixon che molti conosceranno per numerose storie di Conan, il Punitore e Batman.

La serie è ora stata ristampata dalla IDW e l’Editoriale Cosmo traduce un volume con i primi nove episodi.

Dixon fece con Airboy un’operazione particolare. Di fatto riprese un vecchio personaggio della Golden Age, un aviatore impegnato a combattere i nazisti durante il Secondo Conflitto Mondiale, all’epoca stampato dalla Hillmann Comics. Danny Nelson, questo il suo nome, era un adolescente che, ansioso di opporsi ai seguaci di Hitler, costruiva un incredibile aereo, Birdy, e si impegnava in entusiasmanti battaglie aeree, facendosi aiutare da un assistente orientale, Hirota.

Non si trattava di un vero e proprio supereroe ma le avventure erano influenzate da quelle dei giustizieri in calzamaglia e lo stesso valeva per i nemici di Airboy che sembravano perfetti per un albo di eroi in maschera, a cominciare dall’inquietante Despero e dalla sensuale Valchiria che in seguito, dopo essersi redenta, diventava la sua amante.

Dixon, tuttavia, compie un’operazione post-moderna, in linea con la sensibilità anni ottanta. Il suo Airboy è infatti il figlio del precedente eroe, si chiama pure lui Danny e, almeno in principio, ignora il passato del padre. La tragica morte di quest’ultimo lo costringe a seguire le orme del genitore ed è questo il pretesto che serve a Dixon per inserire Airboy in un contesto contemporaneo, non esente però da suggestioni retrò.

La splendida Valchiria, per esempio, è ancora viva e non è affatto invecchiata, essendo stata in animazione sospesa a causa di un incantesimo di Despero; pure costui è tuttora in circolazione e il nostro eroe dovrà vedersela con le sue macchinazioni che lo porteranno in un paese sudamericano gestito da pericolosi mercenari.

Dixon scrive una story-line dai toni avventurosi ma non evita di affrontare tematiche scottanti come quella dei governi americani che sostengono dittature e della vendita di armi a paesi ufficialmente considerati nemici. Lo stesso Denny dovrà vedersela con gli infidi uomini d’affari che fanno parte del consiglio di amministrazione della Nelson Aviation, la compagnia del padre, in combutta con una clientela decisamente losca.

Insomma, Dixon si concentra sull’azione e sull’intrattenimento ma non trascura l’impegno.

Inserisce, inoltre, curiosi elementi horror. Nelle storie ci sono, per esempio, il Mucchio, un essere mostruoso simile all’Uomo Cosa marvelliano; Despero, classico villain delle storie d’epoca, e Licantropo, un ex nazista lupo mannaro. In questo ambito parzialmente vintage, c’è anche Lupo dei Cieli, altro eroe della Hillmann Comics, membro della squadra degli Airfighters. Testi e dialoghi sono curati e incisivi e il ritmo delle avventure è veloce e sincopato.

Insomma, Airboy è un ottimo fumetto scacciapensieri, niente affatto banale.

Ma da tenere d’occhio sono altresì i disegni. Airboy fu infatti considerata una delle serie meglio disegnate degli anni ottanta. La maggior parte degli episodi sono illustrati da Stan Woch che parecchi conoscono per Swamp Thing e altre collane Vertigo, ma non mancano contributi degli ottimi Timothy Truman, Tom Yeates e Larry Elmore. Il tratto di Woch è dettagliato e di tanto in tanto si avvicina, facendo i debiti distinguo, a certi penciler del calibro di Russ Manning, Burne Hogarth e Wally Wood, con vaghi influssi alla Frazetta. Il lay-out è invece tipico dell’attitudine contemporanea, con una composizione della tavola mutevole e vignette di svariate forme e dimensioni che fanno pensare proprio allo Swamp Thing della run di Alan Moore.

Un altro punto di forza di Airboy è rappresentato dai colori intensi, vividi e psichedelici di Ron Courtney che valorizzano l’arte di Woch e soci. Abbiamo dunque a che fare con una proposta editoriale di grande qualità e bene ha fatto l’Editoriale Cosmo a proporre questa gemma del fumetto a stelle e strisce. Da non perdere.

 

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