The Fiction, quando il passato ritorna con un libro | Recensione

Pubblicato il 10 Settembre 2017 alle 10:00

Dello sceneggiatore Curt Pires e del disegnatore David Rubìn, la Tunué propone in Italia un fumetto con ambizioni metaletterarie che ha come ingredienti un gruppo di amici, un mondo parallelo e una misteriosa scomparsa.

Opera prima di Curt Pires in Italia, The Fiction è un fumetto disegnato dallo spagnolo David Rubìn, fumettista particolarmente caro alla Tunué e già autore di La sala da tè dell’orso malese, Romeo & Giulietta e L’Eroe. In questo caso, con Pires e Michael Garland (colorista), Rubìn disegna una serie che mescola Stand by Me e The Unwritten, con una buona spruzzata di La Storia Infinita. I punti di riferimento sono di tutto rispetto, ma The Fiction ne è all’altezza?

La storia di sviluppa su due linee temporali diverse: nella prima i quattro protagonisti (Kassie, Max, Tyler e Tsang, amici tra di loro) sono solo dei bambini e scoprono di poter viaggiare dentro la storia di un libro, entrando in un mondo fantastico e vivendo tante, meravigliose avventure (di questo mondo, però, ci viene raccontato poco o niente e il lettore può solo immaginare le peripezie del gruppetto); nella seconda, invece, sono passati quindici anni dalla scoperta del libro e tutti i personaggi si sono costruiti una vita propria.

O meglio, tutti tranne Tsang: il ragazzino, infatti, scomparve in una delle scorribande del gruppo e non venne mai più ritrovato, né in questo mondo né in quello dentro il libro. Da allora i tre amici rimasti si sono divisi e solo la scomparsa di un altro di loro, in età adulta, riesce a far riunire gli altri due: anche Tyler, infatti, sparisce dentro il libro e spetterà a Kassie e Max ritrovarlo, rientrando in un mondo che avevano quasi dimenticato.

Le cose, però, sono cambiate: il mondo dentro il libro (alla quale non viene mai assegnato un nome: si parla semplicemente di “Narrazione”) sembra essere stato infettato da qualche potere oscuro, segno che Kassie e Max avranno a che fare con un’entità – o più di un’entità – più grande di loro.

Già dalla trama si può comprendere che The Fiction non brilli di originalità, ma non è solo questo il suo difetto: fin dalle prime pagine il ritmo della narrazione (quella con la “n” minuscola, ma non per questo meno importante) è pessimo e, anche se si spera in un miglioramento con l’avanzare delle pagine (magari lo sceneggiatore ha avuto solo troppa fretta nel presentare i personaggi e la storia), questo non arriva mai.

È difficile trovare qualcosa di positivo in The Fiction: ogni elemento (l’intreccio, i personaggi, l’ambientazione) non è evidentemente stato caratterizzato e studiato a dovere o con la necessaria attenzione. Unica nota positiva sono le copertine di David Rubìn, che però non possono certo compensare una storia scarna e banale, con personaggi insipidi ai quali il lettore non riesce ad affezionarsi.

 

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