The Orville – 1×01 “Old Wounds” | Recensione
Pubblicato il 14 Settembre 2017 alle 15:00
Una partenza non alla velocità della luce che, nel voler essere una chiara parodia di Star Trek e della fantascienza in generale, finisce per essere una parodia di se stessa.
Alla notizia che Seth MacFarlane avrebbe fatto non solo una nuova serie (quello era già capitato), ma un serial live action in cui sarebbe stato anche protagonista, la curiosità non poteva che essere molta. Se poi ci aggiungiamo che dal trailer The Orville si presentava come una chiara parodia di Star Trek e simili, la curiosità era molteplice.
L’entusiasmo però ha lasciato spazio alla perplessità, ora che la serie è approdata in tv negli Usa – letteralmente, dato che il titolo si rifà alla navicella al centro della storia, così come sarà per Star Trek: Discovery, nuovo capitolo del fortunato franchise che guarda caso arriverà anch’esso in questo periodo. Questo perché, tentando a tutti i costi di prendere in giro il mondo sci-fi fra navicelle spaziali, viaggi intergalattici, alieni dall’aspetto e usanze improbabili, diventa in realtà una parodia di se stessa. Mescola gli elementi fantascientifici in salsa comedy e utilizza come motore della storia le relazioni interpersonali, ma sembra essere la prima a non crederci per davvero.
Tutto infatti parte dal divorzio fra Ed (MacFarlane) e (Adrianne Palicki, che fa rimpiangere i tempi in cui interpretava Bobbi in Agents of S.H.I.E.L.D.), dopo che lui l’ha trovata a letto con un alieno. Un anno dopo, il rispettato capitano che ha passato un brutto periodo viene messo a capo della U.S.S. Orville (ECV-197), e ci ritrova a bordo proprio l’odiata ex moglie, che ha fatto di tutto per ottenere quell’impiego come vice-capitano. A che pro? Riconquistarlo? Nonostante il – prevedibile – colpo di scena finale, manca l’elemento mystery che, aggiunto agli ingredienti di questa comedy sui generis, avrebbe potuto fare la differenza e non farla sembrare insipida.
A completare il quadretto – familiare? Non si capisce se vorrebbe essere anche un po’ family comedy questo nuovo telefilm – l’equipaggio della Orville, che pesca fra gli attori telefilmici un po’ meno conosciuti tra cui spiccano Penny Johnson Jerald (Castle) e Chad L. Coleman (The Walking Dead), insieme ai collaboratori di MacFarlane Scott Grimes (voce di Steve Smith in American Dad! e di Kevin Swanson nei Griffin) e il produttore, sceneggiatore e occasionalmente doppiatore J. Lee. Sono tutti macchiette, come il robot razzista, peccato che strappino poche risate lungo la visione: forse la soluzione poteva essere renderla una comedy da 20 minuti e con un’identità più chiara (vedi The Last Man on Earth). Non spicca nemmeno la regia, affidata a Jon Favreau (Iron Man, Il Libro della Giungla), che fra qualche settimana dovrà vedersela anche con il pilot di Young Sheldon: ammicca troppo alla serie originale e agli stilemi di genere.
Ma (perché c’è un ma) un merito il serial ce l’ha, oltre ad aver migliorato gli ascolti fatti un anno da fa da un altro “esperimento comedy” targato FOX, ovvero Son of Zorn metà live action metà animazione, fallita miseramente dopo pochi episodi. MacFarlane infatti ha mantenuto la tradizione di casting variegato che ha contraddistinto Star Trek, ovvero un equipaggio composto non solo da uomini bianchi, ma anche donne e persone di colore. E con le razze aliene ovviamente si sbizzarrisce, così come Star Wars e i più recenti Guardiani della Galassia e Valerian e la città dei mille pianeti si sono divertiti a fare.
Quello che manca a The Orville è la verve che ha sempre contraddistinto MacFarlane, che sembra viaggiare col freno a mano tirato, più che alla velocità della luce. Le battute, il ritmo della storia e la caratterizzazione dei personaggi: tutto procede senza scossoni, senza guizzi, senza battute esilaranti e dissacranti. E’ tutto molto tranquillo. Troppo tranquillo. Quasi fossimo in una sitcom vecchio stampo piuttosto che nello spazio intergalattico.