Blade Runner 2049: il nostro incontro con Denis Villeneuve e Sylvia Hoeks
Pubblicato il 7 Ottobre 2017 alle 15:00
Il film è attualmente disponibile nelle sale.
Il regista Denis Villeneuve è intervenuto a Roma per presentare Blade Runner 2049, il suo nuovo film, insieme alla bellissima attrice olandese Sylvia Hoeks.
Il primo Blade Runner, diretto da Ridley Scott e uscito nel 1982, ha avuto un forte impatto sul regista: “L’ho visto nel periodo in cui iniziavo a prendere in considerazione l’idea di diventare regista. Ero appassionato di fantascienza ed ero in cerca di una visione matura del futuro. Il cinema non ne proponeva molte.”
Sylvia Hoeks: “Per noi olandesi è stato importante perché Roy Batty era interpretato da Rutger Hauer, un patrimonio nazionale. Dopo averlo visto, non riuscivo a dormire. Temevo che quelle cose potessero accadere davvero.”
Sono trascorsi trent’anni dai fatti del primo film e alcune cose sono cambiate. Villeneuve: “I replicanti sono esseri sintetici, progettati per essere sfruttati come schiavi nella colonizzazione di altri pianeti, molti dei quali al di fuori del nostro sistema solare. Molti viaggiatori nello spazio desiderano vivere su quei pianeti e i replicanti li rendono accoglienti. Ma è un po’ come il romanzo di Frankenstein. I replicanti sono simili agli umani, hanno comportamenti particolari e sono vietati dalla legge. Occorre una forza speciale di polizia per ritirarli.”
“Questo sequel presenta un mondo diverso dal film originale. Le cose non sono andate per il verso giusto. Il clima è un disastro e i sopravvissuti si trovano in condizioni terribili. C’è stato un innalzamento dell’oceano e la città si è protetta con un muro.”
“Internet non è un espediente comodo per gli sceneggiatori. Vedere un poliziotto che cerca indizi seduto al computer è noioso. Abbiamo immaginato un black-out causato da un impulso elettromagnetico che ha distrutto tutti i dati telematici. Quindi è impossibile consultare archivi digitali. E’ una riflessione sulla fragilità del mondo digitale. Mi piace l’idea che il protagonista debba sporcarsi le mani e incontrare le persone durante le sue indagini.”
Ryan Gosling, protagonista nel ruolo del replicante K, è stata la prima scelta di Ridley Scott che torna in questo sequel in veste di produttore. Villeneuve: “Scott mi ha presentato la sceneggiatura suggerendomi subito Gosling. Il personaggio era perfetto per lui. L’ho chiamato, gli ho fatto leggere la sceneggiatura. Non aveva mai fatto un film di questa portata ma lo script gli è piaciuto. Ha accettato subito. Si è ispirato molto a Rick Deckard. Sono caratterizzati dalla stessa solitudine me il lavoro di K è più complesso. E’ un thriller esistenziale che esplora varie tematiche di questo tipo.”
“Amo gli attori che non fanno gli attori ma diventano il personaggio. Clint Eastwood sa imporre la sua presenza senza muoversi. Harrison Ford ha lo stesso carisma ed esprime sfumature emotive in modo particolare. Ryan è un artista straordinario, presente in ogni inquadratura, il film è tutto sulle sue spalle. Ho scelto personalmente tutte le comparse. Non tutti i volti sono adatti all’epoca che raccontiamo.”
Sylvia Hoeks spiega il suo personaggio: “Luv è il braccio destro di Niander Wallace, Hanno un rapporto complesso ed intenso. Il mio personaggio è caratterizzato dalla ricerca d’identità E’ come una Audrey Hepburn sotto acidi. C’è una maggior presenza di personaggi femminili rispetto al film originale. Sono tutte donne forti. Ho girato la mia prima scena con Robin Wright e sono rimasta sorpresa dalla sua gentilezza. Sono stata fortunata perché il mio ruolo mi permette di esplorare molte caratteristiche diverse. Luv è la ragazza della porta accanto, è un personaggio saggio e satirico.”
La nuova Los Angeles e gli scenari post-apocalittici sono stati illuminati da Roger Deakins, direttore della fotografia più volte nominato all’Oscar. Villeneuve: “Sul piano estetico, il primo Blade Runner è una pietra miliare. Ridley Scott ha usato la luce creando atmosfere nebbiose. Io e Roger volevamo che il sequel si svolgesse nella stessa ambientazione del primo ma in condizioni peggiori. Questo film ha momenti molto dark, altri più argentei e bianchi, basati sulla luce nordica. La palette cromatica trae ispirazione dall’inverno. I colori contengono indizi che possono essere colti dal pubblico. Il giallo è un collegamento con la mia infanzia.”
Gli attori non hanno mai lavorato con il chroma key. Il regista: “Quando fai un film di fantascienza e devi creare quel mondo, la CGI è importante ma ho deciso subito di costruire tutti i set. E’ stata la prima cosa che gli attori mi hanno chiesto. Abbiamo avuto il privilegio e il budget di poter creare le scenografie e i veicoli. Volevo che gli attori potessero concentrarsi sulla componente intima e sulle loro relazioni senza dover immaginare cosa ci fosse intorno a loro.”
Villeneuve non ha preso alla leggera la decisione di dirigere il film: “Ho impiegato settimane per accettare. Ho dovuto rassegnarmi all’idea di non sapere come il pubblico avrebbe recepito il film. E’ lo stesso mondo ma è un film diverso. Quando si fa il sequel di un capolavoro, le speranza di successo sono basse. L’ho fatto per amore del cinema. Ho corso un grosso rischio ma credo sia il mio film migliore.”
“La malinconia è una componente molto importante per Blade Runner. E dev’esserci molto fumo”, scherza Villeneuve. “E’ un’intima esplorazione della condizione umana con elementi thriller. Anche il sound design è fondamentale. Nel primo film ha creato un’atmosfera impressionista insieme alla musica.”
Blade Runner 2049 è il secondo film di fantascienza del regista dopo Arrival e potrebbe dedicarsi al remake di Dune: “Sono sempre stato attratto dalla fantascienza. Ho letto i romanzi di Jules Verne, Isaac Asimov e Frank Herbert, i fumetti franco-belgi come quelli di Moebius. Devo ringraziare anche Christopher Nolan per i suoi film di fantascienza. E’ il migliore. Ero interessato alla scienza e alla microbiologia. La fantascienza mi permette di esplorare l’ignoto.”