Huck | Recensione

Pubblicato il 7 Settembre 2017 alle 10:00

Quali sono le vostre buone azioni per la settimana?

Dopo il non proprio esaltante Superior di qualche anno fa, Mark Millar ritorna a misurarsi con l’archetipo di Superman con questo Huck.

Huck è un ragazzone grande, grosso e un po’ semplice, ma dotato di poteri speciali. Quando la notizia delle sue capacità straordinarie si diffonde oltre il piccolo paesino che lo aveva sempre protetto, qualcuno si fa avanti per sfruttarlo. Intanto, l’improvviso ritorno di alcune figure del passato spalanca la porta su un mistero ancora più inquietante.

Ricalcando a grandi linee la seminale Man of Steel di John Byrne – miniserie con la quale la DC Comics rilanciò Superman a metà anni ’80 dopo l’evento Crisi sulle Terre Infinite – l’autore costruisce una storia diretta con la sua tipica prosa asciutta e senza fronzoli.

Il volume è facilmente divisibile in due parti: la prima fa perno sulla rivelazione al mondo dei poteri di Huck, la seconda invece sulla scoperta delle sue origini.

Nella prima l’autore si esalta unendo un’ambientazione da provincia americana con un protagonista ingenuamente Silver Age. Le gesta di Huck diventano “semplici” buone azioni e vengono narrate in terza persona stratagemma che permette al lettore di osservare “dall’esterno” una situazione fuori dal comune.

E’ proprio qui che Millar si dimostra ancora in forma e capace di rileggere in chiave moderna concetti legati al supereroismo diventati spesso stantii stereotipi.

L’eccezionalità infatti non è nell’azione né tanto meno nella sua spettacolarizzazione ma nella situazione stessa, nella presenza e nell’esistenza di un essere in grado imprese impossibili: si scava cioè nell’idea stessa di super-potere e di come questi influenzino il normale scorrere della quotidianità. C’è una grossa differenza in tal senso ad esempio con il recente Jupiter’s Legacy in cui i super-poteri sono parte integrante della vita di tutti i giorni e ne costituiscono il substrato sociale.

E’ un Millar delicatissimo così come non lo leggevamo da parecchi anni.

La seconda parte è invece più “programmatica” l’autore infatti decide di scavare nelle origini di Huck e dei suoi poteri con una svolta sci-fi ed in cui l’azione diventa più preponderante e viene introdotto il villain.

Se nella prima parte Millar si esalta, nella seconda mostra anche però quelli che sono i “limiti” del suo stile: l’approfondimento di personaggi e situazioni è ridotto al minimo ad esempio e la stessa risoluzione del plot, villain compreso, peccano di originalità preferendo battere strade sicure con stilemi e situazioni che possono avere risonanza su un pubblico vasto ed eterogeneo.

A dare maggior spessore al buon lavoro dello scozzese ci pensa la prova maiuscola di Rafael Albuquerque alle matite. Il disegnatore si supera nella prima parte del volume dove il tratto si fa leggero, quasi cartoonesco, ma profondamente evocativo sposandosi con una attentissima costruzione della tavole che predilige la gabbia 2×3 – e/o sue variazioni, risultando da un lato estremamente facile e riposante per il lettore mentre dall’altro permette di esaltare il momento dell’azione del protagonista che spiccherà così nella pagina senza risultare mai troppo invadente o esagerato.

Con la seconda parte il tratto si fa più nervoso e la costruzione della tavole si fa più “trafficata” sposandosi con una maggiore preponderanza di scene d’azione.

Menzione d’onore anche per i colori di Dave McCaig: la provincia americana è fatta di pastelli dai toni crepuscolari… un infinito tramonto estivo in cui l’eroe compie le sue imprese. Poi i flashback sulle origini del protagonista e la risoluzione del plot portano chine più spesse ed una paletta che sostituisce ai rossi ed agli arancioni i marroni e i blu più densi e materici.

Per la grande attenzione riposta nel coniugare disegno e concept, l’apparato grafico di Huck andrebbe studiato e portato come esempio non solo di story-telling ma anche e soprattutto di stile ed esecuzione.

Solidissima la cura carto-tecnico del volume cartonato proposto da Panini Comics, impeccabile come di consueto traduzione, lettering ed adattamento.

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