Gatta Cenerentola: quando animazione e Gomorra si incontrano | Recensione

Pubblicato il 20 Settembre 2017 alle 20:00

Un’originale e inedita nuova prospettiva per la conosciutissima fiaba di Cenerentola, a cui si mescola il sottobosco criminale.

Durante la visione di Lo chiamavano Jeeg Robot, un aggettivo che veniva in mente era “coraggioso” per il modo in cui un film italiano trattava il tema supereroistico e mostrava una violenza inaudita. Vedendo Gatta Cenerentola, una piccola grande scoperta dell’animazione italiana al Festival di Venezia 2017, il pensiero è molto simile, a maggior ragione poiché parliamo di questo genere cinematografico.

Che i suddetti film d’animazione non siano più solo per bambini è oramai chiaro a tutti, visti i livelli di complessità e di temi raggiunti da case di produzioni grandi (Disney) e piccine (Laika). Gatta Cenerentola gioca proprio su questo, rifacendosi a una versione alternativa della celebre fiaba di Charles Perrault.

Non quella dei fratelli Grimm, bensì quella che Giambattista Basile incluse nella raccolta Lo cunto de li cunti (1636). Una fiaba della tradizione popolare partenopea, tramandate di generazione in generazione, con ovviamente diverse varianti, di cui una addirittura con l’omicidio della matrigna da parte della protagonista; diversa dal classico d’animazione Disney del 1950 e dal live action del 2015, la Gatta Cenerentola di cui vi parliamo sceglie l’ambientazione di una nave ancorata al porto di Napoli.

La Gatta del titolo è Mia, una bambina rimasta orfana dopo che O’Re, il boss della malavita della zona, e Angelica Carannante decidono in combutta di uccidere Don Vittorio Basile, padre di Mia e armatore con una visione futuristica per la città partenopea. I due, che cercano a tutti i costi il potere, preferiscono eliminare il problema alla radice e, molti anni dopo, la Gatta si ritrova adolescente vittima delle angherie e delle continue vessazioni della matrigna e delle sorellastre, le sei figlie di Angelica che aiutano la madre a gestire la nave, ora diventata un bordello. Tra le figlie c’è perfino un transessuale, a dimostrazione del coraggio di cui si parlava prima, proprio come in Jeeg Robot.

Sarà l’arrivo di un infiltrato della polizia sotto copertura, Primo Gemito (il principe), che anni prima era stato la guardia del corpo di Vittorio, a portare la luce nel buio della vita di Mia e a liberarla dal desiderio di vendetta che fin da piccola la opprime e non le permette di vivere. Dopo L’arte della Felicità, sempre ambientato a Napoli, questo nuovo progetto animato della Mad Entertainment dimostra che anche in Italia si possono creare piccoli grandi gioielli. Lo stesso team composto da Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone riesce a dipingere una Napoli cupa e umida, che ben esprime l’oppressione della protagonista attraverso i colori opachi e l’ambientazione sulla nave, quasi un mondo a se stante finché la protagonista non è pronta a nuotare e “vedere il mondo”. Quasi una moderna Sirenetta – Mia non parla e non sa scrivere bene, non avendo ricevuto un’educazione, come Ariel era senza voce ad un certo punto del classico Disney. Il disegno ruvido e dai contorni geometrici è rappresentazione della durezza della vicenda raccontata, e allo stesso tempo offre uno spiraglio alla visione scientifica di Vittorio per la sua Napoli.

Con Gomorra La Serie il film d’animazione ha in comune anche una delle doppiatrici: Maria Pia Calzone, l’indimenticabile Donna Imma che presta la voce ad Angelica. Una scelta azzeccatissima, così come quelle di Alessandro Gassman, Massimiliano Gallo, Mariano Rigillo e Renato Carpentieri. Non mancano le comparsate partenopee come Enzo Gragnaniello o Ciro Priello dei The Jackal che doppia la sorellastra trans.

Fra i 14 candidati italiani a rappresentare l’Italia agli Oscar 2018, Gatta Cenerentola è una fiaba dalle tinte dark e sanguinolente, che colpisce per la violenza che mostra – ad un certo punto vi è una vera e propria strage – e allo stesso tempo per la dolcezza che Mia e Gemito riescono a portare a galla, prima da soli poi insieme, come in ogni favola che si rispetti.

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