Tex 682-683 | Recensione
Pubblicato il 6 Settembre 2017 alle 10:00
Chi è Lupe Velasco? E qual è l’affascinante storia che lega il suo passato a quello di Tex? Luz, la giovane figlia di Lupe giunge fino in Arizona per chiedere aiuto a Tex ed ai suoi pards affinché salvino la madre e l’intera famiglia.
Lupe Velasco è un personaggio apparso per la prima volta nelle primissime storie di Gianluigi Bonelli, e dalle quali Mauro Boselli sta attingendo a piene mani. Si tratta di una giovane e bella messicana conosciuta da Tex prima ancora di Lilyth. Considerata la prima fidanzata del ranger troncò la sua avventura nel numero #7 della serie regolare, quando Tex rifiutò di sposarla fuggendo via e abbandonandola.
A parecchi decenni di distanza ecco che la bella messicana riappare nell’albo pubblicato lo scorso mese e intitolato appunto Il Ritorno di Lupe. Si tratta di una delle storie di Tex più esaltanti degli ultimi tempi, in grado di tenere con il fiato sospeso e far attendere in maniera spasmodica la pubblicazione dell’albo seguente per conoscerne l’epilogo.
La storia si apre con il ritrovamento nei pressi del villaggio Navajo di una giovane ragazza, la quale Tex riconosce essere la figlia di Lupe. Inizia così un lungo flashback nel quale Tex ricorda la storia della donna, rivelando di averla nuovamente incontrata subito dopo la morte di Lilyth.
Quell’incontro durante il quale Tex aiutò la giovane messicana, rapita assieme ai figli dal malvagio Inigo, riaccese nel ranger un po’ di quella voglia di vita e cura degli affetti rimasti, che si era affievolita dopo la scomparsa di Lilyth. Lupe riaccese in Tex la voglia di attenzione nei confronti del proprio figlio, l’allora piccolo Kit. Un accento, quello sui figli, che è il filo conduttore degli albi #682 e #683. Infatti Lupe alla fine del fumetto scomparirà in un fiume in seguito allo scontro con il cattivo Don Inigo, e sarà proprio sua figlia Luz a ristabilire il legame con Tex ed a tentare di salvare la madre, grazie all’aiuto chiesto al ranger ed ai suoi pards.
L’attesa per il seguito de Il ritorno di Lupe è stata spasmodica, ed ha portato all’uscita de La Prigioneria del Deserto, che però non risulta soddisfare del tutto le aspettative. La storia riprende il filone nel presente, passando però da un altro racconto del passato: Luz descrive a Tex ciò che è accaduto alla madre subito dopo la sua scomparsa. Purtroppo il destino di Lupe, dopo essere inizialmente mutato per il meglio, si è di nuovo ribaltato contro.
Ricardo (un personaggio che soprattutto ad inizio albo sembra essere piuttosto carismatico) sarà l’uomo che salverà Lupe dalla morte dopo la sua caduta nel fiume. Inizialmente l’uomo farà la fortuna della bella messicana, ma successivamente si rivelerà una vera e propria condanna. Perciò dopo il racconto di Luz, Tex, Kit, Carson e Tiger si recheranno in Messico per salvare ancora una volta Lupe e tutta la sua famiglia.
Ma, come dicevamo, il filo conduttore di Tex #682 e#683 sono i figli. E mentre il primo albo si concentrava su Lupe, in questo numero Luz e soprattutto Ruben, l’altro figlio di Lupe, sono assolutamente centrali.
La Prigioniera del Deserto è una storia che a livello tematico richiama un po’ Guardiani della Galassia vol. 2, anch’esso concentrato sull’esplorazione del legame tra padri e figli, e sull’eredità morale (e non) che il genitore lascia nei confronti del proprio erede.
Il personaggio di Ricardo infatti diventerà il punto di riferimento per tutta la famiglia di Lupe, soprattutto per il giovane Ruben. Ma colui che appariva come il salvatore dell’intera famiglia, si rivelerà invece essere l’uomo più pericoloso per la loro stabilità.
Il rapporto genitori-figli è quindi il tema centrale di questa storia, un argomento che i fumetti tendono spesso a esaltare ed a trattare con attenzione (i supereroi ne attingono a piene mani: vedasi ad esempio il rapporto tra Superman ed i suoi genitori terrestri e non, o le vicende che riguardano Batman, sia in qualità di figlio che come padre di Damian). Sotto questo punto di vista La Prigioniera del Deserto ha fatto centro, esaltando al massimo questa tematica, e rendendo centrali i personaggi di Ruben e Ricardo.
Ciò che manca però è il ritmo esaltante dello scorso albo, perché Il ritorno di Lupe è un fumetto capace, nei momenti in cui la tensione va a scendere, di sorprendere il lettore conducendolo verso un finale che lascia con il fiato sospeso. La Prigionera del Deserto non è agli stessi livelli, e forse sarà anche perché il fascino malinconico dell’albo precedente dava un tocco in più alla storia. Ma nonostante ciò è un fumetto che fa riflettere sui temi che ruotano attorno ai personaggi principali, che risultano essere ben scritti e ben messi al centro dell’attenzione.
Mauro Boselli infatti negli ultimi tempi è stato spesso capace di mettere al centro degli albi di Tex personaggi comprimari (spesso comparse di vecchie storie) sfruttandoli per creare trame nelle quali Tex sembra essere più una spalla che il reale protagonista (vedasi l’esaltante Jethro!). Il risultato di queste scelte ha spesso portato a fumetti molto interessanti e capaci di mantenere lo spirito Texiano, anche quando il protagonista della serie non è al centro dell’attenzione.
I disegni di Alessandro Piccinelli, che hanno caratterizzato sia l’albo #682 che il #683, rappresentano uno dei migliori esempi di eredità lasciati da Claudio Villa. L’attenzione per i dettagli e per le espressioni del viso, la plasticità delle forme dei corpi, le chine ben dosate ma capaci in alcune vignette di creare un effetto espressionista (l’intera pagina 53 ed una vignetta in chiaroscuro di pagina 88 de La Prigioniera del Deserto sono eccezionali), portano avanti lo stile e la classicità di Tex, inserendola all’interno di storie che tendono ad avere ritmi e sviluppi della narrazione più moderni.
Insomma, mentre Il Ritorno di Lupe è un albo eccellente, La Prigioniera del Deserto non ne rappresenta l’esaltante seguito. Di sicuro il personaggio di Lupe è un tassello in più che arricchisce la già sconfinata e leggendaria mitologia Texiana. Perché l’eredità di Tex continua a tramandarsi nel migliore dei modi, trasmettendosi di padre in figlio, così come questa storia racconta.