Dampyr 210 | Recensione

Pubblicato il 13 Settembre 2017 alle 09:40

Continuano a svilupparsi i temi che sono stati al centro di Dampyr #200. Dopo la morte di Erlik Khan, ora è uno dei suoi figli a rappresentare una nuova minaccia.

Durante questo mese di settembre diversi albi Bonelli sembrano richiamare il tema dei padri e dei figli. Dopo gli ultimi due numeri di Tex che hanno evocato delle storie fortemente impostate sul tema padre-figlio, ecco che anche uno dei principali protagonisti delle storie prodotte dalla casa editrice di Via Buonarroti mette in rilievo questo tema.

D’altronde il rapporto tra Harlan Draka e suo padre è argomento cardine di tutta la serie di Dampyr. Questa volta però, nell’albo #210 appena uscito in edicola, questione cardine della storia non è il rapporto tra Draka e Harlan (quantomeno non solo), ma quello del vuoto lasciato da Erlik Khan, e di come uno dei suoi figli lo stia sfruttando. Perché anche da morto il maestro della notte continua a condizionare la vita del Dampyr.

Ovviamente il titolo della storia che è proprio Il Figlio di Erlik Khan rende palese la centralità di questo argomento nell’albo, ma molte sono le sfumature di questo numero #210 della serie.

Innanzitutto c’è un inizio d’albo, che forse memore delle influenze del grande crossover Dylan Dog-Dampyr (uscito lo scorso mese), sembra molto dylandoghiano. Ann Jurging, donna dai poteri magici, e personaggio ricorrente negli albi di Dampyr (ha fatto una comparsata anche nel numero #200), continua ad avere delle visioni della battaglia con Erlik Khan (combattuta proprio nel duecentesimo albo della serie). Harlan sospetta che le visioni possano essere provocate da uno dei figli di Erlik: Kerey Khan, il Signore della Discordia.

Kerey Khan è un figlio ribelle (tutte le migliori storie hanno per protagonista un figlio ribelle), che Erlik ha imprigionato in Turkmenistan. L’obiettivo di Dampyr sarà proprio quello di arrivare fin lì per sconfiggere Kerey ed il suo esercito di non morti. Harlan sarà ovviamente accompagnato da Tesla e Kurjak, ma anche da altri personaggi, tra i quali la stessa Ann Jurging, ed il poliziotto Bobby Quintana.

C’è da dire che le atmosfere di questo albo sono molto varie: le scene ambientate nella tomba di Kerey Khan sanno di un Indiana Jones in salsa splatter, mentre la comparsa di alcuni personaggi (uno in particolare) dona ad alcune parti della storia un respiro più epico. Il personaggio che svolge maggiormente questa funzione è quello di Caio Narcissus, un vecchio guerriero romano che durante l’albo diventerà sempre più importante per lo snodo della trama, fino all’epilogo nel quale diverrà fondamentale.

Il potenziale di questa storia è ampio, tanto che alcune comparse avrebbero meritato molto più spazio: ad esempio i ragazzi in maschera (dallo styling davvero suggestivo), fanatici cultori di Kerey Khan si prendono solo un paio di pagine, ma sono molto evocativi. Addirittura potrebbero prendersi un’intero albo magari dedicato proprio all’effetto che il culto di Kerey Khan ha creato sui giovani in cerca di qualcosa in cui credere (tematica molto attuale tra l’altro).

La sceneggiatura di Giorgio Giusfredi mescola bene varie atmosfere (che vanno dall’horror, al fantasy, all’avventura), riesce a equilibrare più linee temporali (ci sono parecchi flashback, e solo uno appesantisce un po’ lo scorrimento della narrazione), e crea spunti e personaggi che in futuro potrebbero essere ripresi e ampliati.

I disegni di Andrea Del Campo hanno un tratto fresco e morbido, con linee a volte non del tutto definite, ma sempre molto dettagliate nella rappresentazione delle ambientazioni (sia interne che esterne). Inoltre sono diverse le tavole che presentano semi-splash page ed elementi piuttosto originali (ed anche inconsueti per gli standard di un albo classico bonelliano) capaci di rendere alcune pagine notevoli a livello visivo (il primo flashback su Kerey Khan, tra pagina 37 e 43 presenta alcune vignette che ritraggono scene di combattimento o di preparazione alla battaglia di notevole impatto).

Insomma Dampyr #210 prosegue sulla buona strada un discorso che si è aperto con il duecentesimo numero, e che sta andando avanti nella serie. Il personaggio di Erlik Khan, anche se non direttamente presente continua a influenzare il destino di Harlan, e la sensazione che stia bollendo qualcosa di grosso in pentola è sempre più forte. Perché quando le storie mettono al centro la questione padri-figli, vuoi per il perenne tema del conflitto tra generazioni, vuoi per quell’ideale e suggestivo momento rappresentato dal passaggio di consegne, o vuoi per il fascino delle dinamiche innestate dal tema dell’eredità (morale o di potere che sia) mantenuta o disattesa, il livello d’impatto della narrazione si eleva sempre a grandi livelli. E la serie di Dampyr con questa tematica ci è nata.

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