Plastic Man: In Fuga – DC Comics Le Grandi Storie dei Supereroi 45 | Recensione
Pubblicato il 19 Ottobre 2017 alle 17:00
Non conoscete Plastic Man? Ecco un ottimo volume per immergervi nel folle mondo del personaggio allungabile!
Con la collana DC Comics Le Grandi Storie dei Supereroi RW Lion e Eaglemoss sopperiscono ad una mancanza, quasi cronica se si escludono alcune eccezioni poco fortunate, della DC Comics in Italia ovvero avere una collana da edicola che proponesse in formato economico le storie recenti più importanti e i grandi classici della casa editrice, una boa che servisse ai nuovi lettori per avvicinarsi all’universo di Batman e Superman e ai vecchi lettori che magari all’epoca delle pubblicazioni regolari quelle serie le avevano snobbate e/o non avevano avuto possibilità di acquistarle.
Fra i cicli (ri)proposti – tutti ottimi e qualcuno assolutamente imprescindibile – trova posto anche questo Plastic Man: In Fuga ovvero il primo ciclo di storie, 6 numeri originali totali, con il quale l’artista Kyle Baker (Perché odio Saturno – Vertigo) rilanciò nel 2004 proprio il personaggio allungabile creato da Jack Cole nel 1941 per Quality Comics – esordì sulla testata Police Comics – casa editrice i cui personaggi furono poi assorbiti dalla DC.
Plastic Man è nei guai fino al collo: da consulente per l’FBI a fuggitivo il passo è breve soprattutto quando la sua identità segreta ed il suo passato da criminale riaffiorano costringedolo così ad essere un uomo in fuga!
Plastic Man è il tipico personaggio che non è possibile prendere sul serio, un perfetto comic relief, una macchietta i cui poteri allungabili sono fonte inesauribile di gag e trasformazioni inverosimili tuttavia Grant Morrison decise di inserirlo nella sua versione della JLA e successivamente Mark Waid ne legittimò la presenza con alcuni episodi strabilianti. Tenendo bene a mente questa dicotomia Kyle Baker si tuffa a capofitto in un plot dinamico, avvincente e divertente.
Partendo dalle origini del personaggio – gangster diventato eroe allungabile dopo un incidente con degli agenti chimici – l’autore “costringe” Plastic Man ad una indagine vitale per la sua sopravvivenza visto che viene in un sol colpo smascherato e accusato di un omicidio che non ha commesso riportandolo così alle sue radici poliziesche con tanto di riferimenti alle sue primissime avventure.
La dicotomia accennata sopra allora viene gestita da Baker grazie ad un tono sempre umoristico in cui si alterna l’ilarità data dal trasformismo del personaggio con gag mai banali e una carrellata di personaggi secondari, comprimari e antagonisti che costituiscono un microcosmo sospeso a metà fra l’assurdo ed un realismo mai troppo “reale”.
Il cuore però di questo volume è il percorso a ritroso che il lettore compie insieme al protagonista e che esamina la transizione del criminale Eel O’Brian nell’eroe Plastic Man, una transizione che, lontanissima da qualsiasi retorica, è prima di tutto personale e intima. Per la risoluzione del plot, con la scoperta della vera identità del villain che sta cercando di incastrare il protagonista, infatti sarà necessario rivivere il modo in cui una vita dedita al crimine ed una dedita al bene hanno influito sulle persone che circondano Plastic Man con lieto fine che ricorda una delle scene topiche del capolavoro di John Landis The Blues Brothers.
Dal punto di vista grafico Baker gioca moltissimo con il trasformismo del personaggio focalizzando l’attenzione del lettore sulle improbabili reazioni fisiche del personaggio. Il tratto è perciò caricaturale ed evidenzia i caratteri più grotteschi dei personaggi – basti vedere l’entrata in scena della Justice League – ma è anche estremamente preciso e pulito dimostrando la grande personalità e padronanza del medium da parte del disegnatore.
Il tutto si traduce in una costruzione della tavola che paga fortemente dazio alla tradizione della Golden Age e a quella delle strip umoristiche in cui la sequenzialità dell’azione è prettamente orizzontale. L’autore tuttavia “aggiorna” il suo segno adottando spesso splash page che catalizzando in maniera verticale momenti topici della narrazione e preferisce non racchiudere in riquadri ben definitivi i disegni stilizzando così sfondi e affidando ai colori – dalla paletta brillante e sempre distesi in maniera uniforme limitando al massimo le sfumature – il compito di marcare i confini di ogni scena.
Il volume è un cartonato di ottima fattura che si contraddistingue per la buona cura carto-tecnica impreziosita da una impeccabile traduzione ed adattamento del responsabile editoriale della Lion Lorenzo Corti e da un apparato redazionale essenziale ma puntuale.