La figlia dell’otaku vol. 1-2 di Stahiro: Recensione

Pubblicato il 16 Novembre 2011 alle 10:00

Magic Press porta in Italia “La figlia dell’otaku”, una commedia sul difficile rapporto padre-figlia che diverte senza rinunciare a commuovere.

Autore: Stahiro
Editore:
Magic Press – MX
Provenienza:
Giappone,
Prezzo:
€ 5,90
Data di pubblicazione: 2011

La piccola Kanau arriva alla pensione Higan-So dove finalmente potrà incontrare il padre mai conosciuto…uno shock per la bambina scoprire che il paparino che tanto ha desiderato conoscere è in realtà Kota Morisaki, 26 anni, un otaku tutto modellini, videogames erotici e dakimakura, assistente di un popolare mangaka e con uno scarso senso di responsabilità.

Inizia così la turbolenta convivenza di Kota e Kanau, impacciati nel costruire da zero un rapporto padre e figlia, e di certo non aiutati (o forse sì?) dalle intemperanze degli stravaganti inquilini dell’Higan-So…

Magic Press porta in Italia “La figlia dell’otaku” (Otaku No Musume-san), commedia sentimentale firmata da Stahiro, recentemente giunta a conclusione e raccolta in 11 tankobon.

Con tratto preciso e pulito, Stahiro crea personaggi dalle linee morbide, tutto sommato semplici nell’idea che sta alla base del loro design, ma che per questo godono di una freschezza invidiabile che li fa amare sin da subito.

Nata come opera per il web e solo in un secondo momento portata ad una serializzazione regolare su rivista, il punto di forza che contraddistingue questo titolo è la spontaneità che rende leggera la lettura, facilitata da tavole di ampio respiro, conquistando così il lettore con il suo tono divertito, che fa largo uso di citazioni, su cui spiccano certamente quelle che guardano a “Maison Ikkoku” (vedi l’amministratrice e il suo inconfondibile grembiule).

Il risultato è uno slice of life che presenta inizialmente i toni della commedia demenziale, ma che sa anche virare con naturalezza su atmosfere più serie e delicate, approfondendo i personaggi e le loro relazioni, regalando momenti intensi e commoventi.

In particolare, è dal secondo numero che si avverte con maggiore chiarezza questa flessibilità narrativa, che coincide peraltro con l’insieme dei capitoli apparsi su Dragon Age (Kadokawa Shoten), riflettendo quindi il diverso processo di realizzazione del manga, che si traduce anche in un differente modo di portare avanti la narrazione, cambiando in più punti la struttura episodica impiegata fino a quel momento.

I personaggi che popolano “La figlia dell’otaku” presentano tutti una loro specifica individualità, facilmente riconoscibile e in grado di accattivarsi a vario titolo le simpatie del lettore fin dal primo volume, per un insieme di figure ben pensate e sviluppate tutte in modo apprezzabile.

In particolare è Kanau il vero centro focale della narrazione, la figura chiave che unisce tutte le altre, nel suo personale percorso di crescita e recupero del rapporto con il padre, quest’ultimo con un ruolo certamente importante ma in qualche modo equiparato a quello dei suoi coinquilini, in un azzeccato gioco di rimandi che riflette le difficoltà del ragazzo nel suo scoprirsi genitore.

L’edizione curata da Magic Press propone un volume da fumetteria di grande formato, con sovraccoperta, per albi dalle rilegature resistenti, stampati su carta bianca che tiene bene i neri. Qualche problema con alcune tavole che risultano tagliate. Il rapporto qualità-prezzo è comunque proporzionato.

In conclusione, “La figlia dell’otaku” è una lettura coinvolgente su più livelli, in grado di divertire e di commuovere con pari semplicità, senza forzature né pedanteria. Consigliato.

VOTO: 8

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