Ryuko Volume 1 | Recensione

Pubblicato il 9 Settembre 2017 alle 10:00

Fra oriente e medio-oriente, fra criminalità e politica scopriamo l’intricato mondo della conturbante Ryuko.

Bao Publishing continua la sua espansione verso il fumetto orientale seguendo una linea editoriale oramai ben collaudata e che ha permesso l’arrivo in Italia di fumetti cinesi oltre che di alcuni titoli provenienti dal Giappone che brillavano per audacia e per spessore contenutistico.

Questo Ryuko, opera che verrà proposta in due volumi, si innesta prepotentemente in questa direzione, trattandosi di una storia di onore e lealtà tra criminali, narrata tra diversi piani temporali ed il cui elemento comune è la misteriosa assassina chiamata Ryuko.

Il poliedrico Eldo Yoshimizu – artista a 360° che si dedica fra le altre cose anche alla scultura – concepisce il volume come un intricato sistema di scatole cinesi, se infatti la protagonista Ryuko è il perno della narrazione la sensazione è quella di leggere una storia corale in cui tutti i personaggi sono legati da un sottile filo rosso che l’autore dipana attraverso una serie di puntuali flashback che servono di fatto a sovrapporre, e far combaciare per certi aspetti, una feroce guerra tra gang rivali e nazioni contrapposte sullo scacchiere internazionale.

Scopriremo infatti come per Ryuko questa guerra fra clan sia soprattutto personale e si intrecci con uno scenario internazionale, coinvolgendo direttamente il suo braccio destro Nikolai, che spazia dal Giappone ad Hong Kong fino al Medio Oriente e all’ex-Unione Sovietica.

Con un background così complesso è evidente come Yoshimizu cerchi un realismo che è diretta eredità di quel movimento nato fra gli anni ’60 e ’70 all’interno del fumetto giapponese denominato gekiga che cercava un maggiore realismo e maturità nelle storie raccontate.

Indubbiamente Ryuko va catalogato come seinen ma, per la particolare influenza gekiga di cui sopra, è interessante notare come la sua costruzione sia giocata moltissimo sulla tensione e sulla drammaticità dei personaggi ed al cui centro vi è il concetto di onore.

Ecco la chiave con la quale viene letto dall’autore il tema della criminalità. Spogliato di quella “irriverenza” con cui troppo spesso viene dipinta in occidente, ed in particolar modo nel nostro paese soprattutto in ambito cinematografico e televisivo, la criminalità è una rete che avvolge le vite dei personaggi e li incatena in una serie di circostanze da cui non possono sfuggire e di cui pagano quotidianamente le conseguenze: l’onore verso il clan, verso il proprio paese, e soprattutto verso le figure di autorità imposte o scelte per necessità – da un lato Ryuko ed il padre dall’altro Nikolai e lo stesso padre di Ryuko, ma anche Sassori e Ryuko stessa.

Parte grafica che, volutamente per scelte stilistiche, paga dazio al fumetto anni ’70: il tratto è sinuoso, con figure femminili affusolate e scene d’azione che evidenziano anatomie plastiche, ma anche nervoso nelle scene d’azione dove le linee si sovrappongono creando intrecci che esaltano il contrasto fra il bianco ed il nero in cui il disegnatore cesella particolari facendo emergere le figure e giocando con inquadrature e prospettive.

Quelle che colpisce però è la costruzione della tavola avvolgente e capace di “inghiottire” il lettore grazie ad una dinamismo che si manifesta in riquadri quasi sempre irregolari in cui figure e baloon rompono i margini focalizzando l’attenzione del lettore esprimendo l’estremo dinamismo dell’azione sempre spettacolare ed in primo piano – basti prendere come esempio il frenetico inseguimento in auto dell’ultimo capitolo che esalta le doti “registiche” di Yoshimizu il quale in una manciata di pagine scarica adrenalina e realizza una sequenza spettacolare ruotando in ogni riquadro il punto di vista regalando così al lettore una esperienza frenetica e totalizzante.

Grande attenzione come di consueto quella che Bao dedicata alla confezione scegliendo il formato cartonato, sinonimo comunque di una edizione lussuosa, ineccepibili anche traduzione ed adattamento che vengono impreziositi da alcune note a fine volume. Senza perdersi in altri giri di parole la “solita” edizione di grande qualità targata Bao.

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