American Horror Story Cult – 7×02 “Don’t Be Afraid of the Dark” | Recensione

Pubblicato il 15 Settembre 2017 alle 15:00

Secondo appuntamento con l’orrore politico di Ryan Murphy e la situazione degenera velocemente.

Questa settima stagione di American Horror Story, giunta alla seconda settimana, si conferma un appuntamento da aspettare con curiosità, e forse non accadeva dai tempi di Murder House. Merito del crime piuttosto che dell’horror al centro della storia: tutti gli indizi sembrano dire agli spettatori che Ally (Sarah Paulson) non è pazza e non ha le visioni, ma che qualcuno sta cercando di renderla tale, prima di tutto agli occhi della moglie Ivy (Alison Pill) e del figlio Oz (Cooper Dodson). La tensione è palpabile, ma non per i clown e i “buchi” – altra ossessione di Ally – bensì per la spirale distruttiva in cui sembra essersi infilata la donna, che giunge ad un primo importante risvolto drammatico. E’ questo che fa davvero terrore vedendo questa stagione: la paura cosa porta a fare le persone?

Se nello scorso episodio Winter (Billie Lourd) chiedeva a Ozzie quale delle due era la sua “vera” mamma (cioè quella che lo ha partorito), in questa puntata attraverso una semplice azione – un abbraccio – e una semplice frase – “I want Mom” – ci viene rivelato indirettamente chela stessa è Ivy. Guarda caso quella stabile della coppia. E Winter pare non essere l’unica “aiutante” di Kai (Evan Peters). In questo episodio facciamo infatti la conoscenza dei nuovi vicini di casa di Ally, Ivy e Oz, meravigliosamente interpretati da Leslie Grossman (Popular) e Billy Eichner (Difficult People). Non solo è chiaro come la coppia non la racconti giusta fin dalla prima inquadratura, ma i due sono anche funzionali per far emergere un tema del poster e dei teaser finora rilasciati per Cult.

La passione di Harrison sono le api, poiché laboriose e ognuna con un unico scopo in un alveare (che è pieno di buchi), mentre Meadow ha superato un cancro alla pelle e non può stare più di dieci minuti alla volta sotto il sole altrimenti le tornano i melanomi. Passano un sacco di tempo in casa quindi, dove Harrison ha una grande scorta di armi, per sicurezza personale e “perché hanno qualcosa di fallico”. Lui è gay e lei non ama farsi toccare dopo la malattia, così si sono sposati per la classica promessa del “se saremo ancora single a 35 anni”, essendo grandi amici da sempre.

Due personaggi che solo il team di Ryan Murphy poteva creare, che noi spettatori siamo portati ad amare e allo stesso tempo temere. Sono infatti loro gli autori del video in cui Kai si è fatto volutamente picchiare (provocandoli, ma quello non si vede nel video) un gruppo di uomini di origine latina, per poter avere il suo bel servizio al tg e candidarsi al consiglio comunale “per fare la differenza”. La coppia di vicini, ficcanaso e fin troppo cordiali, ricorda la Jessica Lange di Murder House, e permette di far emergere il tema della sicurezza in casa, delle armi, dell’immigrazione, del terrorismo in un colpo solo. E’ questo di cui si sentiva più la mancanza dal ciclo inaugurale di American Horror Story: la feroce critica sociale attraverso l’horror.

E’ emblematica la sequenza in cui Kai, quasi una girl scout, bussa alla porta di Ally per raccogliere voti per la propria elezione, e i due parlano attraverso le sbarre che la donna ha fatto installare sulle porte e finestre di casa per maggior sicurezza. Proprio lei che parla proprio di essere più aperti e tolleranti verso il prossimo. Proprio lei che ora possiede anche un’arma, senza che Ivy lo sappia. Proprio lei che userà la pistola a fine episodio – attraverso le sbarre – contro Pedro, un dipendente del ristorante che le due donne gestiscono e che ha litigato con lo chef, poi misteriosamente ucciso. Crime e horror si mescolano senza soluzione di continuità in questa storia dell’orrore americano, e mai titolo fu più adatto per una serie tv come in questa stagione.

L’episodio si conclude con il salto dello squalo per Ally: avrà ucciso o solo colpito Pedro? Nell’attesa di scoprirlo, il prossimo episodio si intitola “Neighbors from Hell”: ne vedremo delle belle… o delle brutte, a seconda dei punti di vista. Sicuramente ne vedremo di spaventose.

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